Una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Zoology dimostrerebbe come 71 specie di mammiferi abbiano invaso l'Europa a partire da diverse migliaia di anni fa, mentre altre 30 abbiano esteso i loro territori fino ad includere il continente. Almeno 58 di queste specie, inoltre, provocano danni diretti all'essere umano o all'ambiente.
La ricerca, condotta da Piero Genovesi dell'Istituto di Protezione Ambientale di Roma, e da Riccardo Scalera, specialista in specie invasive dell' International Union for the Conservation of Nature (IUCN), ha esaminato le prove storiche della presenza di mammiferi non autoctoni in Europa fin dal 8-9.000 anni d.C., focalizzando maggiormente l' attenzione sugli animali che minacciano l'attuale biodiversità europea.
I ricercatori hanno scoperto che l'introduzione di nuove specie di mammiferi in Europa si è verificata, nell'arco degli ultimi 3.500 anni, almeno 740 volte. Per 635 di queste occasioni è inoltre possibile determinare la data più o meno precisa dell'introduzione di queste specie nel continente.
"I dati mostrano un aumento drammatico del ritmo d'invasione fin dall'inizio del XX° secolo, e l'invasione è ancora in corso" spiegano i ricercatori. All'origine di questa invasione c'è, indubbiamente, l'essere umano: il traffico di specie esotiche o non locali come animali domestici ha sicuramente incrementato il ritmo di invasione, fino a raggiungere livelli preoccupanti.
"Il costante aumento dell'introduzione di mammiferi alieni e il loro elevato tasso di successo sollevano seri dubbi". Un esempio sono i mammiferi alieni che minacciano seriamente le specie native, comprese quelle a rischio di estinzione.
Un mammifero di recente introduzione è lo scoiattolo rosso americano, insediatosi in Europa nel 2009 probabilmente dopo la fuga da un centro d'allevamento danese. Un altro scoiattolo, lo scoiattolo grigio americano (Sciurus carolinensis), è da oltre un secolo che scorrazza per l'Europa, sostituendo le speci autoctone per via del suo tasso riproduttivo quasi incontrollabile e di una maggiore adattabilità.
Il 2010, invece, è stato l'anno dei procioni: sono stati osservati procioni che tentavano di attraversare la striscia di mare che separa la Danimarca dalla Svezia. Se fossero procioni locali, nessuno si sarebbe posto alcun problema; a sollevare qualche preoccupazione è stato il fatto che si tratta una specie aliena, introdotta in Germania nel 1934 da Hermann Goering, e capace di colonizzare buona parte dell'Europa centro-settentrionale in soli 80 anni, causando danni all'ecosistema e la quasi estinzione di alcune specie native.
Ai primi posti tra le regioni più invase d'Europa ci sono due isole, la Sardegna e la Corsica, che hanno visto apparire rispettivamente 21 e 19 mammiferi alieni durante gli ultimi secoli della loro storia.
Tra le specie più dannose in assoluto ci sono i gatti domestici, le capre selvatiche e il visone americano. Sia i gatti che i visoni sono predatori di specie domestiche, e tendono a scavalcare i predatori autoctoni nella competizione per il cibo; il solo gatto domestico avrebbe effetti nocivi per la sopravvivenza di ben 16 specie native.
Attualmente, i mammiferi alieni costituiscono il 22,2% del totale di specie di mammiferi presenti in Europa. Se si considerano solo i mammiferi terrestri, la percentuale sale al 28,5%. Tra il totale dei mammiferi invasivi, ben due su tre sono noti per causare danni diretti all'essere umano (danni al raccolto o al bestiame).
Alien mammals in Europe: updated numbers and trends, and assessment of the effects on biodiversity