Da bambini pensare al futuro è come immaginare un estuario sfocato di un fiume nato chissà dove, che sfocia nel mare infinito.Da ragazzi, quello stesso estuario lo vediamo meglio, ma da più in alto, come fossimo in cima a un tetto. Iniziamo anche a poter dare un’occhiata dietro le spalle, per vedere da dove arriva il fiume.Da adulti, si è come in cima ad una piccola montagna, ormai le sponde del fiume sono davanti ai nostri occhi, definite, vediamo lo scorrere dell’acqua verso il mare e le sponde sono nitide ormai, fin giù, dove il fiume si infila spargendosi nel mare aperto. Vediamo l’orizzonte, lontano.In cima a quel monte ho trovato, dietro a una roccia, un vecchio cannocchiale. Consunto e rovinato, prendendolo in mano noto che le lenti davanti sono graffiate, le cinghie screpolate dal freddo, le giunture di metallo arrugginite. Anche le ghiere, praticamente bloccate.Cosa me ne faccio di un oggetto che ha perso la sua funzione di esistere? Cosa mi serve un cannocchiale che non mi permette di vedere fino laggiù, l’orizzonte, per scoprire dove finisce il mare.Mi faccio queste domande, rigirandomelo tra le mani, e osservandolo da vicino, nei dettagli. Le piccole viti, qualche piccolo ciuffo di erba secca e rimasto impigliato nelle fessure, la sporcizia della terra quasi ovunque.Le mie domande si fanno più fitte mentre il mio pensiero si avvicina all’esistenza di questo oggetto ormai privo di senso, penso. La mia attenzione è talmente lì tra le mie mani, che a tratti mi sembra di essere io, il cannocchiale. Senza un vero motivo lo avvicino agli occhi, dalla opposta a quella usuale. Come mettere una mia mano sul mio viso, appoggio il cannocchiale davanti al mio sguardo.Improvvisamente il mondo reale è un altro.Tutto cambia, ogni cosa è diversa, osservata così.Come osservare a lungo un fiocco di neve e improvvisamente percepirlo come un grosso scoglio di ghiaccio.Non solo non ha più importanza la fine del mare laggiù all'orizzonte, ma non esiste più. Ogni parte del mondo attraverso quelle vecchie lenti usate al contrario inizia da me e finisce a un metro dai miei piedi. E quante meraviglie mai notate, in un solo passo.Incantanta, scorro con attenzione meravigliata le pieghe dei miei jeans, diventate canyon azzurri, la punta delle scarpe, lontane da me come prima il fiume, i fili d'erba, come un bosco da raggiungere. Un nuovo Universo di dettagli e sfumature, sempre stato lì, ma totalmente nuovo.Vivere giorno per giorno, gesto per gesto, non è atto istintivo. Si impara, attraverso il dolore, l'osservazione del dolore, e l'osservazione paziente della realtà. Attraverso la pazienza e la resa a farci attraversare dalle inquietudini, come parte della vita stessa, senza rifiutarle.Così si impara che un filo d'erba è una gioia. E un piccolo messaggio è un sorriso.Il domani non c'è, c'è l'oggi. Nel sole, nella pioggia, nei nostri gesti, in ciò che deve essere e solamente, semplicemente, è.
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Da bambini pensare al futuro è come immaginare un estuario sfocato di un fiume nato chissà dove, che sfocia nel mare infinito.Da ragazzi, quello stesso estuario lo vediamo meglio, ma da più in alto, come fossimo in cima a un tetto. Iniziamo anche a poter dare un’occhiata dietro le spalle, per vedere da dove arriva il fiume.Da adulti, si è come in cima ad una piccola montagna, ormai le sponde del fiume sono davanti ai nostri occhi, definite, vediamo lo scorrere dell’acqua verso il mare e le sponde sono nitide ormai, fin giù, dove il fiume si infila spargendosi nel mare aperto. Vediamo l’orizzonte, lontano.In cima a quel monte ho trovato, dietro a una roccia, un vecchio cannocchiale. Consunto e rovinato, prendendolo in mano noto che le lenti davanti sono graffiate, le cinghie screpolate dal freddo, le giunture di metallo arrugginite. Anche le ghiere, praticamente bloccate.Cosa me ne faccio di un oggetto che ha perso la sua funzione di esistere? Cosa mi serve un cannocchiale che non mi permette di vedere fino laggiù, l’orizzonte, per scoprire dove finisce il mare.Mi faccio queste domande, rigirandomelo tra le mani, e osservandolo da vicino, nei dettagli. Le piccole viti, qualche piccolo ciuffo di erba secca e rimasto impigliato nelle fessure, la sporcizia della terra quasi ovunque.Le mie domande si fanno più fitte mentre il mio pensiero si avvicina all’esistenza di questo oggetto ormai privo di senso, penso. La mia attenzione è talmente lì tra le mie mani, che a tratti mi sembra di essere io, il cannocchiale. Senza un vero motivo lo avvicino agli occhi, dalla opposta a quella usuale. Come mettere una mia mano sul mio viso, appoggio il cannocchiale davanti al mio sguardo.Improvvisamente il mondo reale è un altro.Tutto cambia, ogni cosa è diversa, osservata così.Come osservare a lungo un fiocco di neve e improvvisamente percepirlo come un grosso scoglio di ghiaccio.Non solo non ha più importanza la fine del mare laggiù all'orizzonte, ma non esiste più. Ogni parte del mondo attraverso quelle vecchie lenti usate al contrario inizia da me e finisce a un metro dai miei piedi. E quante meraviglie mai notate, in un solo passo.Incantanta, scorro con attenzione meravigliata le pieghe dei miei jeans, diventate canyon azzurri, la punta delle scarpe, lontane da me come prima il fiume, i fili d'erba, come un bosco da raggiungere. Un nuovo Universo di dettagli e sfumature, sempre stato lì, ma totalmente nuovo.Vivere giorno per giorno, gesto per gesto, non è atto istintivo. Si impara, attraverso il dolore, l'osservazione del dolore, e l'osservazione paziente della realtà. Attraverso la pazienza e la resa a farci attraversare dalle inquietudini, come parte della vita stessa, senza rifiutarle.Così si impara che un filo d'erba è una gioia. E un piccolo messaggio è un sorriso.Il domani non c'è, c'è l'oggi. Nel sole, nella pioggia, nei nostri gesti, in ciò che deve essere e solamente, semplicemente, è.
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