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Etoanalisi: piano di lavoro

Creato il 01 agosto 2010 da Bruno Corino @CorinoBruno

Espongo, in modo sintetico, gli argomenti principali di questa ricerca. L’elenco degli argomenti non è completo, ma serve a “farsi un’idea” della materia che tratterò di volta in volta. Ho messo in evidenza soprattutto quegli argomenti che ho già sviluppato in qualche modo, anche se non li ho ancora completati del tutto. Ogni nuova acquisizione concettuale proietta una luce nuova su tutta la rete concettuale che sino a questo momento ho elaborato. In altri termini, ogni volta che metto a fuoco un concetto, la sua messa a fuoco provoca delle ripercussione su tutta la trama concettuale. Questa ripercussione è dovuto al fatto che tutti i concetti elaborati stanno in un rapporto di reciprocità. La correlazione concettuale mi costringe ogni volta a precisare meglio un concetto alla luce delle nuove acquisizioni, e a ripercorrere lo stesso problema da una nuova e più avanzata prospettiva. Praticamente sono costretto a ripercorrere lo stesso problema o ad allargare la visione su di esso ogni volta che preciso un concetto, in quanto fa emergere un altro e diverso punto di vista teorico. L’obiettivo che mi sono posto è analizzare una serie di problemi che da tempo impegnava la mia mente:
capire la struttura dei rapporti umani;
analizzare le forme del potere elementare;
tracciare una teoria della cultura.
Il minimo comune denominatore che sottende questa costellazione di problemi è il concetto di azione reciproca o, più semplicemente, d’interazione.
Excursus sulle regole
Regole descrittive
Regole performative
A) regole inclusive
B) regole escludenti
Per un’analisi del comportamento interattivo
L’analisi ruota intorno al concetto di azione reciproca o di comportamento circolare. Ciò che mi propongo di definire e individuare sono le regole in base alle quali possiamo riconoscere un comportamento interattivo. Si parla di comportamento interattivo quando un comportamento regola un altro comportamento. Il primo assioma asserisce: un comportamento per essere regolato da un altro comportamento deve essere attribuibile a un agente percipiente. Il secondo assioma: se un comportamento regola un altro comportamento, allora bisogna presupporre che ci sia la possibilità di selezionare diverse modalità comportamentali, voglio dire, intanto si può regolare un comportamento in quanto, e solo in quanto, la scelta presuppone diverse opzioni comportamentali.
Elementi del comportamento
In questa sezione, focalizzo l’attenzione sul concetto di comportamento. Dal momento che il comportamento è l’unità principale di uno scambio interattivo, allora occorre anzitutto scomporlo nei suoi elementi costitutivi. Il “comportamento reciproco” diventa l’unità fondamentale di uno scambio interattivo quando a un qualsiasi agire si “attribuisce” un’intenzionalità. Le condizioni poste presuppongono un agente osservante. Se si attribuisce un’intenzionalità a chi agisce, allora chi agisce è percepito sempre come un altro agente osservante. Pertanto, dal momento che chi pone in atto un comportamento incontra un limite, allora anche chi si oppone incontra un limite. In ogni comportamento ciò che reciprocamente si osserva è il “limite”, “incorporato” in ogni situazione interattiva. In altri termini, dire interagire vuol dire incontrare un limite.  Si definisce il comportamento un “circolo di azioni”, messo in atto da un agente, teso a superare un limite, che producendo dei segnali, prefigura un esito, che conferma o delude una aspettativa, una previsione o un’attesa. Per parlare di comportamento occorrono dunque quattro elementi: di un agente, di un “circolo di azioni”; di uno esito “prefigurato”, inteso come aspettativa, previsione o attesa; e di segnali. Ognuno di questi elementi mantiene una relazione reciproca con gli altri.
