Infatti la dilazione degli ulteriori tagli che costerebbe 30 miliardi ai creditori del Paese, ha pochissimo senso dal punto dei vista dei conti, ma ha uno scopo preciso, tutto politico: evitare che il governo conservatore greco si sfasci sotto l’onda d’urto dei nuovi tagli (rapportati all’Italia si tratterebbe di 60 miliardi, tanto per dare concretezza alle cifre) e faccia saltare il disegno di ridurre democrazia e diritti che è ormai l’obiettivo dichiarato dei circoli finanziari. Meglio passi più piccoli, meglio creare un’abitudine all’ impoverimento e ai ricatti che un’azione di forza rischiosa. Non è un caso che le voci sulla concessione di un periodo di tempo più lungo per attuare i massacri abbiano cominciato a diffondersi dopo il viaggio della Merkel ad Atene, effettuato proprio per rendersi conto di persona delle capacità di tenuta del premier Samaras.
L’importante a questo punto è guadagnare tempo: il fallimento della Grecia, grazie alle imposizioni della troika e la sua uscita dall’Euro provocherebbe una reazione a catena in tutti quei Paesi dove sono state imposte le medesime ricette economiche facendo saltare il banco di questa ‘Europa unita dai progetti reazionari della finanza e divisa dagli interessi contrastanti di centro e periferia dentro un mix che da una parte crea un’auspicabile confusione in merito agli obiettivi, togliendo lucidità alle opinioni pubbliche, ma rende più complesso dosarne i tempi e le tappe. Così si cerca di adottare con la Grecia il metodo Eluana: tenerne in vita artificialmente la permanenza dentro la moneta unica per permettere che anche in Portogallo, Spagna, Italia si realizzino le medesime mutazioni e spoliazioni senza trovarsi di fronte a resistenze che mettano in pericolo l’approdo finale. Certo con qualche difficoltà perché questo è un costo per le banche, ma soprattutto per i Paesi ricchi dove la narrazione ufficiale vuole che l’impoverimento progressivo sia dovuto agli stati cicala e non alla logica globale del profitto che ha occupato come un cancro tutti gli spazi del sociale.
Questo è il bandolo della matassa riguardo ai sondini da applicare alla Grecia: i teocon della finanza non sono poi così diversi da quelli che abbiamo visto all’opera con Eluana. Vogliono a tutti i costi far sopravvivere una moneta ormai ridotta allo stato vegetale, che nega ogni possibile ripresa, purché sia salvo il credo liberista e finanziario da applicare a tutto il continente. Se poi dovesse intervenire una morte naturale (sicura, se anche dai tempi incerti) pazienza, sarà stata la volontà di dio o del denaro. L’importante è che a decidere non siano i popoli.
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