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Esseri privi di anima, vuote e mono-dimensionali

Creato il 03 marzo 2015 da Univeryo7p

Queste espressioni sono state coniate da coloro che in maniera indipendente – spesso attraverso processi deduttivi differenti – hanno constatato lo stesso sconcertante fenomeno, del quale ancora non esistono definizioni ufficiali: alcuni individui sembrano cioè difettare interiormente di qualcosa di molto importante. Tutto ciò benché non siano necessariamente meno intelligenti, di successo, e fisicamente integri di chiunque altro. Queste persone sembrano però stranamente vuote e mono-dimensionali.

Questa osservazione è difficile da razionalizzare, in particolare alla luce del lavaggio del cervello con cui la società moderna è pervenuta alla omologazione degli individui, mediante il concetto, politicamente corretto ma irrealistico, secondo cui siamo tutti uguali a questo mondo; concetto che ignora le differenze sostanziali derivanti da fattori ambientali, genetici e soprattutto metafisici.

Premessa

Sviluppai, per la prima volta, l’idea delle persone vuote nel 1999, dopo aver compiuto una serie di ricerche sulla sociopatia e psicopatia, condizioni che la cultura medica definisce “Disturbi da Personalità Antisociale”. Espressioni come senza cuore esenz’anima, le quali possono sembrare puramente retoriche, nella mia esperienza travalicavano l’allegoria e apparivano letteralmente vere. Conobbi una persona, i cui occhi erano come vuoti, e i cui modi denotavano una essenza molto superficiale. Alla fine, mi resi conto che tali condizioni erano presenti anche in alcuni soggetti che non apparivano sociopatici, in quanto la loro assenza di cuore era mascherata da una facciata di buon adattamento sociale. In altre parole, ciò che la psichiatria definisce “Disturbo da Personalità Antisociale” è solo la più estrema, criminale, sciatta manifestazione di una condizione che, in molti altri casi, si manifesta invece in modo socialmente accettabile e meno incriminante. Ed è proprio grazie alle convenzioni sociali, che persone vuote di questo tipo possono mimetizzarsi tra la popolazione. Ma cosa manca loro? La risposta è chiara se osserviamo da vicino i loro comportamenti e la qualità delle loro risorse interiori e della loro coscienza.

Esseri privi di anima, vuote e mono-dimensionali

Caratteristiche comportamentali e psichiche

Il loro comportamento tende verso un disinvolto, superficiale, egoistico, narcisistico, mondano, aggressivo materialismo. A volte questi tratti si celano sotto una lucida facciata sociale, ma chiunque prestando un minimo di attenzione può “scorgerli” oltre il travestimento. Mancano di individualità, di pensiero indipendente, e sono fortemente sbilanciate verso una mentalità da gregge. Dimostrano di non possedere la comprensione di qualsiasi cosa si ponga al di fuori della sfera materiale dei cinque sensi, e non nutrono alcun interesse verso le questioni metafisiche, eccetto che sotto forma di accessori che fruttino magari un tornaconto sociale.Appaiono inoltre incapaci di empatia, di coscienza e di reale spirito di sacrificio.

Tuttavia, sono in grado di allestire uno spettacolo di apprensione o altruismo per fini di manipolazione. Ad esempio, lacrime di coccodrillo per suscitare simpatia, o gesti altruistici per ricavare un tornaconto. L’esame della loro psiche rivela, inoltre, qualcosa di interessante. Vi è una certa semplicità, basilarità ed inerzia nella loro essenza, anche quando gli intelletti sono sviluppati. A differenza di altri individui la loro energia cosciente è diffusa, sorda, vacua e amorfa piuttosto che solida, frizzante e concentrata. Insomma, le loro menti sono come castelli di sabbia identici a castelli reali, e c’è qualcosa di animalesco e grezzo che pilota i loro corpi. Manca loro la “cosciente consapevolezza di sé” che gli esseri umani dovrebbero avere, ma sembrano invece possedere una consapevolezza simile a quella di piante o animali. Esiste infatti una differenza importante tra la semplice consapevolezza e la consapevolezza di sé.

Spirito: il fattore mancante

Esseri privi di anima, vuote e mono-dimensionali

Il fattore mancante è ciò che conferisce ad un essere umano l’auto-consapevolezza e la capacità di ideali e di valori trascendenti. Tutto ciò va oltre meri fattori biologici, come disfunzioni cerebrali, geni difettosi o fattori culturali, come, ad esempio, una cattiva educazione. Il problema qui riguarda la consapevolezza nell’utilizzo della macchina biologica. Quella percezione intuitiva o chiaroveggente che coinvolge fattori metafisici.