Sulla triplice costellazione di uno scambio reciproco
Si prenderà in esame non il comportamento in sé, bensì il comportamento orientato verso un altro comportamento, cioè il comportamento che ha una relazione con un altro comportamento. All’interno di una punteggiatura di sequenze, possiamo isolare una “sequenza minima comportamentale”, formata da una triplice costellazione di scambio reciproco. Questa struttura minima rappresenta una sorta di unità molecolare, una unità di base, che messa in connessione con tutte le altre forma, appunto, una sequenza ininterrotta di eventi. Questa struttura minima è costituita da tre eventi comportamentali, che possiamo classificare, rispettivamente, come «comportamento antecedente» (A), «comportamento di ritorno» (R), e come «comportamento conseguente» (C): ogni comportamento messo in atto da un agente viene punteggiato da un comportamento di ritorno del paziente, cui segue, a sua volta, un altro comportamento dell’agente. Classifichiamo il comportamento di ritorno sempre come il comportamento dell’Altro.
Comportamento simmetrico/asimmetrico
In questa sezione descrivo i criteri che permettono il passaggio da un’interazione simmetrica a una asimmetrica. Nel momento in cui uno dei due agenti, che partecipa all’interazione, percepisce (o valuta) il proprio comportamento come causa (stimolo) o come effetto (reazione) dell’altrui comportamento, il rapporto tra i due non è più simmetrico, ma diventa asimmetrico. Un comportamento è simmetrico rispetto a un altro comportamento, quando rispetta perfettamente il principio di reciprocità; in questo caso il potere degli agenti o dei gruppi che interagiscono è, come vedremo, a somma zero; quando il principio di reciprocità viene annullato o sospeso, allora il comportamento reciproco diventa asimmetrico, per cui tra gli agenti o i gruppi si ha una diversa distribuzione di potere
Tre modelli di comportamento
Effetto reciproco: il tratto A/C. Nell’effetto reciproco (o circolare) ogni comportamento viene percepito come causa/effetto, perciò possiamo dire che ciò che viene osservata è il tratto A/C. Tra l’esito e il comportamento non esiste alcun rapporto di dipendenza, tra essi s’instaura un rapporto di interdipendenza; oppure tra l’esito e il comportamento si stabilisce un effetto di simultaneità. Nell’effetto reciproco ciò che viene percepito è la reversibilità dell’ordine, ossia che un qualsiasi comportamento è sia causa che effetto.
Effetto retroattivo: il tratto A/E. Chi percepisce il proprio comportamento come causa, osserva l’esito come effetto del proprio comportamento; nella sequenza si seleziona il tratto A/E; in questa modalità, l’agente percepisce ogni esito come provocato dal proprio comportamento. L’esito, pertanto, dipende dal comportamento, cioè il comportamento è in funzione dell’esito: E = f (C).
Effetto lineare: rapporto E/C. Chi percepisce il proprio comportamento come effetto, osserva il tratto E/C della sequenza. In questa modalità, il comportamento dipende dall’esito: C = f (E). In questo caso, percependosi come effetto, l’agente regola l’esito in funzione del proprio comportamento.
Forme delle modalità interattive: modus operandi
In questa sezione analizzo la “fonte” da cui ciascun potere accresce la sua risorsa, e preciso altre regole: i comportamenti, e quindi i segnali, in una situazione di interazione, sono significativi quando un agente attribuendo a un soggetto percepiente la responsabilità (la causa) dell’emissione, ha il potere di poterli modificare. In ciascuna punteggiatura di sequenze, e quindi in ciascuna modalità, abbiamo tre modi per poter esercitare il potere di controllare e modificare comportamento altrui: possiamo imporlo, influenzarlo, suggestionarlo. Coercizione, convenienza o piacere sono le tre istanze fondamentali dell’agire umano: nel primo caso, si obbliga o s’impone un altro ad accettare una condotta conforme facendo leva sulla forza. La prima modalità dipende da quanta forza l’agente attribuisce all’autorità che impone una tale linea di condotta. Definiamo questa modalità interattiva come prevaricazione/sottomissione. La seconda modalità dipende da quanta abilità o competenza un agente attribuisce al prestigio di chi propone una scelta. Definiamo la seconda modalità come competizione/adulazione. La terza modalità dipenda da quanta forza di attrazione (fascino) si dispone per suggestionare qualcuno a imitare il proprio comportamento. Definiamo questa modalità seduttiva/mimetica.
