EU Model all’Università di Torino

Creato il 31 marzo 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Cinque giorni in cui Torino è stata la culla dell’Europeismo. Cinque giorni in cui gli studenti dell’Università di Torino hanno vissuto in prima persona una simulazione della procedura legislativa dell’Unione Europea.

Dal 24 al 29 marzo scorsi, l’Università di Torino ha ospitato presso il Campus Luigi Einaudi un’esperienza unica e soprattutto innovativa: l’EU Model. Il progetto era certamente ambizioso e anche complesso da organizzare. Sessanta delegati provenenti dalle università di tutta Italia che si sono trovati a discutere, a confrontarsi e soprattutto ad esaminare in maniera legislativa uno dei più grandi temi del dibattito contemporaneo, quello sull’immigrazione. Tutto ciò facendo esattamente come se ci si trovasse al Parlamento Europeo di Bruxelles, dunque mettendosi nei panni – agendo ma soprattutto pensando – come se si fosse membri del Parlamento o del Consiglio dell’Unione Europea.
Ad organizzare un programma così articolato sono stati i ragazzi del MSOI, il Movimento Studentesco per l’Organizzazione Internazionale, supportati da Europae, la Rivista di Affari Europei, e dai GFE, i Giovani Federalisti Europei. Come si è detto, un progetto ambizioso ma che è stato portato a termine in maniera ineccepibile, sia nell’organizzazione, sia nella serietà dei delegati.


Un “simulation game” in versione europea.

Il Campus Einaudi è stato dunque luogo di una ricostruzione vissuta come fosse un “simulation game”. Tutto si giocava nell’obiettivo di approvare una proposta di regolazione sul tema dell’immigrazione. Approvazione che però doveva essere accolta sia da coloro che rappresentavano i membri del Parlamento Europeo, sia da coloro che invece giocavano il ruolo dei membri del Consiglio dell’Unione Europea. Trovare un accordo fra sessanta persone non è cosa semplice, ma è ancora più insidioso quando si tratta una materia tanto delicata quanto lo è la legislazione europea.

La simulazione però non era limitata a questo: le discussioni erano tutte condotte in lingua inglese – of course -, e i dibattiti fuoriuscivano dalle aule di meeting, tanto che di grande importanza erano le chiacchierate informali che i delegati avevano tra loro. Il gioco di simulazione ha significato prima di tutto avere la possibilità di immergersi e dunque di cogliere il senso della procedura legislativa europea, ma non solo. Giocare col diritto, avere la possibilità di usarlo, di capirne i meccanismi, gli usi da una prospettiva reale – fuori dalle aule e dagli esami universitari -, poter riflettere su come ciò che sembra tanto lontano – come i meccanismi dell’Unione Europea – in realtà poi coinvolga la vita quotidiana di ciascuno, è un’esperienza formativa e personale unica. Di un valore ancora maggiore se si pensa che l’EU Model 2015 di Torino è stata la prima esperienza di questo genere in Italia.

L’obiettivo è stato raggiunto al termine delle cinque giornate di lavoro. Così come ha riportato Europae “L’esito – per gli amanti del tecnicismo, giunto in seconda lettura rapida a seguito di un ultimo meeting informale mediato dalla Commissione per livellare le posizioni di Consiglio e Parlamento – è stata la sostanziale approvazione della modifica al Regolamento Dublino III nel senso dell’instaurazione di un sistema di quote, che ripartisca in tutti gli Stati Membri le domande di asilo pervenute ad un Paese in emergenza migratoria, in base a criteri economici, sociali e umanitari di volta in volta verificati dalla Commissione.”

Un esercizio di democrazia e di dibattito da cui si dovrebbe prendere esempio.

Ph. credits: Lorenzo Aprà


EU Model: com’è stato organizzato.

Il progetto EU Model è stato organizzato in due fasi: EU Know e EU Make.

Come suggeriscono gli stessi nomi, nella prima fase, EU Know, ci si è concentrati sullo sviluppo e sull’acquisizione delle competenze e delle capacità in materia di diritto internazionale. Lungo tutto l’anno accademico 2014/2015 sono stati organizzati una serie di conferenze, lezioni, meeting e seminari volti a far padroneggiare agli studenti gli strumenti necessari per muoversi per l’appunto nel diritto internazionale. La fase di EU Make è invece coincisa con l’EU Model: è stata la concretizzazione e la messa in gioco delle capacità acquisite, in cui il tema scelto è stato la materia della gestione delle richieste di asilo e la gestione delle frontiere nell’ambito della regolazione dei flussi migratori. Soprattutto, gli studenti si dovevano concentrare su una possibile revisione del regolamento Dublino III, il regolamento adottato dai Paesi dell’Unione Europea il 1 gennaio 2014 per la gestione dei migranti ma che si è rivelato inefficace e fallace.

MSOI: chi sono gli organizzatori dell’EU Model.

MSOI, Movimento Studentesco per l’Organizzazione Internazionale, è – come è affermato nello stesso sito- “un’associazione creata da studenti e rivolta a studenti, impegnata a promuovere la diffusione della cultura internazionalistica e a valorizzarne i contenuti e le finalità.” . L’associazione è nata nel 1949 e negli anni è cresciuta fino a diventare parte e membro italiano del World Forum of United Nations Associations Youth, organizzazione che coordina i progetti giovanili delle Nazioni Unite nel mondo. In Italia MSOI conta sui gruppi di Torino, Milano, Roma, Napoli, Cosenza e Gorizia.

