Sono fuori dalla porta, con l’inquietudine che sale, non cercare alternative, apri e fammi entrare.
È il nostro momento perfettamente sbagliato, secondi scanditi dalla voglia di far saltare ideali e bottoni, frenesia di strappare certezze e camicie, incoscienza di decisioni prese contromano.
Bramosia di spalle contro un muro, di gambe nervose e odore di pelle più nuda.
È il bisogno assoluto di passioni sudate e soffi di grida, di echi remoti e cuscini selvaggi, nelle vene un veleno di passioni a cavallo, e dentro gli occhi più larghi veder cadere sospiri, sopra i fianchi impazziti un naufragio dei sensi.
È la voglia indecente di calze a rete e pianure, di occhi chiusi sul mondo e di lava nel mare.
Fammi entrare e guardiamo l’universo alla sfascio, rimaniamo aggrappati alla schiena che vibra e lasciarsi morire sopra i fianchi indifesi, torturiamoci a morte e affondiamo le unghie in piaceri al galoppo.
E ti giuro voglio solo darti un attimo di felicità imperfetta, che ci rimanga addosso come il fumo di Londra, un ricordo salato di lenzuola aggrinzite, come un’onda lontana che promette disfatte.
Ti lascio un lamento come un tuono d’agosto, un paio di mani sul collo che stringono aria e inquietudine e due piedi puntati a pareti e profumi.
Ti regalo incertezze di dolori e d’incenso, voglio darti fastidi come graffi sul muro, un amplesso furioso di anime in pena.
Sono fuori in attesa ma non voglio più entrare, volto le spalle e svanisco.
E rinuncio in eterno alla tua bocca aggressiva.
Perché sono da sempre perfettamente sbagliato.
P.s. Questo è un post anomalo, lo so, mi piaceva sperimentare. E poi…boh, è uscito così.