Principio di ordinazione
Si analizza il criterio che assegna l’ordine delle posizioni, in base al quale l’uno occupa quella superiore e l’altro quella inferiore: l’agente che regola il proprio comportamento conformandosi alle aspettative altrui, che regola il comportamento confermando le previsioni altrui, infine l’agente che regola il proprio comportamento corrispondendo a un esito inatteso occupa la posizione inferiore. Viceversa, l’agente che vede confermate le proprie aspettative, previsioni o che si vede corrisposto nelle proprie attese, occupa la posizione superiore. La posizione che noi abbiamo nei confronti dell’esito fa cambiare forma al nostro comportamento. Se, infatti, partiamo dall’assunto che l’esito dev’essere così e non può essere altrimenti, allora anche la nostra aspettativa non può che essere così e non altrimenti; questo atteggiamento nei confronti dell’esito esclude che ci possa essere un comportamento di ritorno altro da quello atteso. Se, invece, partiamo dall’assunto che l’esito può essere così, ma può essere anche altrimenti, allora non si esclude che ci possa essere un comportamento di ritorno altro da quello previsto. Se, infine, partiamo dall’assunto che l’esito può essere altrimenti, ma non deve essere così, allora vuol dire che siamo attenti a qualsiasi comportamento di ritorno, escludendo proprio quello che ci si aspetta.
Dal gesto “allusivo” al gesto stabilizzato
In questa sezione si traccia la matrice che ha reso possibile “staccare” da tutto un contesto un segmento dell’azione per poter alludere al suo intero processo.
Differenza tra aspettativa, previsione e attesa
Definiamo le diverse predisposizioni nei confronti del futuro (o dell’esito) come aspettativa, previsione o attesa. Ciò che cambia non è solo la percezione del futuro, ma anche la diversa configurazione che i tempi o la durata della risposta altrui avrà: la durata della risposta, nella aspettativa in quanto imposta, deve essere immediata; nella previsione, la risposta in quanto condizionata è calcolata, la sua durata viene misurata; nell’attesa in quanto la risposta è del tutto libera, la durata può essere prolungata. Cambia dunque, in ogni modalità, la percezione del tempo.
Gli ambiti interattivi e il problema dell'osservatore
Ambito percettivo: osservatore/diretto.
Ambito cognitivo: osservatore/esterno-indiretto
Ambito interattivo: osservatore/interno
Coinvolgimento e distacco: partecipazione e inibizione
In una situazione di distacco, esiste un ambito del Sé che è sotto il controllo della situazione in cui si trova ad essere. In una situazione sociale esiste un ambito del Sé, che possiamo definire (in base appunto al tipo di situazione a cui si partecipa) quello più “esposto”, quello che si mostra al pubblico, soggetto al reciproco controllo sociale. L’aspetto del Sé che viene esposto all’altro, in una determinata circostanza, è la parte su cui un agente può esercitare un controllo.
Analisi del Sé
In questa teoria il Sé si configura come un «costrutto pragmatico» che anticipa ogni costruzione mentale. Il Sé è ciò che emerge dai rapporti e dalle relazioni sociali, ma conserva al proprio fondo delle istanze che non possiamo ricondurre a una dimensione puramente mentalistica. Come costrutto pragmatico, configuro il Sé come percezione di un ambito non disponibile, che, come tale, non è configurabile né come soggetto né come oggetto mentale. In quanto esprime un ambito non disponibile, il Sé, in questo senso, può essere vedersi diminuire, fino ad essere quasi completamente annullato, o vedersi potenziato e quindi accresciuto: più l’ambito non disponibile viene ridotto più diminuisce la percezione del proprio Sé, e viceversa. In altri termini, un agente è “consapevole” di possedere un ambito entro il quale vivere e agire, allo stesso tempo, pone questo ambito come qualcosa di non disponibile ad alter. La non disponibilità del proprio ambito costituisce ciò che qui definiamo come Sé.
Come si comporta il Sé nella modalità interattiva
In questa sezione analizzo il Sé nella modalità interattiva in rapporto all’evento. Specificazione dei vari livelli di osservazione. Cosa comporta un’osservazione di primo ordine (annullamento dell’altrui punto di vista) da un’osservazione di secondo ordine.
