Estate 1982. l'Italia è campione del mondo. Tardelli corre e urla di gioia. Anche i siciliani urlano, e non solo di gioia. Ma correre, quello viene più difficile. Estate 1982. A Palermo e provincia ci sono concerti troppo belli. C'è De Gregori, i Pooh, Cocciante, Venditti, Baglioni, Morandi. Il 14 luglio alla Favorita arriva Frank Zappa. Però è un disastro. I poliziotti cominciano a lanciare lacrimogeni contro alcuni fan che hanno scavalcato le transenne. Il concerto viene interrotto. Frank Zappa incazzato nero. Dichiara “Cascasse il mondo, non tornerò mai più in Europa”.
Estate 1982. Drappelli di curiosi si affollano alle pendici di Monte Pellegrino - il monte che sovrasta la città - perchè ogni sera si leva Il Respiro del Mostro, un suono fortissimo e lugubre che da un pò di tempo si avverte ogni giorno, all'imbrunire, proprio da quelle parti. La faccenda provoca - comprensibilmente - curiosità morbose e ataviche paure. Presto però alcuni residenti spiegano che i palermitani sono Esagerati Come Sempre e che Non C'è Nessun Mostro. Quello è semplicemente il verso di alcuni barbagianni, magari amplificato da qualche grotta o cavità rocciosa. Delusione generale. Le folle di curiosi si diradano, più per noia che per altro. Ma rimane opinione comune che il Mostro esiste davvero. Estate 1982. In pieno centro e in pieno giorno trovano il cantante neomelodico Pino Marchese ficcato a forza dentro un bagagliaio. È morto, gli hanno strappati i genitali e glieli hanno infilati in bocca. I giornali si scatenano. Indagano, scavano, sputtanano, pubblicano interviste, retroscena, inchieste, notizie e tantotanto gossip per giorni e giorni. La vicenda fa vendere ai giornali un sacco di copie. Perchè ad ammazzare Marchese sono stati i mafiosi, e i mafiosi gli hanno infilato i testicoli in bocca, e allora vuol dire che si tratta sicuramente di un fatto di femmine. E alla gente i fatti di femmine piacciono da morire. Per di più quest'estate - tanto per fare scatenare i giornalisti che già di per sè sono scatenati - quest'estate le femmine sono OVUNQUE. E perdipiù sono NUDE. Estate 1982. La Sicilia vive il boom del nudismo, del topless e del monokini. Le spiagge siciliane si popolano di turiste scandinave, inglesi, tedesche e francesi a seno nudo. C'è pure qualche luciferina “milanese” o addirittura qualcuna rarissima emancipatissima siciliana. Scandalo e/o esaltazione più o meno per tutto il popolo siciliano nel suo complesso. Per i giornalisti che fanno pure le foto, o per i fotografi che vendono le foto ai giornali, poi, è la manna dal cielo. Si aggirano per le spiagge, in infradito e canottiera, e impiegano il loro tempo immortalando le prosperose turiste - bellissime e unte di olio abbronzante - che dal canto loro accettano di buon grado la curiosità giornalistica e si mettono in posa e sorridono. Poi magari lo stesso fotografo riceve una chiamata e un tizio gli urla all'orecchio, lui capisce l'antifona, si mette in sella a qualche scooterino o a bordo di qualche scalcagnata macchinetta anni '80 e corre corre per qualche via del centro della città, dove si mette al lavoro e si curva in quelle pose da fotoreporter tipo quelle dei film e cerca di prendere l'angolazione inedita - lo scatto Solo Mio - e lotta contro tutti gli altri fotografi che sono arrivati allo stesso posto dopo aver ricevuto anche loro una chiamata da un tizio che ha urlato loro all'orecchio, aver capito l'antifona, essersi scapicollati anche loro, in sella a uno scooterino o a bordo di una macchinetta scalcagnata anni '80, frenetici e famelici tutti lì - come un nuovo rituale collettivo - tutti lì - ormai è cosa di ogni giorno - tutti lì tutti insieme sul luogo del delitto. Odore di sangue fresco e di cordite e generalmente un sole che brucia la testa. Odore di dopobarba e di sudore. Quelli della scientifica che fanno le loro cose. Gli agenti della polizia o dei carabinieri rigidi e circospetti. Gli ispettori e i commissari che fumano una dopo l'altra tante sigarette. Estate 1982. Palermo vive una guerra civile da paura. La notizia fa il giro di tutto il mondo. Palermo come Beirut. La mattanza. Il macello. Il massacro. Palermo come quei posti in Sudamerica dove comandano i narcos e le gang e dove la vita umana non vale un cazzo, ma veramente un cazzo come noi non ne abbiamo idea. O forse si. Estate 1982. Lo schifo del potere, le contraddizioni del Meridione dai tempi dei Borboni in poi, scoppiano tutte insieme. Causa scatenante: uno scazzo tra corleonesi e palermitani, cose di supremazia, all'interno della consorteria criminale di tipo mafioso comunemente denominata Cosa Nostra. È la seconda guerra di mafia. Circa 200 morti ammazzati nel solo 1982, altre 200 persone sparite nel nulla, occultate dentro i pilastri dei palazzi in costruzione, oppure fatte a pezzi e sotterrate o buttate a mare, oppure torturate, strangolate e sciolte nell'acido. Per un bel periodo ci sono tipo tre morti al giorno. Tempo pochi anni si conteranno complessivamente - con larga approssimazione - qualcosa come MILLE morti e/o scomparsi. Estate 1982. Chi l'ha vissuta e chi no. La gente che l'ha vissuta ancora trema, ripensando a quel periodo. Quelli che non l'hanno vissuta e che – come me – sono cresciuti dopo I Botti Finali (1992/93) e nel bel mezzo dello Grande e Straniante Silenzio (la provenzaniana strategia della sommersione) questi qui non si rendono conto del posto in cui vivono. E se provano a rendersene conto, con tutta la buona volontà, sembra di sbattere continuamente contro un muro di percezione. Perchè è difficile, Dio Quanto è Difficile, rendersene contoNote
1) Il ritaglio di giornale (L'Ora, 26 agosto 1982) è stato digitalizzate presso L'Istituto Gramsci. Siciliano.
2) Leggi la scheda sulla seconda guerra di mafia (WikiMafia).3) Quella strage in onore di Cosa Nostra (Repubblica). Il codice d'onore dei corleonesi (Corriere). Di seguito, per gli amanti del genere, una delle sue canzoni più famose: "Lassame si vuo".
4) Uno che ha vissuto quel periodo e ci ha scritto un libro è Giorgio D'Amato, che vive in provincia di Palermo. Per acquistare il libro online, Intervista dell'autore a cura di Giovanni Zambito , Recensione della scrittrice Roberta Lepri sul blog letterario Tutta Colpa della Maestra, Recensione integrale di Gianfranco Scavuzzo sul suo blog, Presentazione libro (video La Voce di Bagheria), Intervista (video BagheriaNews)