Non si può far finta di non accorgersene, “c’è crisi, c’è crisi”, per prendere a prestito la tanto ricorrente espressione di “Striscia la notizia”, l’intero “sistema Italia” versa in stato di sofferenza, gli effetti sono distinguibili a occhio nudo e si riverberano in molti settori, discografia e spettacolo compresi, che per di più rientrerebbero nella voce “evasione” o “spese voluttuarie”, probabilmente non ritenute irrinunciabili dalla gente, considerato lo “status quo”.
Fra i primi a segnalare il fenomeno della sensibile diminuzione di presenze ai “live” a pagamento sia di qualche acclamato interprete della musica italiana che estera, come delle nuove generazioni di cantanti partoriti dai “talent”, c’è stato, già nel 2010, il critico Mario Luzzatto-Fegiz, che nella sua rubrica “Effetto Note” su “Sette” del “Corriere della Sera” lasciava trasparire toni allarmistici, seguito a ruota dal collega Leonardo Iannacci, che sottolineava che se le esibizioni non sono gratuite, come nelle feste di paese o notti bianche in riviera, c’è una certa riluttanza a mettere mano al portafoglio.
Come sarà la situazione, a quattro anni di distanza? Sostanzialmente invariata, eppure la stampa, le radio e le emittenti televisive hanno ingaggiato una gara fra di loro a chi usa i superlativi più mirabolanti e le frasi che producono il maggiore “rombo di tuono” per descrivere l’eccezionalità di traguardi e risultati conseguiti dagli artisti che abitualmente pubblicizzano, naturalmente venduti come protagonisti di stagioni “trionfali” dove la costante d’obbligo è il “sold out”, che è poi il “suggello” che si rispetti a cui ambisce chiunque viva di serate.
Ma forse c’è una discrepanza di dati, perché la realtà parla di biglietti spesso troppo cari, “location” scelte fra i siti dimenticati da Dio, qualità che “latita” e creazione di veri e propri “consorzi” fra artisti in modo da richiamare maggior pubblico, insomma, volevo pagare uno e piglio tre, quattro (o di più), offerta speciale meglio dei fustini di detersivo.
E’ il caso di chiarire anche il senso del termine “sold out”, se davvero equivale a “tutto esaurito”, cioè non dev’esserci più ombra di biglietti d’ingresso disponibili, vi siete mai chiesti come mai, una volta entrati nel palazzetto o stadio dove si tiene un concerto, ci si trova davanti a parecchi spazi vuoti e intere file di seggiolini liberi? Ufficialmente ci viene spiegato che la capienza dell’impianto è stata ridotta per un adeguamento alle attuali esigenze di sicurezza e per rendere il “parterre” più comodo, rimane qualche interrogativo difficile da sradicare sul perché, per esempio al Forum di Assago (ma il discorso è generalizzabile), fino a qualche anno fa ci potevano stare ben 12.000 persone e nessuno batteva ciglio e ora ci sono addirittura 2000 posti in meno (e andranno diminuendo?). Una delle strategie in uso da parte degli addetti ai lavori sarebbe anche di dichiarare il “sold out” (che non c’è) appena raggiunta una certa soglia di biglietti venduti e immediatamente annunciare una seconda data, perché porterebbe benefici in termini di “economie di scala” (fonte onstage.web.com 15/11/2013) e di consolidamento d’immagine per l’artista.
Ma i “trucchi” non finiscono qui, infatti se a poche settimane dalla data di un concerto numerosi ordini di posti risultano ancora non occupati, in soccorso arriva il “tam tam” delle radio, con passaggi pubblicitari senza tregua sull’evento e messa in palio di biglietti-omaggio, affiancate, se necessario, anche dai giornali e dalle emittenti televisive “all music”, un’autentica macchina bellica che avanza dritta verso l’obiettivo. Ma c’è dell’altro, per incrementare le vendite, sempre quando ormai si è agli sgoccioli, c’è la “messa in saldo” dei rimanenti biglietti e anche lo “sconto famiglie” o gruppi. In questo panorama poco rassicurante, ci sarà pure qualche artista che riesce “di suo” a raggiungere l’inarrivabile ”en plein”? Sicuramente c’è, ma si tratta di grossi nomi, con un “fandom” irriducibile e semprepartecipe e sappiate, comunque, che non esistono più i “sold out” di una volta …
By Fede