EUNAVFOR Med nell’Agenda Europea sulla Migrazione: una nuova Mare Nostrum?

Creato il 22 maggio 2015 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR

Accanto alla EUNAVFOR Med affidata all’Ammiraglio Enrico Credentino, potrebbe assumere per alcuni aspetti le sembianze di una “Mare Nostrum” europea la realizzazione fattiva e operativa delle proposte della Commissione nell’Agenda Europea sulle Migrazioni. Presentata a Bruxelles lo scorso 13 maggio dal primo Vicepresidente della Commissione Europea Frans Timmermans, dall’Alto Rappresentante per la Politica Europea di Difesa e Sicurezza Federica Mogherini e dal Commissario per gli Affari Interni, Migrazione e Cittadinanza Dimitris Avramopoulos, si inserisce nel contesto più ampio dell’Agenda Europea sulla Sicurezza ma, nel rintracciare possibili analogie, è necessario trovarne diretto riferimento nelle parole degli atti e dei suoi protagonisti.

In Europa c’è chi parla della necessità di un approccio olistico al fenomeno della migrazione via mare o, come per l’Alto Rappresentate, “globale”, dove il termine non si intende solamente dal punto di vista geografico o geopolitico ma è tale, spiega in conferenza stampa, «perchè tocca tutti gli aspetti di un problema complesso che non verrà risolto con un colpo di bacchetta magica ma che per affrontare il quale, noi tutti, Stati Membri e Istituzioni abbiamo elaborato un insieme di politiche europee. Per fare questo abbiamo proceduto in modo integrato e coordinato tenendo presente tutti gli aspetti del nostro lavoro, dagli aspetti diplomatici, agli investimenti nella cooperazione allo sviluppo, la coerenza delle politiche commerciali, le politiche ambientali, il cambiamento climatico, aiuto umanitario, cooperazione regionale e politiche interne sulla migrazione e sull’asilo. Non abbiamo solo una politica europea ma una politica integrata. L’Unione Europea ha finalmente capito questa urgenza e ha finalmente capito la propria responsabilità. Ora la risposta è una risposta europea».

Il fenomeno migratorio, divenuto sempre più complesso, non può essere affrontato da un unico punto di vista. Fermo restando la natura prettamente programmatica, da cui la sua definizione, la novità di questa agenda, quindi, risiede nella opportuna circostanza in base alla quale la Commissione non intende più lavorare a compartimenti stagni, intende invece integrare la migrazione in tutti i suoi settori d’intervento, sia di politica interna sia di politica estera.

L’Agenda Europea sulla Migrazione, già un anno fa nei desiderata del Presidente Juncker, pone alla Comunità Internazionale e agli Stati Membri dell’UE una soluzione immediata all’emergenza ma anche una prospettiva di medio-lungo termine secondo quattro pilastri: ridurre gli incentivi alla migrazione irregolare, salvare vite umane e rendere sicure le frontiere esterne, una forte politica comune di asilo e una nuova politica di migrazione legale da leggersi in chiave integrazione.

I primi due sono sicuramente quelli che richiamano ad una azione con carattere di immediatezza ed urgenza in risposta alle tragedie che si sono consumate in mare con l’arrivo della bella stagione. I numeri pubblicati da Frontex, contano ad oggi circa 30000 migranti posti in salvo dal 1 novembre 2014 , giorno in cui Mare Nostrum ha lasciato il posto alla JO Triton, dei quali circa 7000 direttamente dai mezzi coordinati dall’agenzia per il controllo delle frontiere esterne.

Al netto delle dovute differenze tra le due operazioni ed operatività, l’Agenda pone oggi particolare attenzione alla salvezza della vita in mare e alle attività di SAR. Secondo quanto contenuto nell’Agenda, infatti, «Europe cannot stand by whilst lives are being lost. Search and rescue efforts will be stepped up to restore the level of intervention provided under the former Italian ‘Mare Nostrum’ operation».

Allo stesso modo, si prevede di triplicare il budget previsto per le missioni Triton e Poseidon elaborando contestualmente un nuovo piano operativo concordato con l’Italia, che permetterà sia di aumentare i mezzi a disposizione sia la sua portata geografica in modo tale che Frontex possa svolgere il doppio ruolo di sostegno operativo alle frontiere per gli Stati interessati e di salvare vite in mare pensando anche di modificarne nel prossimo futuro la base giuridica per rafforzarne il mandato e aumentare la capacità di fornire un’assistenza operativa globale.

