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Estate a Kamakura, un anno dopo

Creato il 08 agosto 2011 da Albino

Mentre voi italiani vi sollazzate al (appunto) sole di questo vostro agosto, io qui sto vivendo una simil-quasi-forse primavera australe in cui di giorno si toccano i 22 gradi quando va bene, e di sera si dorme ancora con la copertina. (ma non preoccupatevi: poi cambia, eh se cambia. Dal mese prossimo per voi e’ tutta in discesa, mentre io comincero’ ad andare al mare – e che mare – da li’ fino ad aprile 2012).

Avevo quasi dimenticato quanto fosse malinconico l’agosto vissuto nell’emisfero australe. Tipo quando apri facebook e vedi che sono tutti in ferie, o quando tutti ti dicono che sono al mare. E tu sei li’ con la felpa addosso, guardi fuori dalla finestra e vedi gli alberi spogli, la gente col cappotto che ti passa sotto. E’ abbastanza triste.

Questa volta pero’ e’ diverso dagli anni passati. Diverso dall’agosto 2006, il mio primo agosto malinconico a Brisbane, quando dopo 10 mesi filati di spiaggia alla fine avevo pure bisogno di un break. Diverso dall’agosto 2007, quando ero nel deserto australiano, forse troppo impegnato per pensare ai miei amici italiani in ferie. Diverso dall’agosto 2008, quando ero pronto per partire per i miei sei mesi sabbatici in Giappone, troppo eccitato e stravolto per curarmi del clima. Diverso dall’agosto 2009, quando stavo aspettando di partire per il Giappone, di nuovo, questa volta per restarci (credevo).

Ora eccoci qui: agosto 2011. Questo si, malinconico. E questa volta non c’entrano gli emisferi, o il clima, o le ferie. Il mio pensiero in questo agosto 2011 ritorna all’estate del 2010. Tipo quando a fine luglio ero andato a Kamakura, e avevo scoperto quanto incredibile fosse andare in spiaggia a Tokyo. Ricordate?

Si sa, a Tokyo il caldo parte a giugno e finisce in ottobre, ma loro vanno al mare solo tra luglio e agosto. Proprio per questo motivo l’anno scorso sono andato al mare solo un paio di volte, a Luglio. Poi sono partito: la mia azienda chiudeva la settimana di ferragosto, e io logicamente ne avevo approfittato per scucire due settimane in Italia. Quando sono rientrato in Giappone era gia’ fine agosto: l’estate era ancora li, ma il periodo della spiaggia era ormai finito. Il primo weekend di settembre mi sono ripresentato a Kamakura per trovarci solo operai che smantellavano i bar, pochissima gente in spiaggia, manco l’ombra di una giappina in costume. Quella, a ripensarci, sarebbe stata la mia ultima estate in Giappone.

E ora sono qui, in questa simil-quasi-forse primavera australe, ad attendere che la movida di Sydney esploda una buona volta, mentre ripenso non all’Italia, non agli amici in vacanza. Penso invece alle spiagge fangose di Kamakura, piene di alghe e di meduse. Ma piene anche di giappine in bikini, e di quei bar fantastici che costruiscono sulla sabbia a meta’ luglio e smantellano a fine agosto. Ripenso a quei giorni in cui mi sono trovato di fronte quel reggimento di bikini coi laccetti, di fisici da modella o quasi, mentre camminavano sulla sabbia a tacchi alti, con le unghie finte e i capelli perfetti. Scene indescrivibili.

Ripenso ai bar sulla spiaggia che ho gustato per un paio di fugaci giorni della mia vita, alla faccia delle mie eterne estati su e giu’ tra casa e mare, a Jesolo o nella Gold Coast che fosse. Ma il Giappone e’ cosi: un eterno hanami, come i fiori di ciliegio quando sbocciano. E’ una continua epifania nel grigiore generale, una collezione di momenti fantastici che esplodono all’improvviso, durano un niente e ti rimangono nel cuore per sempre.

E questa Australia che invece ti da tutto, questa Australia da nove mesi in spiagge cristalline a un passo dalla citta’. La scelta migliore, di sicuro.

Chissa’.



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