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Essere onesti paga?

Da Ciraolo

Questo articolo è stato scritto dal caro amico Paolo Pascucci, è il proseguimento di “La Teoria dei Giochi: il dilemma del prigioniero, il gioco dell’ultimatum” e fa parte di un breve percorso nel quale l’autore tenta di dare una risposta psico-filosofica alla seguente domanda:

“è possibile arrivare ai piani alti senza dover incorrere nella corruzione e senza avere alcun legame – anche indiretto – con la malavita?”

Essere onesti paga?

Foto | Caught in the Act

Il succo di tutto questo discorso, per tornare alla domanda iniziale, è dunque questo: esiste una strategia vincente nel caso dei giochi cooperativi come il Gioco dell’ultimatum, in cui il secondo giocatore è a conoscenza della mossa dell’avversario. La migliore strategia è dividere in modo giusto. Ed io vi vedo un parallelismo con l’operare dei politici. Il politico che opererà in modo giusto (salvo i limiti di definizione di un atto giusto), avrà sempre un punto di riferimento stabile, sul quale fare affidamento. All’uomo politico, come al primo giocatore del Gioco dell’ultimatum, spetta la prima mossa: al secondo giocatore, cioè ai cittadini, spetta la seconda, cioè accettare o meno quella scelta.

Ecco perché, a parole, tutti gli oratori si sforzano di essere giusti, perché inconsapevolmente forse (ma sarebbe meglio consapevolmente), tutti sanno che agire in modo giusto è il modo migliore di agire.

Nel caso dei giochi non cooperativi, come il Dilemma del prigioniero, si scopre che ugualmente una strategia di cooperazione, la Tit for tat, è superiore alle altre in un Dilemma del prigioniero ripetuto, battendo la concorrenza.

In definitiva dunque, l’ammissione di onestà implicita nell’agire in maniera collaborativa sembra sbaragliare la concorrenza di strategie alternative, anche se abbiamo analizzato solo pochi casi, e solo a questi si può fare riferimento.

Questo significa che arrivare ai piani alti è più facile con una strategia collaborativa, anche se resta da dimostrare che la strategia collaborativa è sempre onesta. Quest’ultima considerazione è dunque personale, e non supportata dalla Teoria. Essere onesti e non scendere a patti, alla fine, paga, anche se occorre avere l’accortezza di non essere completamente intransigenti. L’onestà è, come dire, un requisito generico ma indispensabile, e si dovrebbe misurare con il metro dell’altruismo, cioè a dire rinunciando a una quota di egoismo personale.

In generale però, nella realtà non si trovano mai le condizioni ideali presenti nelle teorie. La Teoria indica una linea guida, e l’onestà e la collaborazione (se si intende la parte buona della cooperazione e non, per esempio, i “cartelli” tra le aziende) sono linee guida eccellenti. Sono preferibili, sono tendenzialmente giuste, ma purtroppo non sono sempre applicate. L’idea che sostiene l’utilizzo di strategie oneste è dunque basata sull’assunto che una società non può reggersi se ognuno di noi si comporta come l’egoista del Dilemma del prigioniero e sceglie sempre la strategia migliore solo per lui. La società si basa su altri requisiti delle persone e sono quelli ai quali molte persone si adeguano nella loro vita e nei loro piccoli ambiti di riferimento. Così, per esempio, la vita di una famiglia, di un condominio, di un quartiere, verrebbe turbata da una serie di comportamenti sempre e comunque egoistici. Il buon andamento del nostro ambiente sociale dipende in definitiva dall’apporto di ogni singolo individuo: chi delinque viene meno al patto tacito, pur usufruendo dei benefici del vivere in comunità pacifiche.

Questa è la prima parte della risposta, quella sulla strategia migliore e dunque sulle opportunità di scegliere una via onesta rispetto a una disonesta. Nella seconda parte cercherò di affrontare la questione dal punto di vista dell’etologia umana: l’essere umano è intimamente disonesto e menzognero, così come lo sono tanti altri animali, e non può cambiare il suo modo di essere, oppure anche questa parte del carattere, come altre, può essere adattata alle nuove (e migliori) condizioni del vivere collaborativo?

Essere onesti paga? è stato pubblicato da Andrea Ciraolo.


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