Eutanasia, una scelta difficile ma di civiltà

Da Perla

“Ho rischiato girando un film non provocatorio. Il mio film non è contro la politica o contro le leggi: ma penso che sia giusto gestire il proprio corpo e la propria vita”. Valeria Golino parla di Miele, il suo primo film da regista, uscito in sala il 1° maggio. Il film, liberamente ispirato al romanzo ‘A nome tuo’ di Mauro Covacich, racconta la storia di una ragazza che opera suicidi assistiti su malati terminali. “Miele si pone delle domande, esattamente come facciamo noi, non dà delle risposte. Credo però che la mia posizione sia piuttosto chiara: io credo che gli esseri umani debbano poter decidere della propria sorte. Nel caso in cui soffrano è ancora più evidente per me: quel dolore fa diventare la vita impossibile. Non l'ho girato per piacere a tutti, io volevo seguire la mia natura. Non sono contro la chiesa, non volevo farne una bega. L'argomento contiene abbastanza dolore, mistero, il nostro senso di inadeguatezza. Non volevo essere maestra di opinione”.

In questi giorni, al Festival di Cannes, è in programmazione “Miele”, il film che vede come regista al suo esordio Valeria Golino. Il film era uscito nelle sale italiane il primo maggio scorso e si è inserito benissimo nel dibattito che da tempo anima la società italiana anche grazie alle Associazioni Luca Coscioni, Uaar, Exit, Amici di Eleonora che da tempo si battono, insieme ai Radicali per legalizzare l'eutanasia e che hanno presentato ufficialmente il 4 Maggio scorso la petizione d’iniziativa popolare che chiede la legalizzazione dell’eutanasia e il riconoscimento del testamento biologico.

Ma perché in alcuni Paesi è possibile ed in Italia no, generando quel penoso fenomeno che è chiamato “turismo dell’eutanasia” e chi si va sempre più affermando? La risposta è quasi ovvia: la mancanza di una legislazione che consenta il suicidio assistito e in generale il testamento biologico, il NO della Chiesa cattolica e un generale tabù nell’affrontare la questione in Italia. Solo che così facendo, anche questo cosiddetto ‘turismo’ resta un privilegio per fasce sociali “forti”, sia in denaro che in strumenti mentali, mentre la gran parte della popolazione ne resta esclusa.
Avete presente la situazione di coloro che, a seguito di un incidente, una malattia, sono ridotti a tronchi vegetanti? Oppure sono ridotti ad una situazione senza speranza,con la sola certezza di un progressivo degrado,una progressiva dipendenza in tutto e per tutto dagli altri, una sempre maggiore sofferenza oltre a quella fisica? Può capitare a chiunque. Ciascuno dovrebbe essere libero di decidere, per sé, se, in tali condizioni, vorrebbe porre fine ad uno stato che considera non dignitoso oppure restare, anche se in una condizione di assoluta mancanza di possibilità di relazioni umane. (*)
Oggi questa scelta ci è negata, il testamento biologico non esiste. Come diceva la Golino nel brano di intervista riportato, avere la libertà di poter scegliere non è una azione contro la Chiesa Cattolica (chi non ricorda il caso Welby, cattolicissimo, cui furono negati i funerali religiosi quando decise di far staccare le macchine che lo tenevano in vita) , è solo un rivendicare una scelta, il poterla fare quando si è possibilmente in salute, fisica e psichica. Perché caricare di un così pesante fardello , se ci dovesse succedere qualcosa che ci impedisca di poter decidere, parenti che non saprebbero cosa fare e, soprattutto, che dovrebbe decidere al nostro posto?
Dal quattro maggio, dunque, è possibile fare qualcosa di concreto.
Giovedì 23 maggio è giornata nazionale per raccogliere firme sull'Eutanasia legale negli uffici comunali di tutti gli oltre 8.000 Comuni e Municipi (o "Zone" delle grandi città) d'Italia. Basterebbero 7 firme per ogni Comune a raggiungere l'obiettivo delle 50.000 firme!
Personalmente sono a favore dell’eutanasia legale, ho vissuto indirettamente le indicibili sofferenze cui era costretta una mia zia malata di Alzheimer allo stadio terminale, una situazione che non vorrei per me nella malaugurata ipotesi potesse capitarmi qualcosa di simile. Inoltre ho seguito la vicenda, con i forti interrogativi che ha posto, del caso che è stato sotto gli occhi di tutti: Papa Giovanni Paolo II°. Nessuno lo dice a gran voce ma Karol Wojtyla, il papa polacco, alla fine chiese di “staccare le macchine”.
Mi piacerebbe leggere le vostre opinioni, confrontarmi con voi. Intanto vi segnalo tre siti per saperne di più, qualora lo vogliate, basta ciccarci sopra.
Una scelta di civiltà.
La crescita del sostegno all’eutanasia legale
Eutanasia: lasciatemi libera di scegliere. Una testimonianza.

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