L'Etiopia ha annuciato la costruzione di altre due dighe sul fiume Nilo oltre la già nota costruita dalla ditta italiana Salini.
Non sono stati però ancora chiariti i tempi del progetto.
L'amministratore delegato della società statale Ethiopian Electric Power Corporation ha comunque dichiarato, giorni fa, che i nuovi impianti saranno in grado di erogare 2100 megawatt di elettricità.
Il governo della Norvegia ha donato in merito 20 milioni di euro per uno studio di fattibilità.
A breve, sempre secondo l'amministratore delegato della Ethiopian Electric Power Corporation, si genereranno almeno 5mila megawatt.
E da questa impresa, a quanto comunica il Governo, si spera di ricavare denaro sonante con la vendita dell'energia elettrica ai Paesi vicini.
Tutto sarebbe perfetto se questo genere di progetti non danneggiasse in particolare gli abitanti delle zone rurali, dove scorre il Nilo azzurro.
Infatti raccolti e bestiame cominciano a patire .
E gli esodi forzosi dalle campagne si moltiplicano.
Senza dimenticare i notevoli sacrifici economici di tutti gli etiopici, anche quelli che vivono in città,che stanno già pagando, senza aiuti esterni, il costo della diga costruita dalla Salini.
E questo mentre i prezzi dei generi alimentari, quei pochi presenti sul mercato(sempre che si riescano a trovare), sono saliti alle stelle anche a causa della carestia,dovuta alla mancanza di piogge nell'area del Corno d'Africa, come tutti ormai ben sappiamo.
Ancora una volta capitalismo, anche se di Stato, e bisogni reali della gente comune entrano nuovamente in conflitto.
E non bastano certo le frasi enfatiche della politica a riempire gli stomaci.
E tuttavia non è né facile, né semplice, date le mille necessità di cui oggettivamente ha bisogno il Paese, schiacciato dal pesante tallone del Fondo Monetario Internazionale, trovare una risposta adeguata al problema.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)