Nella vicina Francia, proprio in questi giorni è riesploso il dibattito dopo che, a Bayonne nel sudovest del paese transalpino un medico del locale pronto soccorso è stato indagato per aver compiuto l’eutanasia attiva su almeno quattro dei suoi pazienti anziani in condizioni molto gravi.
Sin da subito, come sovente accade quando si tratta di temi “forti”, il web si è mobilitato in suo favore: sul sito mesopinions.com, è stata avviata immediatamente una petizione a sostegno dell’accusato che ha raccolto centinaia di firme in meno di 24 ore.
Vi è da specificare, però che la Francia ha avuto il coraggio di regolamentare l’eutanasia già dal 2005 con la celeberrima legge Leonetti che legalizza, di fatto, la cosiddetta eutanasia passiva, consentendo in alcuni casi la possibilità d’interrompere i trattamenti medici e la somministrazione di farmaci per il dolore, in dosi potenzialmente fatali.
L’Eutanasia “attiva” invece è legale solo in due paesi europei, Paesi Bassi e Belgio.
Al di là del pensiero di ciascuno di noi, su di un tema così delicato, ciò che però emerge nel nostro Paese, secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” e che l’Italia è sempre in ritardo anche sui temi etici e non c’è ancora una legge che regola la fine della vita.
È evidente, quindi, da parte di larghe fasce della politica nazionale il volersi sottrarre dalla discussione su temi etici fondamentali che riguardano l’esistenza e la sofferenza di centinaia di migliaia di cittadini.
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