Una esposizionecontinua di dati e di concetti, l'uso prolungato di parole dotte, costantiriferimenti a grossi nomi dell'avanguardia culturale, imprevisti paralleli econfronti tra filosofie di diversa origine, il tutto inevitabilmente eplatealmente finalizzato. In queste occasioni il rischio di contagio èinesistente e se c'è un rischio è quello del rigetto. Per alcuni la scalata alsapere è cominciata una decina d'anni fa, all'epoca dei primi spinelli quandoc'era chi si drogava e sapeva di drogarsi e c'era chi si drogava e pergiustificarsi si atteggiava a studioso di filosofie orientali. Uno sforzocomprensibile anche se come risultato immediato c'è stata allora solo una grossaconfusione. Per altri l'inizio risale addirittura a una ventina d'anni fa,quando bastava girare con l'Espressino sotto il braccio per sentirsi deirivoluzionari. Per altri ancora l'iniziazione è avvenuta con Marcuse e per gliultimi è bastata La Repubblica, molto spesso utilizzata a mo' di coccarda, disimbolo della propria condizione culturale.
Leggere tutto è la parola d'ordine di questo genere di malati: leggere tuttovuol dire tutto, nel senso che se acquisti un settimanale di opinione puoituttalpiù tralasciare le rubriche fisse. Devi sbrigarti, perché il rischio èche dopo pochi giorni esca in edicola il numero successivo e tu non abbiaancora finito di leggere il precedente. Tra i generi letterari è il saggio afare la parte del leone perché il romanzo è una cosa da donnicciole e lafantascienza un fenomeno di moda per borghesi in cerca di evasione.
Per tutti questi Nuovi Dottori il consumo è il padre dei vizi, è un peccatomortale da evitare a qualsiasi costo a meno che il fine non giustifichi imezzi: il desiderio di conoscenza, si sa, merita lodi ed approvazione. Le testatespecializzate si moltiplicano - le edicole ne sono piene - c'è gente che neacquista tre, quattro, cinque al mese per riferire poi, in pubblico, dati edopinioni ad ogni spron battuto. Mai una volta che ci sia un momento di pausa,che il discorso scivoli sulle sciocchezze, sulle amenità, sul disimpegno. Mai.Sarebbe poco serio. E così, piano piano, i Nuovi Dottori hanno perso ilsorriso.
E pensare che ci sarebbe un altro modo di fare cultura, portando avanti gliinsegnamenti e l'educazione che abbiamo ricevuto da piccoli, con schemi forsesorpassati ma pieni di saggezza. Per il Nuovo Dottore però questa sarebbe lavia dell'involuzione, un ritorno alla condizione non dottorale dalla quale si èliberato con grossa fatica e con lungo studio.
La casa del Nuovo Dottore ha un locale in più, la biblioteca, un concretosimbolo del livello di conoscenze raggiunto, un attestato di laurea, del suotipo di laurea. Questa montagna di sapere, se ben utilizzata, gli permettemolto spesso di mimetizzarsi tra i dottori autentici, quelli che le cose lesanno davvero e se le tengono care, non le sbandierano ad ogni pie' sospinto.Invece l'ambizione e il desiderio di vedere riconosciuto il nuovo statomascherano spesso il Nuovo Dotto: una desinenza sbagliata, un accento fuoriposto, una parola inesatta lo tradiscono malamente, senza che egli se neaccorga. Da parte dei suoi interlocutori inizia la fase di rigetto, lentamentema inesorabilmente inizia un processo di emarginazione. È una condanna dura eirrevocabile, che rimette le cose al loro posto. Possiamo così tornare aparlare con i nostri amici di cose serie e di cose frivole senza che ilfantasma della cultura sia costantemente in mezzo a noi, che ci limiti nellanostra spontaneità. Questa nuova situazione ci ridona il sorriso, una medicinasicura per il nostro spirito.
liberamente tratto da MaurizioFrizziero