Sono l’incubo di chi ha animali domestici, di coloro vanno a passeggiare nei boschi e soprattutto dei campeggiatori. Il loro morso può provocare malattie anche gravi, che in casi estremi possono portare alla morte. Senza contare il disagio di avere addosso un parassita che succhia il sangue.
Stiamo parlando delle zecche che sembrano essere diventate il flagello di questi ultimi anni. E la cosa che fa più paura, è che esse non scelgono una vittima predestinata. Mordono a caso ed a seconda delle circostanze, attaccando indistintamente animali e uomo. La home page del Wall Street Journal ha lanciato in questi giorni l’allarme circa l’invasione di questi fastidiosi animali, il cui morso può provocare encefaliti, malattia di Lyme ed altri seri disturbi.
In particolare, la malattia di Lyme è un morbo di origine batterica, che il New York Times ha definito la malattia infettiva che si diffonde più rapidamente negli Stati Uniti dopo l’Aids.
Si sta purtroppo diffondendo anche in Asia, Europa e Sud America. L’origine del nome della malattia si riferisce alla cittadina Lyme nel Connecticut, dove si verificò l’epidemia di questo male, segnalato a partire dal 1975 e che si manifestò con un misterioso aumento dei casi di artrite, soprattutto infantile. L’artrite si manifesta con eritemi cutanei sul torace, addome, dorso e natiche, che si ingrandiscono fino a raggiungere una dimensione tra i 10 e i 50 cm, mal di testa e dolori articolari.
La causa della malattia di Lyme è un batterio spiraliforme, la Borrelia bugdorferi, chiamata così “in onore” del suo scopritore Burgdorfer, che infesta le zecche, le quali possono trasmettere l’infezione all’uomo e agli animali. I luoghi nei quali è più facile incontrarla sono le zone boscose e ricche di cervi, dal momento che questi rappresentano l’habitat ideale per le zecche.
In particolare i morsi della specie americana Amblyomma americanum sono in grado, secondo alcuni ricercatori dell’Università della Virginia, di attivare gli anticorpi rivelatori di alpha-gal che scatenano l’allergia alla carne di manzo, maiale e agnello. I sintomi si manifestano dopo 4-6 ore dal morso e sono orticaria, vomito e crampi addominali, difficoltà respiratorie e, in casi estremi, talvolta sopraggiunge anche la morte. Per questa specie non esiste alcun vaccino, le uniche precauzioni possibili sono quelle che normalmente vengono adottate anche nel nostro paese per chi frequenta zone boschive: indossare pantaloni e magliette con maniche lunghe, meglio camici o tute da lavoro, calze e scarpe pesanti, utilizzare uno stick repellente sulla pelle e sui vestiti e controllare bene gli animali domestici dopo una passeggiata nell’erba alta.
La zecca che invece è diffusa nell’est Europa ed in Italia, soprattutto nel Triveneto, si chiama Ixodes ricinus. Presente in molte aree rurali e urbane, il morso di questa zecca provoca meningoencefalite. I casi ogni anno sono molti, circa 30, ma spesso gravissimi, talvolta mortali e in costante crescita.
L’aumento delle temperature medie ha prolungato l’attività della zecca, dall’inizio di marzo fino all’autunno inoltrato. L’estensione di tale fenomeno ha spinto le autorità sanitarie europee a chiedere anche all’Italia di inserire la malattia tra quelle catalogabili.
La Ixodes ricinus è in pratica il serbatoio di agenti infettivi raccolti nel sangue di animali selvatici montani o boschivi e ritrasmessi agli ospiti che attacca, animali domestici e uomo, inoculando il virus con piccoli morsi indolore.
La meningoencefalite è una malattia molto grave, che può essere confusa al principio con una banale influenza. I sintomi sono leggera febbre, mal di testa, dolori muscolari che compaiono a 7-14 giorni dal morso, a cui segue, se sottovalutata, una seconda fase con l’interessamento del sistema nervoso centrale e possibili danni permanenti ed invalidanti. Se diagnosticata in tempo, la malattia si cura con antibiotici specifici.
Il problema non riguarda solo Stati Uniti ed Europa. A causa del cambiamento climatico con inverni miti e mesi primaverili caldi anche la Russia deve far fronte a un’invasione di zecche. Il problema si sta evidenziando nelle foreste di betulle della Russia centrale, tra cui anche Mosca che è circondata da boschi, e un certo numero di zone limitrofe, nonché nel Nord, in Siberia e nell’Estremo Oriente.
Gli esperti consigliano, in caso di esposizioni in aree a rischio, di ispezionare subito il corpo al rientro, per rilevare la presenza di eventuali parassiti che vanno subito rimossi seguendo regole ben precise. La zecca infatti, se non rimossa a dovere, potrebbe continuare ad inoculare il virus. Scordatevi quindi di rimuovere il parassita con alcol, benzina, acetone, trielina, ammoniaca, olio e grassi né oggetti arroventati. Niente fiammiferi o sigarette, per evitare che la sofferenza indotta possa provocare un rigurgito di materiale infetto da parte della zecca.
Procuratevi invece una pinzetta a punte sottili, e afferrate il corpo estraneo il più possibile vicino alla superficie della pelle. Rimuovete tirando dolcemente cercando di imprimere un leggero movimento di rotazione. Non schiacciare il corpo della zecca, per evitare il già citato rigurgito che aumenterebbe la possibilità di trasmissione di agenti patogeni. Disinfettare la cute prima e dopo la rimozione della zecca. Evitate di toccarla a mani nude, occorre sempre indossare un paio di guanti!
Spesso il rostro rimane all’interno della cute: in questo caso deve essere estratto con un ago sterile. Ultima fase, distruggete la zecca, possibilmente bruciandola.
Seguendo queste semplici regole forse potremo vivere un’estate serena e soprattutto, per le persone ansiose alle quali mi unisco, le passeggiate nei prati dei nostri cani non si trasformeranno più in un incubo da evitare.
Written by Cristina Biolcati