Eurogruppo e Grecia: basta con le farse! Diciamo la verità!

Da Pukos

Sappiamo tutti che gli organi di informazione in Italia, ma potremmo estendere tranquillamente il discorso anche all’intera Europa, spesso anziché far capire ai lettori cosa stia effettivamente succedendo alzano una cortina di fumo che rende tutto più nebuloso, difficile da comprendere se non addirittura indecifrabile.

Sotto questo punto di vista i “media” stanno dando il meglio, anzi, il peggio di sé con la vicenda greca. Non c’è un giornale che abbia spiegato in maniera chiara quel che sta accadendo ed in particolare perché l’Eurogruppo e la Grecia non siano riuscite ancora  a trovare un accordo.

Da un lato sembra che l’Eurogruppo abbia dato un ultimatum al Paese ellenico, di solito un ultimatum è una proposta ben precisa alla quale si deve rispondere con un “sì” o con un “no”, invece in questo caso si intima alla Grecia di richiedere  un’estensione del programma di aiuti.

Non è quindi molto chiaro. Parrebbe di capire, dal termine “estensione”, che l’Eurogruppo sia favorevole ad un “allungamento” dei termini del rimborso, ma allora questo si concilierebbe con quanto richiesto da Tsipras che ha detto esplicitamente di non aver bisogno di soldi bensì di tempo.

C’è qualcosa che non quadra, perché se così fosse l’accordo sarebbe stato immediatamente raggiunto spostando solo la tempistica del rimborso, quindi, perché le due posizioni invece vengono definite “inaccettabili” da entrambe le parti?

Tsipras chiede tempo “per far le riforme” attraverso le quali la Grecia sarebbe in grado di avere forti tassi di crescita che gli permetterebbero di ripianare il proprio debito nei confronti degli altri Paesi europei.

Che bello! Ma allora, perché non concedergli il tempo? Perché non provare?

Forse perché queste “riforme” non sono a costo zero! Perché in primis il debito verrebbe  ulteriormente aumentato, ed allora ci si chiede: e se non funzionasse? Il quel caso non si sarebbe trattato solo di una perdita di tempo, la situazione risulterebbe ulteriormente aggravata, ed i rischi, capirete bene, sono davvero elevati.

Insomma al tavolo dei negoziati  l’Eurogruppo vuole sentirsi dire dalla Grecia come fa (perlomeno) a ridurre il suo debito, mentre la Grecia propone prima di aumentarlo … e poi … eventualmente …

Ed a questo punto le posizioni sono davvero distanti, ma solo per il momento, vedrete che venerdì prossimo … tu cedimi il 50% da una parte che io ti cedo il 50% dall’altra  …  ed un accordo lo si troverà.

Il vocabolario poi è talmente vasto che entrambi troveremo le parole giuste per dire di essere soddisfatti dell’accordo raggiunto.

Naturalmente non servirà a nulla, o meglio, servirà a coprire ancora una volta la verità che tutti sanno, ma sui giornali non viene detta.

A non funzionare non sono l’Eurogruppo o la Grecia, a non funzionare … è l’euro!

Come si fa infatti a pensare che due nazioni diametralmente opposte in ambito economico (ma non solo) possano avere la stessa moneta? Perché non lo si dice chiaramente?

E’ la cosa più semplice del mondo ed assolutamente comprensibile da tutti, se Stati diversi utilizzano la stessa moneta quelli più forti si avvantaggiano e quelli più deboli vengono penalizzati.

In una situazione “normale” quello più debole vedrebbe la propria moneta svalutarsi, dato che ciò risulta evidentemente impossibile visto che tutti gli Stati utilizzano la stessa moneta, dapprima si permette al più debole economicamente di aumentare il proprio debito, poi quando diventa insostenibile gli si impongono sacrifici, ma sono sacrifici inevitabilmente destinati ad aumentare fino a diventare insostenibili per una popolazione.

Non c’è quindi altra soluzione che sussidiare lo Stato economicamente più debole, evidentemente fino all’infinito, oppure … rompere quel patto scellerato che impone ad entrambi quei Paesi di utilizzare la medesima moneta!

Semplice!

Ma queste banali considerazioni non si trovano su alcun organo di “informazione”. Strano no?

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro   


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