Cominciamo le nostre interviste per le Europee 2014 con Stefano Girard, attivista valsusino NO-TAV candidato al Parlamento Europeo per il Movimento 5 Stelle nella circoscrizione Nord-Ovest. Laureato in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, fino ad aprile 2014 è stato collaboratore parlamentare del M5S al Senato
Poiché Lei ha avuto modo di seguire da vicino l’operato dei senatori pentastellati in questo primo anno di lavoro, inizio con chiederLe un giudizio complessivo sui suoi “datori di lavoro” e al contempo “dipendenti” in Parlamento. Ma non voglio che sia una domanda troppo semplice; poiché si impara meglio dagli errori, vorrei sapere in particolare quali sono stati, secondo Lei, quelli commessi dal MoVimento 5 Stelle?
Quando i nostri parlamentari sono entrati nei palazzi di Roma si sono scontrati con una realtà inimmaginabile per ogni cittadino. La situazione era peggiore di quanto potessero presupporre e l’inesperienza sicuramente ha costituito un ulteriore iniziale ostacolo, in particolar modo per il timore dei richiami al regolamento e per qualche difficoltà nell’interagire con i mezzi di comunicazione e veicolare correttamente le informazioni su quanto capitava nelle aule. Ma in breve tempo l’impegno e lo studio hanno fatto sì che si raggiungesse un elevato livello di competenza e preparazione, consentendo di lavorare in modo ottimale sui temi trattati e portare avanti una seria opposizione, pur tra le mille difficoltà dovute al fatto di essere gli unici a voler intervenire con decisione sull’attuale sistema per cambiarlo.
Molti osservatori sostengono che queste elezioni europee rappresenteranno lo scontro tra eurofili ed euroscettici. Il Movimento 5 Stelle, però, sembra un ibrido tra proposte che vanno in direzione di un’“Europa dei Popoli” e istanze invece più decisamente critiche. A suo avviso non vi è un po’ di opportunismo volto ad accaparrare il maggior numero di voti?
No, è un ragionamento logico. L’Unione Europea che c’è ora non ci piace, il primo approccio è quello di apportare correttivi per renderla una vera comunità. Ad esempio, vogliamo introdurre gli Eurobond perché è giusto che il debito sia condiviso in un ottica di solidarietà. Benefici e rischi comuni per cittadini europei con pari obblighi e diritti. Se non riusciremo a cambiare questa Unione, non verranno accettate e discusse le nostre proposte, tra cui l’abolizione del Fiscal Compact e del pareggio di bilancio, allora, solo allora, come estrema ratio promuoveremo il referendum per la permanenza nell’euro.
L’Unione Europea è riformabile? Se sì, ci dica in che modo: basterà sbattere i “pugni sul tavolo” per far cambiare idea alla Germania oppure prevarrà la logica renziana del “servo diligente” in attesa di qualche ricompensa?
I pugni sul tavolo saranno battuti con i Paesi dell’area mediterranea cui proporremo un’alleanza come da nostro programma. I Paesi a noi vicini hanno condizioni simili alla nostra, e non penso solo alla Grecia ma anche a Spagna e Portogallo, nonché la Francia che ha un debito pubblico almeno pari al nostro. Credo che una politica comune di questi Paesi porterà la Germania a più miti consigli. La politica di Renzi, che in ambito europeo non è difforme da quella di Letta e Monti, abbiamo visto quale ricompensa ha portato: austerità e sacrifici.
Il MoVimento 5 Stelle probabilmente si troverà a fare gruppo con qualche altro partito europeo; la decisione avverrà – secondo il codice di comportamento – “su proposta di Beppe Grillo, in qualità di capo politico del M5S, e ratificata tramite votazione in Rete da parte degli iscritti al M5S”. Ma, se fosse per Lei, accanto a chi preferirebbe sedersi?
Dalle ultime proiezioni rimbalzate sulle agenzie di stampa si contano ben 70 parlamentari classificati come “altri”, ovvero non collocabili in gruppi già precostituiti o che già hanno dichiarato l’intenzione di formarsi. Dovremmo partire da questi parlamentari e capire se c’è la possibilità di un gruppo ex-novo. Insomma, i conti su con chi fare gruppo verranno necessariamente fatti quando avremo contezza dell’intera attribuzione dei seggi.
Non nota però una certa ambiguità nel programma del MoVimento 5 Stelle che da un lato chiede l’adozione degli eurobond e dall’altro un referendum per l’uscita dall’euro? Cosa pensa in proposito? Sarebbe meglio tornare alle valute nazionali?
Ho già espresso la ratio che c’è dietro questo programma rispondendo alla domanda precedente, è un passaggio progressivo: meglio tornare alla valuta nazionale, o ad un euro a 2 velocità, solo se non verranno accettati eurobond, abolizione pareggio di bilancio, abolizione Fiscal Compact.
La via referendaria, anche se più “democratica”, potrebbe tuttavia rivelarsi intricata dal punto di vista legislativo e favorirebbe fughe di capitali e speculazioni, oltre a prolungare l’attuale situazione di grave crisi, non crede?
