Magazine Cinema
In un festa, quella di Roma, praticamente priva di sorprese, arriva questo oggetto filmico misterioso ed affascinante. Aguero resuscita le pulsioni necrofile del cinema, costruisce un film dalla struttura dialettica con cui raccontare venticinque anni di peronismo. Un'opera seducente sedotta dagli occhi di un cadavere, quello di Eva Peron (la santa pagana), occhi che proiettano le immagini di una radiografia nazionale. Tra materiale di repertorio, voices over ipnotiche e follie centrifughe, tre episodi fondamentali scandiscono un quarto di secolo della storia argentina: storia di morti che scompaiono e ritornano, come a sancire i movimenti della storia. Aguero osa, inventa, destruttura, avanza soluzioni visive spesso impressionanti, si lascia attrarre dalla pulsione animalesca dei corpi (il piano-sequenza, pazzesco, con Denis Lavant), per poi "spegnere" progressivamente le sue immagini perturbanti. E alla fine tutto "Eva no duerme" sprofonda nel rosso saturo di una Storia implosa nel colore.
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