Altro elemento contenuto nel testo è l’importanza riservata alla cooperazione e allo scambio tra agenzie e attività di intelligence volte all’informazione e alla sicurezza. «More will be done to pool and better use information to identify and target smugglers. The result will be a single entry point for inter-agency cooperation on smuggling. Frontex and Europol will also develop profiles of vessels which could be used by smugglers, following patterns to identify potential vessels and monitor their movements. Finally, Europol will identify illegal internet content used by smugglers to attract migrants and refugees, and request its removal». Si tratta anche di un nuovo concetto di “Hotspot” in cui EASO Europol e Frontex lavoreranno in prima linea con gli Stati Membri per registrare l’arrivo dei migranti ed i loro dati biometrici e provvedere eventualmente al loro ritorno. «EU Agencies can also assist Member States’ authorities in intensifying their action against criminal networks of smugglers. Agencies help identify smugglers, investigate them, prosecute them, freeze and confiscate their assets. Action will build on immediate efforts to identify, capture and destroy vessels before they are used by criminal networks».

Un sottile filo rosso unisce questi propositi agli elementi che hanno caratterizzato su scala nazionale l’Operazione Mare Nostrum raccontata nei suoi aspetti differenti ed in differenti occasioni dall’Amm. Filippo M. Foffi, Comandante in Capo della Squadra Navale. In prima battuta, intervenendo a Catania:

Mare Nostrum è nata in maniera emotiva e razionale. L’emozione per quei naufragi è stata molto significativa; c’è una linea ed è quella tracciata il 18 ottobre 2013, la data dell’inizio di Mare Nostrum. Ma a parte le emozioni, l’aspetto razionale è quello più importante ed è quello che ha motivato la partenza di Mare Nostrum perché, osservando il flusso migratorio nel 2012 e quello rilevato nell’anno successivo, ovvero nel 2013, si può notare come, nel mese di ottobre, avevamo già raggiunto il triplo dei migranti in mare e l’impennata di questa curva era tale da imporre uno studio per controllare questa emergenza. Quindi non sarebbe stato di certo possibile partire il 18 ottobre 2013 se non avessimo pensato a tale situazione con molto anticipo; gli eventi non ci hanno trovato impreparati di fronte all’emergenza. Mare Nostrum è stata definita da tutti, da chi l’ha voluta, da chi l’ha fatta e da chi la vedeva come qualcosa che non poteva essere la soluzione del problema dell’immigrazione clandestina, ma poteva ridurre il numero dei morti e poteva arginare l’attività delle organizzazioni criminali. Essa si fonda infatti su due diversi pilastri: da una parte garantire la sicurezza in alto mare, identificare il traffico, lottare contro ogni illecito, perseguire ogni reato e, dall’altra, attraverso la presenza rafforzata in mare, naturalmente essere anche in grado di affrontare gli aspetti umanitari ed essere capaci di aumentare le capacità di soccorso.

Inoltre, esplicita a Bruxelles alla Commissione LIBE:

L’aspetto più interessante, edificante e sicuramente meritorio di Mare Nostrum è stato la capacità di mettere assieme sulle navi una task force composta non solo da marinai ma da esperti di settore, appartenenti a tante realtà dello Stato, con le stellette, senza stellette, più tanti volontari e di poter documentare, con base fotografica e attività di intelligence, che le strategie degli “smugglers” nel tempo hanno avuto una evoluzione. Dai gommoni siamo passati ai grandi barconi, poi a pescherecci, poi alle navi madre che rimorchiavano. Oggi sapete che i mezzi più usati, soprattutto da Est, sono vecchie navi fatiscenti che possono trasportare molti migranti. Di volta in volta, il dispositivo è stato ottimizzato per contrastare chi tentava di lucrare sulla disperazione dei migranti. L’attività svolta da questa task force vuol dire anche screening sanitario e screening di sicurezza. In modo seriale e parallelo le due attività sono state condotte individuando i casi sanitari urgenti e con pericolo di vita ma anche quella di individuare, tramite la consultazione di database nazionali ed internazionali, quelle persone che potevano essere pericolose per precedenti esperienze e precedenti reati commessi non solo in Italia.

