Posted 24 dicembre 2013 in Opinioni ed eresie, Slider with 0 Comments
di Calandrino
L’uomo nasce europeista, ma poi a volte qualcosa va storto e si allontana dalla retta via. Il nostro amico Davide Denti* in un suo recente articolo ci segnala in particolare due malattie che minacciano, individualmente e a volte in tandem, la purezza dello stato di natura: il populismo e l’euroscetticismo. Ci rassicura però che qualunque cosa accada, il morbo sarà sconfitto: i populisti e/o euroscettici nulla potranno contro le grandi formazioni che gestiscono il processo di unificazione europea.
Invidio l’entusiasmo di Davide, così come apprezzo la linearità dei suoi argomenti. La crisi dell’Europa (come sistema politico ed economico) è sotto gli occhi di tutti, ed è urgente e legittimo individuare le criticità e proporre delle soluzioni. Dal punto di vista logico, però, l’intervento di Davide mi lascia perplesso: se da un lato accoglie con trepidazione la nascita di “una vera democrazia europea” stimolata dai populisti euroscettici, dall’altro ci assicura che nulla cambierà di una virgola nel processo europeo e che l’astensionismo non è preoccupante.Questa è una contraddizione importante. Dal suo punto di vista, infatti, il populismo/euroscetticismo è il problema e la sostanziale immunità del processo europeo da radicali cambiamenti di rotta è la soluzione. Un problema che non è un problema: state tranquilli che tutto finirà bene – ci dice Davide. Ed anzi, forte di questo assunto, profetizza quanto segue: anche se la gente non andasse a votare – magari convinta proprio da chi proclama che “euroscettici e populisti, infatti, hanno ben poca influenza sul processo decisionale europeo” e che il loro “aumento numerico non corrisponderebbe necessariamente ad un aumento d’influenza” – comunque “l’astensione è una sfida accettabile per un livello politico meno vicino al cittadino” come quello europeo. Prova ne siano Svizzera e USA.
Ora, che “nessuno si sogna di contestare per questo l’assenza di democrazia parlamentare degli Stati Uniti” è un’affermazione rischiosa. Ci sono enormi problemi nel modello democratico statunitense, di come avvantaggi le elites a discapito delle masse, di come impedisca l’emergere di nuove forze politiche con la dialettica Republicans / Democrats. Le piazze e i parchi da New York a Oakland hanno visto crescere il dissenso e la protesta contro un sistema che è gestito da una ristretta minoranza della popolazione.
La tradizione della democrazia europea nelle sedi nazionali (in cui, incidentalmente, non è vero che “si elegge un governo”) si è sviluppata negli ultimi due secoli in maniera radicalmente diversa rispetto a quella statunitense, mettendo l’accento sulla dialettica parlamentare e sul pluralismo. Da europeo, vedo con preoccupazione gli insistenti tentativi di snaturare la nostra tradizione democratica adottando acriticamente soluzioni che vanno bene agli altri.E la Svizzera è una ricca confederazione di 26 cantoni grande due volte la Lombardia e abitata da 8 milioni di persone. Le dimensioni magari contano.
Quello che più mi sconvolge dell’articolo di Davide sono i modi in cui si esprime. La violenza antidemocratica del “non c’è alternativa” informa questo pezzo sulla democrazia in Europa in maniera magistrale. La ripetizione retorica ossessiva del binomio “populismo/euroscetticismo” rinsalda l’immagine negativa dell’secondo termine rendendolo intercambiabile col primo. Per combattere l’euroscetticismo si deve “discutere, difendere e spiegare meglio le tematiche europee alle opinioni pubbliche” – l’euroscetticismo nasce dall’ignoranza. “Saremo sommersi dagli euroscettici?” – una marea, un pericolo, un’alluvione. Non viene però mai spiegato che cosa sia, l’euroscetticismo: in quanto populismo è cattivo a prescindere. L’eletto euroscettico è rappresentato come confuso, impotente, velleitario. Paradossalmente, la vana esistenza degli euroscettici rafforzerebbe la già dominante “grande coalizione”.
Un lettore ingenuo come me può domandarsi cosa spinga Davide a scrivere un articolo che descrive un problema dimostrando in poche righe che non c’è problema. Un lettore più smaliziato potrebbe forse azzardare risposte ben più convincenti.
— *Davide Denti, vice-direttore di East Journal, cura la rubrica “Europa futura“. Qui ci si riferisce a questo articolo.Tags: calandrino, europeismo, euroscetticismo, Unione Europea Categories: Opinioni ed eresie, Slider