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Eternal Sunshine of the Spotless Mind - Se mi lasci ti cancello (di M. Gondry, 2004)
Creato il 26 settembre 2012 da Frank_romantico @Combinazione_CIn Italia la distribuzione ha il brutto vizio di sconvolgere i titoli dei film. No, fosse questo l'unico problema della distribuzione Italiana potremmo benissimo ballare l'alligalli ubriachi per strada. Però a volte quella è la cosa che innervosisce di più: per grazia di Cthulhu avete portato un film qui da noi, che ci perdete a lasciargli il suo titolo originale? Questa è una delle cose che penso sempre soprattutto riguardo a un film in particolare: Eternal Sunshine of the Spotless Mind, in italiano Se mi lasci ti cancello. Ok, è anche vero che non fosse stato perchè ci recita Jim Carrey col cavolo che lo avremmo visto in sala, ma mettere da parte il bellissimo titolo tratto da Pope solo per vendere un prodotto che si sarebbe venduto benissimo da solo, fa venire il mal di pancia.Ora, non penso che ci sia ancora qualcuno che non conosca questo film, ma se così fosse meglio spendere due parole: non si tratta della solita, stupida commedia americana ma di una commedia sentimentale con venature streampunk che viaggia tra il drammatico e il fantastico. Il regista è Michel Gondry, lo sceneggiatore Charlie Kaufman, nomi che ai più non diranno molto ma poco importa.
Gli opposti si attraggono e questo Joel e Clementine lo sanno benissimo: completamente diversi uno dall'altra i due ragazzi si amano alla follia. Ma un amore così è troppo duro e complicato da vivere, così un giorno Clementine decide di farsi cancellare dalla testa non solo questo sentimento, ma tutto quello che riguarda Joel. E lo fa nel vero senso del termine. Disperato e attanagliato dal ricordo dell'amore ormai perduto, anche Joel decide di sottoporsi allo stesso trattamento. Ma davvero se cancelli il ricordo di una persona, cancelli anche il sentimento verso quest'ultima?
Sembra quasi di ritrovarsi nella Dark City dell'omonimo film di Proyas: se lì c'erano spietati alieni che credevano di poter comprendere l'essenza umana manipolandone la memoria, qui tutto viene reso più terrestre, più terra terra, nel senso che ci si pone la fatidica domanda: se cancello una persona dalla mia memoria cancello quella persona dalla mia vita? Ma il cervello con l'amore e tutti gli altri sentimenti c'entra poco: è il cuore che comanda in quel caso, l'anima, insomma quella cosa magica che abbiamo dentro di noi e che ci rende umani. Eternal Sunshine of the Spotless Mind è la storia di due persone che si amano ma che scoprono quanto sia difficile stare insieme. Perchè l'amore a volte non basta, non per essere felici almeno, perchè l'amore non rende necessariamente felici. L'amore è solo un altro modo per "sentire" il prossimo, il mondo che ci circonda, con i suoi lati positivi e negativi. Una cosa bella ma difficile da accettare. Per questo Clementine prende una decisione: se la storia che sta vivendo è troppo difficile da vivere, ma l'idea di non continuare a viverla ti uccide, meglio prendere una scorciatoia e togliere direttamente il dente pensando così di eliminare il dolore. E in effetti il sistema funziona. Ma cosa resta dopo? Di solito, dopo che togli un dente, resta un buco. Stessa cosa vale con un pezzo di memoria: una volta perso non si può sostituire, è perso e basta e rimane solo il nulla. E' la mancanza il motore del film perchè di questo Eternal Sunshine of the Spotless Mind parla. In effetti il film, nonostante sia una commedia e nonostante in molti suoi momenti faccia davvero ridere, è un raro esempio di malinconico pugno nello stomaco. Malinconia è il sentimento che l'opera di Gondry ci trasmette fin dall'inizio: qualcuno ha perso qualcosa e noi lo percepiamo. Non sappiamo cosa sia (e non lo sanno nemmeno i protagonisti, all'inizio) ma che ci sia qualcosa che manchi è un dato di fatto, e che sia così evidente è solo la conferma che il film è riuscito. Il punto di partenza è una prolessi: tutto quello che doveva succedere è già successo. Quel che ci verrà raccontato dopo è il come. Ecco che allora quel che mancava diventa pian piano evidente. Lo vediamo strappar via sotto i nostri stessi occhi è fa dannatamente male, perchè ne assaporiamo l'innaturalezza e la violenza, perchè è una cosa a cui anche noi, sicuramente, avremo pensato un milione di volte ma che una volta di fronte non appare più così intelligente, nè tanto furba.
La verità è che ci sono anime sole in questo lungometraggio del 2004. Ci sono personaggi che anelano, desiderano, hanno bisogno. Che dalla loro solitudine provano a fuggire come fosse una prigione. E nel tentativo di farlo commettono errori, passi falsi, crimini morali. Persone che si pentono, che sognano e anelano quando ormai è troppo tardi. Eppure la vera solitudine è quella che si prova soli con se stessi. Quando viene meno una parte di noi siamo soli, quando ci strappiamo quel che ci rende quel che siamo, allora diventiamo esseri monchi.La memoria non è quindi lo strumento che ci rende umani ma quello che ci ricorda di esserlo, che lo fa con noi stessi prima che con gli altri. Non abbiamo bisogno di ricordare qualcuno per poterlo amare. Abbiamo solo bisogno di ricordare che amare è possibile, nonostante le diversità e le difficoltà.
Forse questo film non parla di tutto questo. Forse è solo un'opera dai tocchi surreali, un artigianato vecchia maniera che ricorda a noi spettatori perchè abbiamo iniziato ad amare il cinema. Anche grazie alla fotografia di Ellen Kuras, che alterna le esplosioni di colori a tonalità neutre come il bianco e il grigio. Carrey e Kate Winslet fanno il resto, da applausi assieme a Kirsten Dunst e Elijah Wood.Insomma, un film spendido. Non c'era bisogno di storpiare il nome per portare gente a vederlo. Anzi, dirò di più, forse questa scelta ha ottenuto l'effetto contrario. Ma si sa, "loro" non capiscono e di questo ce ne dovremo fare una ragione.
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