Questo tipo di attività, portato avanti anche in maniera occulta, ha garantito la possibilità di consegnare alla magistratura prove schiaccianti ed assicurare alla giustizia i responsabili.
E ancora:

La missione parte dal presupposto che non si possono solo affrontare le operazioni SAR ma anche contemporaneamente quelle della sicurezza in mare e delle vie di navigazione così come per il contrasto di qualsiasi attività illecita e illegale. Le etnie cambiano nel tempo, i mezzi di trasporto, le nazionalità dei migranti cambiano nel tempo ma quello che è costante è che una scoperta la più anticipata possibile delle imbarcazioni che intraprendono il viaggio consente due cose molto importanti: non solo quella di intervenire prima che sia troppo tardi ma soprattutto di accumulare elementi di prova che possano consentire alla magistratura di intervenire pesantemente non solo sugli scafisti ma su quelli che sono i reali responsabili di queste organizzazioni. La chiave del successo è la grande collaborazione interagenzie, ovvero tutti i corpi dello Stato e tutti i paesi che hanno voluto collaborare e che hanno creato una rete di scambio di informazioni, che potrei definire “multilayer”, in modo che ogni tipo di specializzazione dell’informazione potesse essere scambiata nel rispetto delle regole e della proprietà della stessa ma consentendo costantemente ed in tempo reale di avere una situazione chiara in una certa zona di mare; ovvero tutti i partecipanti hanno avuto una chiara indicazione di quello che succedeva senza possibili conflitti.

Salvere la vita in mare, svolgere attività di search and rescue (SAR), interazione e scambio tra corpi dello Stato ed agenzie, individuazione delle reti di trafficanti ed attività illecite: questi gli elementi allo stesso modo valorizzati dalla realtà europea e la Marina Militare Italiana. Dando finalmente voce all’azione esterna, e non solamente agli aspetti legati agli “Affari Interni”, eventuali operazioni di politica di sicurezza e di difesa comune saranno destinate a identificare, catturare e distruggere sistematicamente le imbarcazioni usate dai trafficanti e quindi, continua la Mogherini, «altro aspetto è lo sviluppo di una operazione navale che andrà ad integrare Triton e Poseidon che, come sapete, hanno mandati diversi. Il mandato di questa nuova operazione sarà quello di creare delle forti turbative al modello economico di queste organizzazioni di trafficanti nel pieno rispetto del diritto internazionale e per questo stiamo collaborando con il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite».

Nelle osservazioni dell’11 maggio scorso a New York, l’Alto Rappresentante dice: «European leaders, on that occasion, also asked me to propose actions to disrupt the business model of human trafficking networks across the Mediterranean. Let me quote the statement of the European Council on 23 April, asking “…the High Representative to undertake systematic efforts to identify, capture and destroy vessels before they are used by traffickers in accordance with international law”. With this, my presence here at the Security Council today is so important for us. We have in these weeks prepared for a possible naval operation in the framework of the European Union Common Security and Defence Policy». In Agenda si legge in questo senso: «The High Representative/Vice President (HR/VP) has already presented options for possible Common Security and Defence Policy (CSDP) operations to systematically identify, capture and destroy vessels used by smugglers. Such action under international law will be a powerful demonstration of the EU’s determination to act».

In attesa di conoscere quale saranno le decisioni in seno al Consiglio di Sicurezza ex cap. 7, a seguito del nulla osta del Consiglio Europeo che ha riunito Ministri degli Esteri e della Difesa, finalmente, quindi, si può individuare, nel rispetto del mandato affidato alla Commissione e degli atti che regolano il funzionamento delle Istituzioni europee, una maggiore intenzionalità ad agire. Negli aspetti operativi con necessità di urgenza, si è consapevoli del fatto che Mare Nostrum o una Mare Nostrum Europea possa considerarsi solamente “l’analgesico” dei flussi migratori nel Mediterraneo e a tal proposito il Comandante in Capo della Squadra Navale ricorda: «Fin dall’inizio la missione non è mai stata considerata una soluzione al problema migrazione illegale e clandestina ma è stata considerata come un’operazione di emergenza che consentisse di evitare il maggior numero di perdite di vite umane e questo è stato in gran parte ottenuto, ma bisognerebbe affrontare a monte il problema».

Problema che, con l’Agenda, si vorrebbe affrontare grazie al rafforzamento della nota politica europea di cooperazione con i Paesi Terzi, con le missioni EEAS di contatto e mediazione sui territori di transito e di partenza, con la revisione del protocollo di Dublino e non da ultimo con una nuova politica di integrazione nella acquisita certezza che, conclude l’Ammiraglio Foffi, «i migranti cambiano in funzione delle crisi. La migrazione ha caratterizzato la storia dell’uomo ed è stato un modo per vedere nel tempo cambiamenti significativi e non sempre negativi. Dovremmo ricordare sempre che si sta affrontando un problema che è stato nostro e che un domani potrebbe diventarlo ancora».


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