A strong Europe need strong Europeans.

Una cosa è certa: un’Europa forte, unita e compatta nelle sue diversità ha bisogno prima di tutto di Europei forti. Esattamente come gli studenti che hanno partecipato all’EU Model, e che ci hanno lasciato un pensiero personale sull’iniziativa.

Una partecipante e il segretario del MSOI di Torino hanno condiviso con noi i pensieri sul progetto, parlandoci di cosa si può migliorare, dei lati formativi migliori e di cosa rimarrà dentro di questa esperienza.

Marianna Cortivo, Segretario MSOI Torino: “Le cose positive sono sicuramente che i ragazzi hanno avuto l’occasione di mettersi in gioco e vivere in prima persona i meccanismi della procedura legislativa ordinaria dell’UE. Hanno anche potuto confrontarsi con altri ragazzi della stessa età su tematiche attuali e migliorare le loro capacità di team working.
Il fare una simulazione di questo tipo, totalmente in inglese, non è stato facile, ma si sono tutti sforzati moltissimo e anche nei momenti meno formali hanno sempre continuato ad usare l’inglese. Molti ci hanno ringraziati e sono stati molto contenti, soprattutto di poter svolgere qualcosa di pratico che l’Università non offre. Per quanta riguarda noi organizzatori è stata una prima edizione difficile da preparare, ma che ci ha dato una soddisfazione enorme. È da Luglio dello scorso anno che abbiamo iniziato a lavorarci e fino a marzo abbiamo avuto innumerevoli intoppi, che a volte ci hanno anche demoralizzati, ma siamo riusciti a portare a casa un risultato ottimo.
Gli aspetti che si possono migliorare son sicuramente molti. A partire da una migliore organizzazione, dei tempi morti che ci siamo ritrovati ad affrontare negli ultimi giorni di simulazione, ad un maggiore coinvolgimento di studenti stranieri e ad una partenza anticipata di tutta l’organizzazione della simulazione.
La sostanza è che i ragazzi non hanno solo lavorato, ma anche fatto amicizia tra loro. Si è formato un bellissimo gruppo di persone che continua a rimanere in contatto.”

Carlotta Sarale, partecipante esterna: “Premetto che non avevo mai fatto una simulazione europea, avevo solo partecipato al Simulation Game storico dell’ONU , e tra i due tipi di simulazione e procedura preferisco il secondo. Prima di tutto perché è molto più creativo ovviamente, ti viene presentato il problema e devi trovare una soluzione. Inoltre ciò che ho trovato bello è stato sapere come andava a finire ma cercare di non seguire troppo la storia. Ti porta anche a immedesimarti maggiormente nella Nazione che rappresenti, perché sei costretto a documentarti e a creare una tua posizione, esaminando magari le relazioni commerciali tra i vari paesi, capire i vari collegamenti e gli interessi in gioco. L’esperienza dell’EU Model è stata comunque interessante in modo diverso. Sicuramente è un po’ meno creativa, perché ti arriva un emendamento e devi discutere su ciò che è già stato formulato, e ovviamente in modo difficilmente contestabile. Sei forzato a trovare i punti negativi. Essendo così tecnico non si hanno neanche tutte le competenze necessarie per analizzarlo e discuterlo in maniera costruttiva. Perché tutti noi abbiamo provato a immaginarci differenti soluzioni, ma sulla base di ben pochi dati precisi e tecnici. Ma a parte questo l’ho trovata un’esperienza veramente coinvolgente che non mi capitava da tanto. L’organizzazione è stata fantastica, ha creato una coesione fortissima tra tutti noi, è stato impegnativo perché stare tutti i giorni dalle 9 alle 6 a discutere con l’attenzione alta è difficile. L’organizzazione ha reso questa esperienza formidabile. Tutto preciso nel dettaglio, come le cartelline della “Commissione Europea” con tutto il materiale, la riunione con la Commissione nella Meeting Room, la location, i pranzi e le uscite serali. Oltre essere stata un’esperienza formativa é stato un bel momento di condivisione e occasione per conoscere persone nuove. In più abbiamo detto che ci sentivamo come fossimo “in gita”, perché in università purtroppo si perde quel senso di gruppo e unione. Ultima nota positiva è stato lo svolgimento di tutto il lavoro in lingua inglese, penso che qualsiasi simulazione debba essere svolta in lingua inglese. Mi ha sciolto parecchio e ho imparato molti termini tecnici.”

Rebeca Giaietto, membro dello staff: “E’ stato un immenso onore far parte dello Staff di questo EU Model. Si respirava un’aria internazionale, mai percepita sin d’ora. Il vedere così tanti ‘’cervellini’’, che si arrabattavano , cercando un confronto per un medesimo goal, con diverse prospettive è stato davvero un’emozione incredibile. Ho davvero pensato che se si vuole realmente, se la si può fare, ma tutti assieme. Colgo l’occasione per invitare tutti voi a partecipare alle prossime future edizioni, e non è assolutamente per esser di parte, ma semplicemente perché: ‘‘A strong Europe needs strong Europeans!’’ Grazie.”

Tags:EU Model,MSOI,The Europe Justice,torino Next post

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