Come potremmo, allora, definire tale superiore fattore di coscienza assente in alcune persone? Di solito viene chiamato Anima, definizione che tuttavia ha causato troppa confusione in passato. Alcuni infatti non hanno familiarità con la definizione di “assenza di anima” e tendono a confonderla con la totale “assenza di coscienza”. In realtà l’espressione esprime una assenza “di coscienza individualizzata”.

No, queste persone in realtà sono in possesso di energia animica in virtù dell’essere vivi, ma tale energia non è intrisa di vera sensibilità e consapevolezza di sé. Quindi definirò tale scintilla “Spirito” e la descriverò come segue: “Lo spirito è il nucleo della coscienza individuale, aspetto permanente del proprio essere che rappresenta il vero Sé, ed accumula esperienze e saggezza spirituale nel corso di tutta la vita, sopravvive alla morte fisica e si reincarna per continuare a crescere verso il compimento del proprio potenziale”.

E’ la scintilla divina, la sede del libero arbitrio, il frammento olografico del Creatore che risiede al centro dell’Essere, l’osservatore interiore cosciente in grado di osservare anche la propria auto-osservazione. Purtroppo, sembra che non tutti gli esseri umani siano dotati dello spirito. Chi ne è sprovvisto non possiede consapevolezza di sé, individualità, saggezza, empatia, intelligenza creativa, o coscienza. Ciò che conferma ulteriormente questa ipotesi è che, come verrà discusso in seguito, nelle loro vite si può osservare una totale assenza di sincronismo, di sogni simbolici, di lezioni spirituali, di crescita dell’anima e di karma.

Ciò sembra piuttosto plausibile, dal momento che costoro non posseggono quell’elemento permanente che sopravvive alla morte e si reincarna, e che trae giovamento dalle esperienze appena elencate. Sono esseri “temporanei” la cui conoscenza si costituisce poco prima della nascita e si dissolve subito dopo la morte. Se così fosse sarebbe comprensibile come mai costoro non recepiscano le cosiddette “lezioni di vita” (spirituale). In assenza di un elemento di congiunzione con le loro esistenze passate, in assenza di un Sé superiore, costoro non possono nutrire alcun interesse per ciò che trascende la loro attuale esistenza mortale. Pertanto è da attendersi che tali individui siano particolarmente materialisti e mondani nelle loro ambizioni; un fattore confermabile mediante semplice osservazione. Con questo non si vuole assolutamente affermare che chiunque sia un po’ frivolo, mondano o materialista sia da annoverare tra le persone prive di spirito.

Altri fattori: corpo e anima

Come possiamo capire meglio tutto questo? Attraverso l’analisi dei vari fattori e il modo in cui si combinano per formare un essere, siamo in grado di cogliere le numerose differenze e similitudini tra esseri umani dotati di spirito ed esseri umani senza spirito.

A parte lo spirito, esitono altri fattori, ovvero: corpo ed anima. L’anima è l’interfaccia fisica-energetica tra corpo e spirito. Gli occultisti suddividono l’anima in corpo eterico ed astrale. Le persone ‘vuote’, come abbiamo detto, sono dotate di corpo ed anima, ma mancano di spirito. Ciò detto, è evidente che esse posseggano qualche tipo di energia cosciente, tuttavia è assente in loro il nucleo permanente che sopravvive ed è presente in tutte le incarnazioni.

L’anima è costituita da due componenti, l’eterico e l’astrale. Il fattore eterico è un campo quantistico di spinta che preserva il corpo fisico dalla disintegrazione entropica. Oppure, per dirla più semplicemente, è energia vitale che impedisce al corpo di decomporsi. Il fattore astrale è più astratto e intangibile: funziona come la sede dei sentimenti e delle passioni. I sentimenti non sono solo reazioni chimiche neurologiche, sono piuttosto energie vivide residenti da qualche parte nel mezzo; quella zona a metà strada tra il fisico ed il metafisico, è ciò che si dice componente astrale dell’anima.

Il corpo è lo strumento biologico attraverso cui interagiamo con il nostro ambiente fisico. Ogni corpo si manifesta con le proprie peculiari predisposizioniereditarie, istinti ed algoritmi comportamentali impressi in esso attraverso la programmazione sociale. Tali influenze deterministiche convergono per creare una sorta di “intelligenza artificiale” che governa il corpo, così come un pilota automatico può governare un aeroplano. Tale intelligenza artificiale è definita ego e il suo scopo primario è quello di garantire la sopravvivenza del corpo, attraverso l’ottimizzazione del suo comportamento rispetto all’ambiente circostante, fisico e sociale. In altre parole, sono i condizionamenti esterni a programmare l’ego, affinché esso possa garantirsi la sopravvivenza nello stesso ambiente da cui provengono i condizionamenti.