Tipologia delle relazioni
Piano della relazione sociale e della modalità interattiva
In ogni interazione occorre distinguere ciò che appartiene alla relazione sociale da ciò che dipende dalla modalità interattiva. All’interno di ogni interazione è fondamentale operare una distinzione tra ciò che è previsto dalla relazione sociale da ciò che è invece dipende dalla modalità interattiva: cioè occorre distinguere la reciprocità delle aspettative inclusa nella relazione sociale dalla reciprocità delle aspettative decisa dalla modalità interattiva.
Il punto di vista, l’oggetto, la modalità.
In questa sezione analizzo la coimplicazione tra la definizione di Sé che si ha nell’interazione e la definizione del sé dell’altro. In primo luogo individuo il punto di vista di chi esprime la definizione e, in secondo luogo, analizzo l’oggetto della rappresentazione; infine, come si enuclea questa duplice definizione. Cosa vuol dire avere punti di vista coincidenti e punti di vista divergenti.
Il significato del “punto di vista” nella modalità interattiva
Lo scambio dei rispettivi punti di vista assicura ciò che viene definito come il processo di socializzazione degli individui. Tale processo viene scandito da una fase di annullamento del proprio punto di vista, cui “segue” una fase di sostituzione con l’altrui punto di vista. Dal modo in cui questo movimento dialettico di “annullamento/sostituzione” avviene si avranno tre forme diverse di scambio, che qui definiamo come “assimilazione”, “identificazione” e “immedesimazione”. Ognuna di queste forme di scambio si richiama a una specifica modalità interattiva. In estrema sintesi, nel processo di assimilazione il proprio punto di vista si annulla per essere sostituito dall’altrui punto di vista; anche nel processo di identificazione si ha un annullamento/sostituzione, ma questa volta ciò ha la funzione di osservare come l’altro ci osserva (o che cosa prevede da noi); così come, nel processo di immedesimazione, tale processo ha la funzione di osservare come l’altro si osserva (ossia come viene coinvolto dall’evento).
Processo di assimilazione
Descrizione di come avviene il processo di assimilazione nella modalità prevaricatrice/sottomissiva, come il “punto di vista superiore” tende ad assimilarsi quello “inferiore”, o perché il punto di vista inferiore si lascia assimilare da quello superiore. Questo processo si può definire compiuto nel momento in cui chi è nella posizione one down sceglie la condotta secondo le aspettative di chi è nella posizione one up. Processo di appropriazione/sottrazione legato al processo di assimilazione.
La funzione del processo di assimilazione
Il processo di assimilazione ha la funzione di imporre agli attori sociali a modificare il proprio comportamento, è fondamentale nel processo di socializzazione. Inoltre, ha la funzione di costruire il livello di fiducia dei singoli attori sociali, preparando il processo di identificazione.
Il processo di identificazione
Ogni processo è funzionale alla modalità interattiva: il processo di assimilazione è funzionale alla modalità prevaricativa/sottomissiva; il processo di identificazione lo è alla modalità competitiva/adulativa, quello di immedesimazione è funzionale alla modalità seduttiva/mimetica. Inoltre, ogni processo si costruisce sulla posizione down della modalità precedente: è come se il processo di identificazione con la sua relativa modalità si fosse sviluppato dalla sottomissione, così come il processo di immedesimazione dall’adulazione. Infatti, il processo di identificazione inizia dall’acquisizione di due atti: il primo inizia quando si vive l’esperienza di vedersi annullato il proprio punto di vista, il secondo quando si forma la convinzione che sia il proprio comportamento a provocare il comportamento.
Il processo di immedesimazione
Significato e funzione
Accumulo e possesso della risorsa: processo di appropriazione/sottrazione della risorsa
Valuto il significato del possesso come matrice del potere: la matrice del potere ruota intorno alla matrice del possesso. Il possesso è la condizione per poter disporre di qualcosa, ma per poter disporre di qualcosa bisogna possedere qualcos’altro. Analisi del processo di appropriazione/sottrazione o di espropriazione (significato dell’offesa all’interno di una modalità interattiva), di crescita o diminuzione del Sé. Differenza tra avere ed essere: il possesso inteso come avere misura la quantità delle risorse di cui si dispone, mentre il possesso inteso come essere qualifica la condizione dell’agente. Bisogna avere qualcosa (che sono dei mezzi) per essere nella condizione di entrare in possesso di qualcos’altro (che sono degli scopi). In altri termini, bisogna avere per essere; ed essere per avere.
