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Eternit: processo storico

Creato il 14 febbraio 2012 da Brasilitalia

eternit3Come molti sapranno ieri a Torino c’è stata la sentenza al processo contro la Eternit e i due ex-dirigenti che furono a capo della multinazionale sono stati condannati a 16 anni di carcere ciascuno. Finalmente tutte quelle povere vittime ora avranno un poco di giustizia, anche se ormai è troppo tardi per questo.

Qui in Brasile, come in quasi tutto il Sud America, l’uso dell’amianto è ancora molto elevato e la Eternit qui in Brasile è una vera potenza economica. Ci sono state diverse denunce e ricorsi ma non è servito a niente. Da notare che la Eternit solamente in Brasile ha 9 fabbriche distribuite nel Paese e anche una miniera di amianto in Goiânia.

I dirigenti della Eternit brasiliana si difendono asserendo che le fabbriche e la produzione in Brasile non hanno niente a che vedere con quelle degli altri Paesi (!) e che non hanno mai avuto un effettivo riscontro sui danni dell’amianto. Inoltre, e mi dispiace dirlo, alla maggior parte dei brasiliani sembra che questo non interessi molto e quasi nessuno crede che l’amianto possa causare cancro ai polmoni. Penso che il motivo di tutto questo sia quello che il grande Fabio “Saga” Barbiero ha definito come “abitudine storica”, e questo spiegherebbe molte cose che avvengono in questo Paese.

Qui in Brasile non si è dato molto valore a questa notizia, che da molti è stato definito come un “processo storico”. Solo pochissimi giornali nazionali hanno scritto qualcosa su quanto è accaduto e quasi tutti sono rimasti sul vago, senza entrare direttamente sulla pericolosità dell’amianto. Eppure anche qui in Brasile si conoscono da tempo i danni che può causare.

Nel settembre del 2010 a Brasilia ci fu un seminario sui mali che può generare l’amianto. Per chi vuole interessarsi meglio questo è il sito delle vittime dell’amianto, dove troverete molte notizie in merito: http://www.afeva.it/

Qui troverete il programma del seminario: http://www.afeva.it/files/seminario_brasile.pdf

Qui l’intervento di Nicola Pondrano, ex operaio di Casale e leader nella lotta contro l’Eternit: http://www.afeva.it/files/brasilia_pondrano_2010.pdf

Qui invece l’intervento di Bruno Pesce, il coordinatore del Comitato Vertenza Amianto: http://www.afeva.it/files/brasilia_pesce_2010.pdf

Mi piacerebbe pensare che ora, con la sentenza di questo processo, anche qui in Brasile si inizi a fare qualcosa di concreto per combattere e debellare questo problema. Per fortuna le buone intenzioni non mancano:

“A decisão é importante também porque vai levar à criação de algum tipo de jurisprudência em outros países em que o grupo opera, como o Brasil”, afirmou a engenheira Fernanda Giannasi, auditora fiscal do Ministério do Trabalho e Emprego (MTE) em São Paulo e coordenadora da Rede Virtual-Cidadã pelo Banimento do Amianto na América Latina.

Segundo ela, é para desviar a atenção do julgamento - e agora da condenação - que os empresários brasileiros do amianto resolveram interpelar judicialmente o médico e pesquisador Hermano Albuquerque de Castro, da Fiocruz. Interpelação judicial é um pedido de esclarecimento feito via citação ou notificação judicial, que pode preceder um processo judicial.

“A Eternit está tentando criar um factóide para desviar a atenção sobre o caso (julgamento e condenação em Turim) e criar uma cortina de fumaça com falsas questões. Estamos organizando uma reação massiva contra esta covardia. Este processo não vai dar nada, mas vai ocupar tempo e fazer a gente gastar energia e dinheiro com advogados”, disse.

