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Esternalità negative di una disposizione giusta: il caso dei tirocinanti del Ministero degli Esteri

Creato il 12 luglio 2012 da Ilnazionale @ilNazionale
Esternalità negative di una disposizione giusta: il caso dei tirocinanti del Ministero degli Esteri

Il Ministero degli Esteri

12 LUGLIO – La nuova riforma sul lavoro sta scatenando reazioni diverse tra gli ex, gli attuali e i futuri aspiranti stagisti di tutta Italia. Infatti, secondo quanto previsto dalle nuove disposizioni in materia di lavoro arriva – finalmente – l’obbligo di retribuzione anche per i tirocinanti. La notizia dovrebbe essere accolta nel migliore dei modi se non fosse che, allo stesso tempo, la disposizione blocca anche l’introduzione di nuove spese per le pubbliche amministrazioni impossibilitate quindi, anche volendo, a pagare i tirocinanti, con la conseguenza perciò che tutti i programmi che prevedono tirocini  diventano necessariamente illegali, ergo saranno eliminati.

Il caso ha assunto particolare rilevanza a causa dei 550 vincitori delle borse di studio del Ministero degli Esteri che, con partenza programmata per il 2 settembre, hanno visto scemare il proprio sogno in seguito a questa nuova disposizione, nonostante la legge non sia retroattiva e nonostante il loro bando fosse già chiuso al momento dell’emanazione della legge. Ma la crisi è durata solo qualche giorno perché data la non retroattività della norma si è convenuto che non fosse applicabile al bando in merito. Ma cosa ne sarà del prossimo bando?

I tirocini del Mae sono stati istituiti nel 2001 e, con essi, la possibilità, per gli studenti italiani, di effettuare uno stage, ovviamente non retribuito, presso una rappresentanza diplomatica italiana all’estero. Alcune università però forniscono ai vincitori una borsa mensile e il rimborso del biglietto di viaggio e questo è il mio caso, in quanto mi trovo ad Abu Dhabi dopo aver vinto la selezione del Mae e grazie anche alla borsa fornita dall’Università di Cagliari.

Questo tirocinio permette quindi a tutti i ragazzi selezionati di vivere all’estero per tre mesi, nella destinazione da loro scelta –vi sono 164 possibili opzioni-, e di lavorare all’interno di un’ambasciata o un consolato o un ufficio culturale italiano e, così facendo, di fare un’esperienza per alcuni unica nella vita.

Ma la soluzione migliore per far fronte al problema della gratuità del servizio offerto dagli stagisti, è proprio quella di abolire completamente questo tipo di tirocini? La soluzione al fatto che lo stage gratuito non deve più esistere è cancellare ogni tipo di stage? Anche per coloro i quali la propria università provvede al pagamento di una borsa?

Allo stesso tempo però non possiamo tralasciare il fatto che, da ben undici anni a questa parte, le varie sedi italiane all’estero e di conseguenza il Ministero degli Esteri stesso, hanno usufruito di migliaia di ragazzi- undici mila per l’esattezza- che, con rimpasti regolari che avvengono ogni tre mesi, hanno portato avanti il lavoro all’interno di tutti questi istituti diplomatici senza che il Ministero versasse un euro, nemmeno un contributo spese viaggio, senza che si preoccupasse di fornire loro una sistemazione o per lo meno aiutare nella ricerca della stessa.

Quale è quindi la giusta soluzione alla situazione degli stagisti?

La risposta la possono dare in primis gli stagisti stessi. Infatti mentre molti ragazzi si dicono soddisfatti dell’esperienza fatta, non tutti hanno un ricordo positivo di questo tirocinio. La situazione cambia in base alla sede in cui ci si reca in quanto il personale, in alcune sedi, dimenticando che lo stagista non viene retribuito, tende ad assegnargli compiti eccessivi o a trattenerlo sul luogo di lavoro oltre il tempo necessario, approfittando ancora di più della sua già inaccettabile situazione, tanto che tra gli ex stagisti stessi si è più volte parlato di “sfruttamento”.

Allo stesso tempo però, coloro che conservano un bel ricordo di questo stage sono tanti e sapere che la tradizione degli stagisti finirà con quest’ultima tornata di arrivi e che nessun altro avrà la possibilità di fare questa esperienza è inaccettabile quanto, se non di più, l’essere stati seduti dietro una scrivania gratis per tre mesi.

Si potrebbe presumere, infatti, che coloro che scelgono di cogliere questa opportunità siano attratti dalla destinazione che scelgono e dall’esperienza lavorativa in sé: é questo il torna conto dello stagista non retribuito. La possibilità di vivere tre mesi nella città dei propri desideri imparando il mestiere che si è scelto di imparare. Ma è giusto rinunciare ad una retribuzione per questo? Non sarà forse arrivato il momento per lo Stato italiano di investire sui giovani?

In un paese che ha sempre meno da offrire ai suoi figli permettete almeno che, dopo anni di studio, un laureato possa fare qualcosa che gli dia soddisfazione e merito per gli sforzi compiuti. In un mercato del lavoro sempre più a numero chiuso, in cui l’esperienza precedente continua ad essere un forte requisito per un’assunzione, questo tipo di attività merita di essere premiata. Premiate lo studio, premiate i giovani, investite sul futuro dell’Italia.

Jasmin Khair


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