Possedere, impedire, creare
Creare le condizioni del possesso, impedire all’altro di entrare in possesso, possedere qualcosa, sono i tre circoli dell’azione da cui hanno origine le rispettive modalità complementari: la prevaricazione mira al possesso, la competizione mira ad ostacolare o a impedire all’altro il possesso, la seduzione mira a creare le condizioni del possesso.
Sul triplice natura del “potere”: coercizione, previsione, suggestione
La funzione che ciascuna istanza svolge nell’ambito delle relazioni umane.
Giochi di potere nelle modalità interattive
La sottomissione è una degradazione della prevaricazione, cioè quanto più un individuo è disposto a rinunciare a quote della propria “sovranità”, tanto più si pone nella condizione di avere bisogno di qualcuno che gli dia degli ordini; quindi, si va da un massimo (prevaricazione) a un minimo di potere coercitivo (sottomissione). L’adulazione è una degradazione della competizione, cioè quanto più un individuo perde quote di fiducia operativa tanto più avverte il bisogno di affidarsi a qualcuno per la soluzione dei problemi; quindi, si va da un massimo (competizione) a un minimo di fiducia nelle proprie capacità (adulazione). La mimesi è una degradazione della seduzione, cioè quanto più un individuo perde capacità motivazionale ad agire tanto più avverte il bisogno di avere stimoli nuovi; si va da un massimo (seduzione) a un minimo di capacità motivazionale (mimesi).
La minaccia, la promessa, la lusinga
Come si acquista la risorsa in ogni specifica modalità. I mezzi messi in atto da ciascuna modalità per accrescere il proprio Sé. Ogni processo di appropriazione del sé altrui implica una sua diminuzione.
Prova di forza e uso della minaccia
Analisi dell’atto di forza e come si determina la situazione conflittuale.
Atto di sfida e uso della promessa
Dalla sfida alla promessa per convincere l’altro a cedere qualcosa in cambio di qualcos’altro. Modalità compensativa.
Atto ambivalente: la lusinga
Origini e “fissaggio” della modalità prevalente
In questa sezione, tento di rispondere alla domanda perché in un soggetto prevale una modalità interattiva piuttosto che un’altra. La teoria dell’attaccamento di Bowlby ci aiuta a capire meglio il processo di assimilazione, di identificazione e di immedesimazione, e quindi il formarsi e l’applicazione di una modalità prevalente piuttosto che un’altra.
Campo di applicazione e verifiche
In questi esercizi tenterò di applicare ad alcuni campi quanto è contenuto ne La teoria dei tratti dominanti. Sebbene tali riflessioni non hanno la pretesa di proporsi come verità scientifiche, ogni lettore di buon senso si renderà conto di quanto sia difficile allestire degli esperimenti in grado di verificare l’attendibilità di ciò che sostiene in modo apodittico. Ciascuno lettore potrà verificare la validità di queste modalità interattive facendo appello al proprio vissuto, alle proprie esperienze e/o facendo riferimento alla propria cerchia familiare e amicale. Tuttavia, nessuna teoria può sostenersi nel vuoto, essa ha bisogno di trovare spunti e appigli per continuare. Perciò, per evitare che le nostre modalità rimangono privo di ogni ancoraggio reale e appaiano del tutto astratte, ho individuato un campo di applicazione che m’offriva la possibilità verificarle operativamente. Questo campo è la narrativa, ma non solo. I romanzieri, sulla cui lettura e acume ho fatto grande affidamento, offrono una grande abbondanza di materiali. Si tratta soltanto di saper scegliere i narratori più appropriati. Gli scrittori mi hanno dimostrato che ciò che scrivevo su questo argomento non erano soltanto mie elucubrazioni personali prive di ogni fondamento. Quando rivolgevo i miei pensieri alla realtà quotidiana, come viene descritta dai romanzieri, qualcosa dentro di me mi diceva che non ero completamente fuori strada. La prevaricazione, la competizione, la seduzione, ecc., non sono modi di fare inventati da me, ma sono analizzati in ogni loro sfaccettatura dai grandi romanzieri perché queste modalità sono parte integrante del nostro essere “animali relazionali”.


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