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estratto del libro “Hanno ucciso Charlie Hebdo. Il terrorismo e la resa dell’Occidente: la libertà di espressione è finita” di Giulio Meotti edito da Lindau

Creato il 21 dicembre 2015 da Paolo Ferrario @PFerrario

estratto del libro “Hanno ucciso Charlie Hebdo. Il terrorismo e la resa dell’Occidente: la libertà di espressione è finita” di Giulio Meotti edito da Lindau

Quando, a sei mesi dall’uccisione di Carlo Casalegno, fu scoperto a Torino un covo delle Brigate Rosse, vi si rinvennero, accuratamente ritagliati, decine di suoi articoli. Per questo, solo per questo, il giornalista della Stampaera stato assassinato, con la viltà̀ di tanti altri agguati, sempre diretti a colpire i migliori, intellettuali e studiosi comeMarco Biagi. In vita, a Casalegno avevano dato del “conservatore”, del “reazionario”, del “codino”. La raccolta degli articoli di Casalegno nel covo delle BR è stata giustamente definita l’”anatomia di un assassinio”.

Quarant’anni dopo, il 7 gennaio 2015, un commando di terroristi islamici fa irruzione nella redazione del giornale satirico Charlie Hebdo a Parigi, città-paradigma dei valori occidentali, massacrando otto fra vignettisti e giornalisti. Noi italiani avremmo dovuto ricordarci di Casalegno e degli altri feriti e uccisi da un simile odio fondamentalista, questi giannizzeri perduti, in lotta contro l’estremismo medievaleggiante, che scivolavano leggeri tra i tentativi di linciaggio. Avremmo dovuto ricordarcelo, in Italia, perché́ quando uscirono I versi satanici di Salman Rushdie fu una casa editrice italiana, la Mondadori, dopo una importante discussione interna all’azienda, a pubblicare per prima la traduzione in Europa, mentre tante altre case editrici capitolarono di fronte alla paura e all’intimidazione. Avremmo dovuto ricordarcelo, sempre noi italiani, perché́ un traduttore italiano, Ettore Capriolo, fu accoltellato da un sicario iraniano soltanto perché́ aveva osato tradurre quel romanzo.

La grande manifestazione “Je suis Charlie” di Parigi, l’11 gennaio, che seguì la strage e gli omicidi in un supermercato ebraico è stata una dimostrazione edificante di solidarietà̀ umana e sociale che ci ha impressionato tutti. Tuttavia, ha anche dato un’impressione molto fuorviante. Come se da una parte ci fosse il mondo libero unito nel sostegno aCharlie Hebdo e alla libertà di espressione; e dall’altra una manciata di estremisti che si oppone alla libertà e a “tutto ciò̀ che ci è caro”. L’opinione pubblica occidentale in realtà̀ era molto meno solidale.

Sorgente: Che cosa (non) ci ha insegnato Charlie Hebdo – Formiche.net


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