Berlusconi, intanto, è molto combattuto. Non contento di essersela cavata a buon mercato con la pena inflittagli, pare quasi che voglia sfidare i giudici, fino a costringerli a revocare l’assegnazione ai servizi sociali e a dargli i domiciliari. L’ex cavaliere avrebbe sicuramente un’agibilità politica molto più limitata, ma finire ai domiciliari darebbe voce e credibilità a una campagna basata sul vittimismo, una delle poche carte che Berlusconi potrebbe giocarsi per recuperare un po’ di consenso. Difficile, comunque, ipotizzare che l’ex Senatore possa anche solo avvicinarsi alle rimonte del 2006 e del 2013. Per Forza Italia finire staccati dal Movimento5stelle rappresenterebbe un ridimensionamento della possibilità di condizionare il governo, per la verità finora rivelatasi più di facciata che di sostanza. Per quanto riguarda gli altri, Lega e Destra, con la loro retorica antieuropeista, stanno affrettando il loro ritorno alla marginalità, dopo un ventennio in cui hanno contato ben più del dovuto. Sel e sinistra extraparlamentare, dal canto loro, dimostrano quantomeno la buona volontà di cercare alternative, ma non riescono ad andare oltre alle solite astrazioni ideologiche e intellettuali, con la riproposizione del solito sgangherato cartello delle buone intenzioni, destinato, con buona probabilità, a ripetere le stesse fallimentari esperienze dell’arcobaleno e dell’arancione.
In questa situazione, Renzi si trova praticamente da solo a cercare il consenso tra la maggioranza silenziosa degli italiani. Gli unici a potergli contendere, si fa per dire, il territorio di caccia sono i liquefatti centristi e il Nuovo Centrodestra, che tra l’altro sta puntando decisamente all’elettorato di Forza Italia.