Ma Mina è una giovane volubile ed ambiziosa, e Xilef un artista estremamente sensibile e passionale: la tragedia è imminente. Nemmeno la musica può bastare a sedare i tumulti di un’anima profondamente ferita.
Hector Berlioz (1803-1869) fu un compositore che ebbe assai cara la musica descrittiva, come si evince dal suo capolavoro la Synphonie Fantastique, ricca di sfumature drammatiche potenti ed efficaci, nonché di novità estremamente ardite per l’epoca, tanto nella partitura che negli effetti sonori. Berlioz ebbe temperamento aggressivo e fu inquieto, audace ed eccessivo tanto come uomo che come artista. Noto come musicista, fu anche autore di scritti di una certa eleganza, come questo racconto incentrato sull’Utopia, cara a molti intellettuali di ogni tempo, della Città Ideale, in questo caso la Città della Musica, organizzata secondo un rigido regime militare. Si mostrò sempre assai critico nei confronti della musica e degli artisti, soprattutto contemporanei, e si scagliò sovente contro il melodramma italiano (in particolare contro Rossini) che trovava soprattutto banale e volgare. Anche in questo racconto il viaggio in Italia è per Xilef-Berlioz l’occasione per criticare assai aspramente gli italiani ed il loro pessimo gusto musicale, nonché per stigmatizzare i comportamenti volgari a teatro, in platea e dietro le quinte.
La storia è curiosamente ambientata nel futuro, quasi che Berlioz si augurasse davvero una futura realizzazione della magnifica utopia di Eufonia, ma il racconto è più che altro dedicato alla narrazione della sfortunata storia d’amore di Xilef e la sua Mina, donna leggera che non si fa problemi a “sostituirlo” con un artista famoso, amico del suo fidanzato. Berlioz amava intrecciare le sue vicende personali alle sue scritture, musicali o letterarie che fossero; anche in questo caso non fa eccezione. Nella sua vita turbolenta ebbe svariate e complicate avventure amorose e il comportamento di Mina ricalca quello che nei suoi confronti ebbe l’artista Camille Moke, la quale nel 1831 lo lasciò per un altro. È una specie di pastiche romantico, dunque, con curiose svolte horror-splatter, diremmo oggi, ma l’astio nei confronti degli italiani ci appare davvero eccessivo nei toni quanto negli argomenti; sarà per questo motivo, forse, che non si riesce ad essere troppo obiettivi nel giudicare questo piccolo romanzo una lettura, tutto sommato, superflua.
(di Alessandra Farinola)
Hector Berlioz
Eufonia o la città musicale
(traduzione di Roberta Ferrara)
Sellerio
1993