Il "Fatto quotidiano" è un giornale orrendo. Non ha la assodata paciosità del "Corriere della Sera", la sobria eleganza della "Repubblica" o quel flavor di eterna sperimentazione della forma proprio del "manifesto". Per non parlare del fascino della prima pagina dello dello "Spectator". Tra i quotidiani è un parvenu dalla grafica incerta, con la sua messa in pagina affastellata, l'accrocchio delle font e l'agghiacciante accostamento dei colori. Il suo inserto culturale "Saturno" è ugualmente bruttarello. Eppure nel numero di ieri del detto supplemento ho trovato un ameno pezzetto di Nanni Delbecchi, Il nome della prosa, che recensisce Le Alpi nel mare di Winfried G. Sebald ed esordisce così: "Come lettore, ho un debito di riconoscenza nei confronti di Winfried Sebald. La prima volta che presi in mano, quasi per puro caso, un libro di questo straordinario scrittore mi trovavo sulla banchina di una stazione della metropolitana milanese; il treno tardava ad arrivare, e per ingannare l'attesa cominciai a sfogliare Austerlitz. Quando poco dopo il convoglio arrivò non lo presi, così come non presi quello successivo; non avevo voluto, o potuto, interrompere la descrizione del 'Nocturama' dello zoo di Anversa, che si adattava in modo misteriosamente perfetto alla mia situazione di lettore sotterraneo. All'improvviso, Sebald mi aveva restituito un piacere che nella mia vita si va facendo sempre più raro, il piacere della lettura, e a questo piacere non era estranea una sottile suspense, la mia incapacità di capire che genere di libro stessi leggendo ... Una volta qualcuno glielo chiese: che cosa scrive, Mr. Sebald: saggi oppure romanzi? 'Scrivo prosa', fu la risposta illuminante. Magistrale interprete degli sradicati, Sebald è autore di una prosa a sua volta perfetta nel suo essere sradicata, alla ricerca di un equilibrio impossibile ma necessario tra il racconto di viaggio, l'autobiografia, l'invenzione, la riflessione saggistica che sconfina nell'erudizione". Non ho mai letto nulla di Sebald. Questa recensione me ne ha fatta venire una gran voglia, e per questo credo sia molto centrata: bravo Delbecchi e bravo l'inserto bruttarello del bruttarello quotidiano.
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Il "Fatto quotidiano" è un giornale orrendo. Non ha la assodata paciosità del "Corriere della Sera", la sobria eleganza della "Repubblica" o quel flavor di eterna sperimentazione della forma proprio del "manifesto". Per non parlare del fascino della prima pagina dello dello "Spectator". Tra i quotidiani è un parvenu dalla grafica incerta, con la sua messa in pagina affastellata, l'accrocchio delle font e l'agghiacciante accostamento dei colori. Il suo inserto culturale "Saturno" è ugualmente bruttarello. Eppure nel numero di ieri del detto supplemento ho trovato un ameno pezzetto di Nanni Delbecchi, Il nome della prosa, che recensisce Le Alpi nel mare di Winfried G. Sebald ed esordisce così: "Come lettore, ho un debito di riconoscenza nei confronti di Winfried Sebald. La prima volta che presi in mano, quasi per puro caso, un libro di questo straordinario scrittore mi trovavo sulla banchina di una stazione della metropolitana milanese; il treno tardava ad arrivare, e per ingannare l'attesa cominciai a sfogliare Austerlitz. Quando poco dopo il convoglio arrivò non lo presi, così come non presi quello successivo; non avevo voluto, o potuto, interrompere la descrizione del 'Nocturama' dello zoo di Anversa, che si adattava in modo misteriosamente perfetto alla mia situazione di lettore sotterraneo. All'improvviso, Sebald mi aveva restituito un piacere che nella mia vita si va facendo sempre più raro, il piacere della lettura, e a questo piacere non era estranea una sottile suspense, la mia incapacità di capire che genere di libro stessi leggendo ... Una volta qualcuno glielo chiese: che cosa scrive, Mr. Sebald: saggi oppure romanzi? 'Scrivo prosa', fu la risposta illuminante. Magistrale interprete degli sradicati, Sebald è autore di una prosa a sua volta perfetta nel suo essere sradicata, alla ricerca di un equilibrio impossibile ma necessario tra il racconto di viaggio, l'autobiografia, l'invenzione, la riflessione saggistica che sconfina nell'erudizione". Non ho mai letto nulla di Sebald. Questa recensione me ne ha fatta venire una gran voglia, e per questo credo sia molto centrata: bravo Delbecchi e bravo l'inserto bruttarello del bruttarello quotidiano.
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