Ma l’ego non è in possesso di una vera e propria coscienza. E’ solo un “software” che simula una identità vivente, e che controlla per via neurale (ed eterica) un hardware. Essendo solo un software, il suo unico scopo è quello di effettuare una serie di calcoli meccanici relativi alle situazioni contingenti, così che – anziché soffermarsi a riflettere su di esse profondamente e consapevolmente – possa rispondere in tempi brevi alle situazioni esterne.

Le funzioni dell’ego sono dunque come un software deputato all’automatizzazione delle interazioni con gli altri esseri umani, e alla dotazione di una maschera identitaria programmata dalla nascita e consona all’ambiente locale. Il problema è che mentre l’ego è un fattore del tutto appartenente al passato, lo spirito si pone al di fuori del tempo lineare. Il primo è completamente deterministico, il secondo è completamente non deterministico. Il primo è un prodotto della materia, il secondo una condensazione permanente di coscienza. I due fattori sono governati da impulsi che spesso si pongono in netto contrasto, dal momento che uno agisce nel senso della materialità; l’altro nel senso della spiritualità.

La nostra coscienza quotidiana, nota anche come sé inferiore, è una commistione di entrambi i fattori, vale a dire che la parte spirituale è oscurata dalla maschera dell’ego e si identifica con esso, in maniera analoga ad un pilota così assorbito nell’atto di guidare il suo mezzo, che finisce per sentirlo come un prolungamento del proprio corpo.

Influenze fisiche o spirituali sull’anima

Ciò detto, vediamo che l’anima, posta tra corpo e spirito, al fine di mediare tra di essi, viene influenzata da entrambi. Essa concilia la gestione dell’individuo tanto in funzione degli impulsi spirituali, quanto di quelli corporali. Ad esempio, il corpo astrale reagisce sia ad un farmaco chimico che induca sensazioni di euforia attraverso il corpo, che agli impulsi euforici di una nobile gioia spirituale, sebbene gli effetti sul piano astrale non siano identici.

Allo stesso modo, la struttura del corpo eterico può risultare alterata sia da lesioni del corpo fisico che da blocchi o anomalie del corpo astrale, con conseguenze a livello eterico. Qualsiasi influenza esercitata sull’anima dal corpo e dallo spirito produce effetti che permangono in essa. Ecco perché l’ego è come un software che viene eseguito sia a livello neurale che eterico.

Conseguenze dell’assenza dello Spirito

Sulla base di quanto appena detto, consideriamo cosa accade quando un individuo è in possesso di corpo, di ego, di anima, ma non possiede lo spirito. In primo luogo, la sua intera esistenza è il risultato di una serie di influenze materiali, come la genetica e l’ambiente. La sede della sua apparente intelligenza è l’ego, e senza il contrappeso dello spirito, questo ego finisce per dominarlo. Pertanto, in conformità con la funzione dell’ego, tali persone si dedicano solo a questioni materiali e alla loro sopravvivenza sociale. Si noti invece come le persone dotate di spirito e connesse con i loro impulsi spirituali, spesso compiano scelte che non soddisfano necessità finanziarie, conquiste sociali o desideri egoistici, bensì scelte che servono solo fini spirituali. Tali impulsi sono assenti nelle persone prive di spirito, la cui essenza è del tutto ottimizzata per la sopravvivenza nel mondo fisico.

In assenza di coscienza, empatia o battaglie interiori tra gli impulsi dell’ego ed i relativi deterrenti disciplinati dallo spirito, queste persone possono accedere molto più rapidamente e facilmente ai vertici dei loro ambienti mondani, in quanto le loro azioni sono poste in essere a prescindere dalle conseguenze nei confronti del prossimo. Per comprendere meglio la differenza dal punto di vista metafisico, si consideri, inoltre, la diseguaglianza esistente tra persone dotate di spirito e prive di spirito, nell’ambito del rapporto con la morte fisica.

Spirito e anima, annidati l’uno dentro l’altra, al momento della morte, abbandonano contemporaneamente il corpo fisico. Dopo un po’ la componente eterica dell’anima si disintegra e rimane solo lo spirito, annidato all’interno del corpo astrale. In seguito anche il corpo astrale si disintegra. La disintegrazione dei due corpi, l’eterico e l’astrale, cioè lo scioglimento dell’anima, è noto nell’esoterismo cristiano come la “seconda morte”. Lo spirito liberato quindi sopravvive alla morte prima di reincarnarsi. La reincarnazione coinvolge di nuovo lo spirito, formando intorno ad esso una nuova anima, con la quale scivola in un nuovo corpo fisico. Le predisposizioni, i talenti e gli squilibri che lo spirito ha acquisito nelle vite precedenti influenzano la nuova incarnazione.

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