Magazine Talenti
Il denaro non fa la felicità, ma aiuta a vivere meglio. Essere "ricchi dentro", ma con le tasche vuote, tutto sommato è un pò filosofia del sogno.
Al di là di quelle consolatorie proteste di soddisfazione da animo nobile, ma da quattrini pochi, mi sono reso conto con il tempo che nascere ricchi (non dico benestanti, dico ricchi...) può essere un vantaggio innegabile e molto produttivo. Guardando alla storia, famiglie antiche e danarose, riescono a mettere i propri rampolli in posizioni di rilievo che permettono anche a elementi non eccelsi di avere un ruolo decisamente importante. La teoria delle reti di conoscenza, la possibilità di raggiungere estremi lontani e di avere merce di scambio, aiuta e facilita. Ieri guardavo un documentario sulla famiglia Kennedy. Pur supponendo che i loro geni siano stati particolarmente ben miscelati, vista la media delle attività in cui sono stati coinvolti, mi sembra ovvio concludere che il loro denaro li ha messi sul trampolino più alto. Certo poi sapersi tuffare bene è un merito, ma per tanti altri, già scalare fino al punto di lancio è una impresa.
E' così che si perpetuano generazioni di potere. Certo si può migliorare nel corso di un'esistenza partendo dal basso, ma per raggiungere lo status di chi su un piedistallo c'era già il lavoro è tanto di più. Ma non voglio guardare solo al privilegio come forma di "facilitazione". C'è anche da aggiungere che il vivere in una certa atmosfera, permette di capire molte cose e di essere prodighi nell'utilizzo delle proprie risorse. E questo significa anche un modo di investire e di spendersi largheggiando, che con un pò di oculatezza, ripaga...
Non odio i ricchi nella "sacca". Però penso a volte che tutti meritano una possibilità, e se per nascita non ce l'hai, si dovrebbe trovare un modo di darla lo stesso...
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