Médico sanitarista e chefe do Centro de Estudos da Saúde do Trabalhador e Ecologia Humana (Cesteh) da Escola Nacional de Saúde Pública Sérgio Arouca, ligada à Fiocruz, Hermano acompanha trabalhadores doentes pela exposição ao amianto desde 1979. Ele está sendo interpelado judicialmente pelo Instituto Brasileiro de Crisotila (IBC), que reúne a indústria do amianto no Brasil.

Segundo o IBC, a interpelação é para o pesquisador mostrar em quais estudos baseou-se para dizer que o transporte, comércio, uso e instalação e descarte de produtos contendo amianto oferece risco à saúde.

A Fundação Oswaldo Cruz (Fiocruz) e o Instituto Nacional do Câncer (Inca), ambos vinculados ao Ministério da Saúde, declararam apoio ao especialista e protestaram contra a interpelação. A Fiocruz protesta contra a "judicialização de um debate que está baseado em evidência técnico-científica e lamenta a tentativa de intimidação".

Em nota, a fundação disse que "o pesquisador, que tem 30 dias para responder à interpelação judicial, goza da confiança e do respeito da Presidência e da comunidade da Fiocruz pela sua competência técnico-científica, postura ética e compromisso social, tendo ocupado posições de direção e de representação institucional que o qualificam como profissional de referência na saúde pública e, especificamente, no campo da saúde do trabalhador e da pneumologia. A Fundação presta solidariedade a Hermano Albuquerque de Castro e lamenta a tentativa de intimidação e de se criar barreiras à liberdade de expressão e de pesquisa científica".

O Inca, também por meio de nota, afirmou que Castro é um "renomado especialista brasileiro que vem estudando a questão dos malefícios do amianto com afinco, junto a outros pesquisadores da área de saúde do trabalhador e ambiental". Segundo o Inca, a Agência Internacional de Pesquisa em Câncer (IARC) da Organização Mundial de Saúde classifica todas as formas de amianto branco, marrom ou azul como agente reconhecidamente cancerígeno.

A exposição ao amianto está diretamente associada ao desenvolvimento de mesotelioma (um tipo de câncer, que se origina na pleura, peritôneo ou pericárdio) e câncer de pulmão, laringe e ovário. Ainda de acordo com a IARC, a exposição a todas as formas de amianto também está associada ao desenvolvimento de câncer de faringe, estômago e colo-retal. No Brasil, dados dos Registros de Câncer de Base Populacional em 20 capitais revelam que no período entre 1999 e 2005, foram identificados 134 casos de mesotelioma (76 homens e 58 mulheres).

Além do apoio ao médico, o Inca defendeu o total banimento do amianto no país. No Brasil, o uso do mineral é controlado, mas já é proibido em diversos estados. O mineral foi proibido em vários países europeus por causa dos danos à saúde, mas ainda é usado em muitos outros. A China é o maior consumidor (30%), seguido por Índia (15%), Rússia (13%), Cazaquistão e Brasil (5%).

fonte: Rede Brasil Atual

Speriamo che tutti, medici, scienziati, politici, ma soprattutto, le persone comuni del popolo, inizino a combattere l’uso indiscriminato di prodotti in amianto. Già il fatto di non comprare teglie in fibrocemento basterebbe per far capire a certe persone che devono orientarsi in altri prodotti. Ma penso che ci vorrà molto tempo prima di cambiare queste abitudini così radicate.

TORINO - Il Tribunale di Torino ha condannato a 16 anni di carcere ciascuno il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, 65 anni, e il barone belga Louis De Cartier, 91 anni. La procura chiedeva 20 anni per ognuno dei due imputati che furono a capo della multinazionale Eternit. I due rispondevano di disastro doloso permanente e omissione dolosa di misure antinfortunistiche. «Si tratta di una sentenza storica», come ha sottolineato in una note il ministro della Salute Renato Balduzzi, che ha aggiunto «Ma la battaglia contro l'amianto non si chiude con una sentenza, sia pure una esemplare».

Il capo d’accusa conteneva un elenco di 2.191 morti e 665 malati a causa delle patologie correlate con l’amianto (dato ora da aggiornare in negativo), circa 6.400 richieste di costituzione di parte civile, quasi interamente accolte. Il processo Eternit di Torino per i morti e malati d’amianto è stato la più grande causa in materia mai celebrata in Europa.

