E’ positivo sapere che una manifestazione autorizzata di circa 10 mila persone ha potuto sfilare ieri, senza incidenti, per le vie di Addis Abeba (Etiopia) allo scopo di chiedere il rilascio di attivisti e di oppositori alla politica di detenzione, spesso arbitraria, in atto da lungo tempo nel Paese africano.
Organizzatori della manifestazione sono stati gli uomini del partito Semayawi (Blu), che hanno protestato vivacemente anche contro la corruzione, la mancanza di lavoro e l’inflazione galoppante, che impedisce ai più di poter vivere un'esistenza dignitosa.
E da parte degli osservatori di “cose” africane è stata data una lettura piuttosto confortante dell’evento in quanto potrebbe significare, per davvero, il primo passo di un cambiamento e di una maggiore tolleranza da parte del partito al governo (Fronte Democratico Rivoluzionario d’Etiopia).
E quasi certamente è merito della guida di Hailemariam Desalegn, l’attuale primo ministro, guida dell’Etiopia d’oggi, che è succeduto al più intransigente Meles Zenawi.
Desalegn, salutato subito favorevolmente negli ambienti politici del continente , è una personalità politica che si è formata, per quel che concerne gli studi universitari, nel nord-Europa.
Un dato certo non trascurabile.
Resta, tuttavia, l’urgenza di riuscire a ridiscutere e ad abolire, possibilmente ,la legge antiterrorismo del 2009, che le opposizioni leggono come una forma di “bavaglio” da parte del governo, nei confronti di giornalisti e di uomini del mondo della comunicazione, quelli cosiddetti "scomodi".
L'Etiopia finora ha un elevatissimo numero di giornalisti incarcerati.
Un primato che condivide con la vicina Eritrea.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)