Magazine Diario personale

Essere madre, essere mamma

Da Mammabigne

Questa notte, per la prima volta, tutte le mie paure si sono concretizzate.
La Gnoma non ha dormito nel suo letto, ma in quello di un ospedale, con il suo papa’ vicino e la sua mamma in una casa lontana poche centinaia di metri da lei.
Non sono una mamma particolarmente apprensiva, lascio correre su molte cose, non sono ipocondriaca.
Ma stanotte, mentre ero seduta nella sala d’aspetto del pronto soccorso, in braccio la Gnometta e accarezzando i capelli della Gnoma, ho capito che essere mamma vuol dire anche avere paura, preoccuparsi, essere in ansia.
L’ho capito guardando negli occhi un’altra mamma, stringeva il figlio tra le braccia, e negli occhi potevo leggere le mie stesse emozioni.
Questo ci accomuna tutte. La paura di cio’ che puo’ succedere. Ora. Domani. Tra un mese. Tra un anno. Tra dieci. Non importa quando. Noi siamo gia’ preoccupate. Non importa dire che noi non ci preoccuperemo. Mentiamo solo a noi stesse.
Prima o poi saremo li, nel panico, aspettando che ci dicano che e’ tutto a posto.
Stanotte non e’ stato cosi’.
Non sono potuta restare con mia figlia, perche’ ne avevo una piu’ piccola che aveva bisigno di me!
E’ stato come spezzarsi in due. Una parte di me l’ha abbracciata tutta la notte in quel letto d’ospedale, e l’altra parte di me allattava la piccola.
Ora che il sole si fa largo nel cielo, smanio per andare da lei, senza ancora aver trovato una soluzione per la dualita’ della mia posizione.
Vorrei fare tutto, ma stanotte ho capito che il mondo non ti aiuta in questo, non sapevamo neppure se lo Gnomo potesse restare con lei, perche’ mancavano i posti letto.
Se chiudo gli occhi sento ancora salire come un’onda il senso di impotenza davanti al dolore della mia piccola. Le lacrime mi scorrevano sul viso senza che io potessi fermarle, cercavo di rassicurarla, e quella da rassicurare eri io.
Essere madri vuol dire anche questo?


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