Al palazzo di giustizia di Torino erano presenti circa 160 delegazioni straniere delle parti lese da tutto il mondo. Soddisfatti i legali delle famiglie: «Sono soddisfatto - ha detto ad esempio l’avvocato Sergio Bonetto, che assiste circa 300 parti civili -. Finalmente c’è l’accertamento di una situazione che denunciamo da 30 anni. Quello che è avvenuto è accaduto per responsabilità di qualcuno: si è passati da una voce alla certezza giuridica».

L'ATTESA - In un'aula pienissima di giornalisti, di fotografi, videoperatori, in mattinata sono entrati il procuratore aggiunto Raffaele Guariniello e i sostituti Gianfranco Colace e Sara Panelli, che hanno portato avanti l'accusa nel processo Eternit di Torino per le vittime dell'amianto. Al palazzo di giustizia di Torino sono arrivati 26 pullman, non solo da Casale Monferrato, dove si è registrato il maggior numero di vittime, colpite dal mesotelioma pleurico o dall'asbestosi, ma dal resto del paese e dalla Francia, dove si sono verificate tragedie analoghe. Tre maxi aule sono state aperte per ospitare le oltre mille persone arrivate per ascoltare il verdetto del più grande processo mai celebrato in Italia, e non solo - sono 160 le delegazioni da tutto il mondo - per l'amianto. Sono 6392 le parti civili, quasi tremila i morti e i malati per la fibra killer, almeno 2300 le vittime negli stabilimenti italiani, a partire dal 1952, di Casale Monferrato (Alessandria), Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). Millecinquecento sono i morti a Casale, lo stabilimento più grande in Italia, chiuso nell'86.

L'ACCUSA - Il pool dell'accusa, composto da Raffaele Guariniello, Gianfranco Colace e Sara Panelli, in 62 udienze, dal 2009, ha cercato di dimostrare come i capi della Eternit, il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, 65 anni, e il barone belga Louis De Cartier De Marchienne, 91 anni, imputati di disastro doloso permanente e omissione dolosa di misure antinfortunistiche, avessero continuato - pur sapendo che l'amianto uccide - a mantenere operative le fabbriche per fare profitto. E che avessero omesso di far usare tutte quelle precauzioni - come l'uso delle mascherine o dei guanti - per evitare che migliaia di persone si ammalassero di tumore al polmone o di absestosi. Durante l'arringa finale Guariniello ha chiesto 20 anni per ognuno dei due imputati, che non si sono mai presentati al processo. La loro difesa, rappresentata dagli avvocati Astolfo Di Amato e Guido Carlo Alleva per Stephan Schmidheiny, e da Cesare Zaccone per Louis De Cartier, sostiene che entrambi siano innocenti, che all'epoca dei fatti non si sapesse quanto fosse nocivo l'eternit e che, infine, troppi anni sono passati da allora affinchè oggi si possa preparare una difesa equa: mancherebbero i documenti e le testimonianze. Secondo l'accusa il gruppo svizzero della famiglia Schmidheiny  fu ai vertici della Eternit dal 1972 al giugno dell'86, dal '52 al '72 invece l'azienda faceva capo - secondo i pm - alla famiglia Emsens e al barone Louis de Cartier, formalmente presente nel consiglio di amministrazione dal '66 al '72.

GUARINIELLO - «Comunque vada è un processo storico». Il pm Raffaele Guariniello, appena arrivato nella maxi aula uno ha parlato con i giornalisti. «È il più grande processo - ha aggiunto - nel mondo e nella storia in materia di sicurezza sul lavoro. C'è stato un grande interesse da parte di tutti i paesi in cui si è lavorato l'amianto. Questa è la dimostrazione che si può fare un processo. Bisogna lavorare per fare giustizia, noi abbiamo avuto aiuto da tutte le istituzioni».

fonte: Corriere della Sera


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