Dal punto di vista legislativo ricordo che in passato si sono già tenuti referendum consultivi sulla scorta di leggi costituzionali ad hoc. Quando si dà la parola ai cittadini, la scelta è sempre vincente perché è l’espressione massima della democrazia. Non voler fare un referendum, su qualsiasi tema, accampando scuse in ordine a scenari futuri più o meno fantapolitici non è ciò che mi aspetto da un Paese che vuole essere democratico e dove la sovranità è del popolo.
Un’altra questione che tiene banco in questa campagna elettorale è quella dell’immigrazione, con posizioni che vanno da quelle della Spinelli (Lista Tsipras) che auspicherebbe l’arrivo di altri 10 milioni di immigrati a quelle di Salvini (Lega Nord) che all’opposto chiede la sospensione dell’operazione “Mare Nostrum” – la quale a suo dire incentiva i traffici di carne umana – e invoca al contrario un “blocco navale”. Lo stesso M5S su queste tematiche mostra al suo interno una pluralità di opinioni, come si è visto con la votazione online sul reato di clandestinità, in cui è prevalsa un’opinione diversa da quella di Beppe Grillo. Qual è il suo approccio per tali questioni?
L’approccio è di far scegliere ai cittadini. È così che abbiamo fatto con il reato di clandestinità. Uno vale uno, una testa uguale un voto sul blog, così è stato ed è prevalsa l’abolizione del reato. Che, ricordo, non apre le frontiere, ma permette di non sovraccaricare le carceri e di accelerare le procedure di accoglienza per chi va accolto ed espulsione per chi va espulso.
L’Unione Europea ha da un lato lo storico partner nordamericano – anche l’Italia è costellata da un centinaio di basi militari USA e NATO – e dall’altro la Russia. Secondo Lei occorre un cambio di strategia geopolitica? In questo contesto che sta passando dall’unipolarismo al multipolarismo, dobbiamo continuare a guardare in un’ottica atlantista o volgerci maggiormente all’Unione Eurasiatica e ai paesi BRICS?
Forse prima di guardarci intorno sarebbe ora, se siamo Unione, di uniformare e omogeneizzare i nostri eserciti. Non ha senso che ogni membro dell’Unione abbia al suo interno diversi corpi militari quando invece sarebbe il caso di adottare tutti insieme politiche estere e di sicurezza comuni. Sicuramente avremmo una riduzione dei costi della difesa e tali risorse potrebbero contribuire a migliorare i servizi essenziali per i cittadini, che sono tra l’altro i primi che subiscono tagli.
Lei come si pone di fronte al Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP)?
Totalmente contrario, deve essere contrastato.
Il M5S prevede lo strumento del recall, con votazioni presso gli iscritti al MoVimento che possono sfiduciare i propri eletti nel caso di “gravi inadempienze”. Se il deputato gravemente inadempiente decidesse di non dimettersi, dovrà versare 250.000 € di penale. Non teme che tutto ciò potrà limitare la libertà di espressione del singolo deputato?
No, perché comunque il deputato deve rispondere all’elettore e, nella situazione odierna, l’assenza inibisce il controllo del cittadino per ben 5 anni. Serve infatti il vincolo di mandato, che non deve essere rispetto al partito ma rispetto al cittadini tutti. La sovranità del popolo è anche questa. Se lavori male o non fai l’interesse della comunità: a casa!
Qualora venisse eletto, su quale tematica vorrebbe lavorare principalmente?
Trasporti, contrasto al TAV e alle grandi opere inutili e imposte e, in subordine, alle tematiche di sicurezza alimentare e sanitaria in attinenza con gli studi effettuati.
Anche alla luce delle dichiarazioni di Van Rompuy, il quale ha ammesso che il Parlamento Europeo conta ben poco, in quanto le vere decisioni vengono prese da altre istituzioni come il Consiglio Europeo da lui presieduto e dai mercati finanziari, perché recarsi alle urne alle elezioni europee del 25 maggio e votare il MoVimento 5 Stelle?
Perché il parlamento europeo può incidere sulla legislazione dell’Unione Europea, che poi per i ⅔ sappiamo che influisce direttamente sulle leggi nazionali. Un’Europa che conta così tanto nella nostra vita di tutti i giorni necessità di cittadini nelle istituzioni come noi tutti che sappiano quali sono le nostre priorità quotidiane. Fino ad oggi abbiamo mandato in Europa persone che erano per la maggior parte assenti oppure trombati della politica da dover parcheggiare in attesa della prossima tornata elettorale. Con i cittadini in Europa porteremo finalmente trasparenza in questa istituzione, capiremo cosa succede, contrasteremo gli sprechi e faremo chiarezza sui fondi europei, su come accedervi, con quali progetti e poi infine sulla loro destinazione. Tutte cose che fino ad oggi i nostri rappresentanti in UE non hanno fatto, creando un’Unione che soffoca e schiaccia al posto di portare benessere.