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Estratti dalla raccolta inedita “Dalla notte” (2015) di Flavia Tomassini

Creato il 22 marzo 2015 da Criticaimpura @CriticaImpura
Flavia Tomassini

Flavia Tomassini

Di FLAVIA TOMASSINI

ANACRUSI

Conosci nomi, uomini, donne,

conosci nuove storie,

il mandorlo, un frutto unico,

frazionato nel tuorlo delle vanità,

se il mondo è interamente astrazione di pensieri

sottili e paralleli,

voci in segmenti interrotte

di equazioni perfette.

A tempo andiamo in tempi differenti.

Conosci nomi, uomini, donne.

AORISTO

Tetra spirale saggia il suolo,

ortogonale rettile infila

l’asola del fusto erboso.

L’asse terrestre, la sfera celeste,

coassiali nel canneto

del meccanismo senza tempo.

Incalza la raggiera,

curva centrica al di sotto,

curva centrica al di sopra.

Scompare un qualunque giorno.

AUTENTICA

L’attimo che mi tocco

vorrei concedermi

tutto il tempo e la grazia.

Di contro mi muovo

come seguendo traccia

di una replica sorpassata.

Il volto si comprime denso,

il gesto incalza svelto.

Il suono di riflesso

sfugge afono al verso.

Nell’intimità

esigua è la cura

che ancor mi riservo.

Molteplici le contrazioni

in cui mi celo.

Questa è di certo

un’autentica confidenza.

Frutto schietto

di un’autentica esistenza.

BURN

È piacere di svanire,

piacere di essere altro,

piacere di ascoltare infine

il suono metallico del farsi sabbia,

di levigarti dal sapere, di ripulirti

dalla lordura, di avere la cassa pulita,

sentire il vento pulirla, grattandola in superficie.

D’ALTRE TERRE

L’acqua dell’anno torna a saziarmi in ciliegie e fermento.

Una rossa specie di abbandoni mi disseta.

D’altre terre il nétto.

Della mia anima.

CELEBRAZIONE

È impegnativo uscire dalle maglie dell’amore,

sottintese vi sono ragioni oculari – intagli

scolpiti – miniature – venate.

Le porte aperte fanno intuire del buio le forme,

delle nicchie – concavo – il volume.

Il cero consuma la presenza,

il tabernacolo – luogo nel luogo –

spazio denso – il corpo – pane – il soggetto.

In coda sei solo – l’altare perizia

della coscienza.

Tu stesso – offici – la pietra della tua casa –

l’oracolo – della tua veglia.

CORRENTI DEL SILENZIO

L’estate entra nel corridoio ospedaliero

per la serranda tirata non del tutto giù,

la penombra resta sul sedile, mi rimanda

delle vele di bambù le fantasie del di dentro.

Bevevo un caffè nella piazza anni addietro, vidi

i miei figli giocare, non avendo io figli,

un’altra me alzava gli occhi

al piccolo balcone, perfetto stretto

rettangolo suggellava

l’ondeggiare salino dei platani

sulle tende scese.

Scrivo nel silenzio finto che mi circonda,

sorvolando il riserbo apparente

del pannolone che si gonfia,

sul letto la pressione crolla,

camici corti convergono, lunghi camici assenti.

I mugolii compagni sono un coro –

non è alimento il cibo che date loro –

la solitudine è un passaggio necessario –

qualcuno ha scritto sul muro –

non si vive con quattrocento euro al mese –

un cane passa e urina sul prato – e per tanta poca cosa –

la gente – finalmente – ride.

Un uomo e una bambina avanzano svelti,

si fermano all’ultima porta,

a me dinanzi e alla finestra

la luce s’insinua ancora.

Sinistramente squillante

il saluto dei visitatori.

Hanno dimenticato di essere spettatori –

non sappiamo più attraversare – l’evoluzione.

FORTUNA

Ad esaminarle – le api – comunicano

la fortuna del piacere loro.

La vita fecondata a disegno – succhiano –

intelligente il nesso.

Ironizzo io – che la salute loro è la fortuna

nostra – e non la mia – la monocultura del tabacco.

INCOGNITA

Nel folto della decade

il nugolo delle fiammelle

lega forma noi.

La quinta si alza

soffiandomi in volto

l’eterogenesi del creato.

IRIS

Poggia l’iris

sul guanciale.

Lontano da qui

il contadino

esercita l’osservazione

nel silenzio assorto

della pioggia

che cade.

NELLA NATURA DEI CARDI

I cardi li trovi

spontanei nei campi

coriacei nei gambi

erti tra i sassi

in capolini di spine

e da corolle di fiori

adornati.

I cardi li trovi

interrati negli orti

a scavare passaggi

cercando ostinati

fiotti di luce.

È nella natura dei cardi

volere il sole e le spine.

È nella natura dei cardi

maturare teneri nell’ombra.

CATALISI

Reazione di sintesi.

La forma originaria del substrato è

destinata a mutare.

Campi tensoriali si espandono

anulari – come le orbite – librano

pianeti.

Raddoppio il concetto – plurimo

che mi sostiene – gli atomi abitano –

i vuoti.

Partecipa – va innanzi.

TEORIA DELL’ASSORBIMENTO

Come un nulla

quantico

mi muovo

tra gli spettri,

solcando

il prisma

delle relazioni

primarie.

RIFRAZIONE

Dei molti scatti

di noi due accanto,

della scelta di arrivare qui,

a cavallo di un triciclo,

per osservarci nell’evidenza.

Sorelle che condividono

medesime bende

con fare diverso.

SCARABEO

Il cantante riversa

lucciole ambrate di psiche accesa

sulla morfologia dei vissuti,

istintiva la presa,

memoria collettiva rincara,

sincronia, empatia, il talento schiude

piccole larve, coleotteri in numero maggiore,

e qualche insetto dorato.

PUNTO SECONDO; L’OSSERVARE

Interiorizzo l’esperienza.

Lampo / la noce cade / è unisono

lampo – noce – esperienza – è immagine.

È suono – il tuono – risponde.

In precedenza all’eternità affermavo / l’accaduto passa sull’istante /

Dio è con me.

La noce precipita con il lampo – il dialogo è sancito –

l’interpunzione cessa.

VULNERABILE

Effimera è la rugiada che irrora il soma,

la filigrana imbastita delle galassie,

il dorso immutabile del moto eterno.

Vulnerabile – nel ricevere la parola ebbi un fremito –

si sprigionò da noi la forza che tutela la Vita –

nulla – del morire lento – mi fu avverso.

CONFIDENZIALE

Minute rughe di espressione, promiscui barlumi di elettricità,

la risata erompe in nulla moderata

se la comparo alla sete silenziosa.

La comunanza impone un discreto giro di rum.

Guarda, avviene l’aspetto meno ordinario delle persone,

le impassibili increspate avvisaglie dell’età

pigmentano l’effettivo

che ci connota diversi, gravitazionali compiacenze

i morfemi, il lato che non sondi, erompe da te.

{vero, falso}

Non ho quaderni,

straccio gli annessi fogli

a Morfeo che li traccia.

Delle forme, lui, è il compianto.

Delle transumanze

infinitamente oltre

il corpo e il ritorno

alle opportune sorti.

Dito e macchina

mescolano la disputa

sapiente della tensione.

La natura numeraria

dell’abbecedario divino;

è la scienza

a nascondere la scrittura

di verità sicché binarie

impulso di fattezze umane

e costrutti combinati.

Residui dell’amore

per l’ammanco dei contrasti,

per i nostri occhi

ciechi di ogni senso,

chiedo.

Estratti dalla raccolta inedita Dalla notte (2015)

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