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Eventi: POESIA IN FORMA DI SPOSA / TENTATIVI DI RISPOSTE E TENSIONI D’ARTE dal 26 al 28 ottobre – Catania

Creato il 23 ottobre 2012 da Wsf

In occasione della 17aedizione di “Viva gli Sposi – Idee per un matrimonio”, Catania, 26-28 ottobre 2012 a Palazzo Platamone, Via Museo Biscari, 7 – Via Vittorio Emanuele II, 121 – 95131 Catania

Eventi: POESIA IN FORMA DI SPOSA / TENTATIVI DI RISPOSTE E TENSIONI D’ARTE dal 26 al 28 ottobre – Catania

Mettimi come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul tuo braccio;
perché forte come la morte è l’amore,
tenace come il regno dei morti è la passione:
le sue vampe sono vampe di fuoco,
una fiamma divina!

Le grandi acque non possono spegnere l’amore
né i fiumi travolgerlo.
Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa
in cambio dell’amore, non ne avrebbe che disprezzo.

(Cantico dei Cantici 8, 6-7).

Cosa è l’amore e cosa sia l’amare, sono due domande inespresse che tendono prima a sovrapporsi e poi a coincidere nell’impossibilità di trovare una risposta. Il perché di questa impossibilità ha gettato da sempre l’essere umano in uno stato di totale confusione, come lo ha anche portato a sperimentare gli estremi confini dello sconforto.
Nel corso dei tempi, dei tentativi ne sono stati fatti. Quando si sono cercate delle risposte, alcune ne sono state trovate, a volte sembravano anche andare bene, ma alla prova dei fatti poi non è stato così. Qualcosa, alla fine, non funzionava.
Di fronte a queste mancate conclusioni, almeno è possibile trovare spazio a delle interpretazioni, perché “avere una risposta”, “conoscere una motivazione” sono cose che per la natura umana assumono il valore importante di una comprensione.
Qui accade che quando l’uomo ha l’impressione di comprendere qualcosa, prova nella sua vita un senso di appagamento, un sentimento molto vicino alla consolazione, un balsamo lenitivo delle fatiche quotidiane e una risposta temporanea alla folle fuga di tutto verso il caos, quello nel quale non solo l’uomo scopre la confusione, ma il più delle volte perde anche la riconoscibilità di se stesso come persona.

Tra coloro che si assumono la responsabilità di vivere sulla strada dei tentativi, una soluzione viene offerta a chi comprende che un percorso insperato si apre davanti a coloro che si pongono in una tensione spirituale e scelgono di tenere lo sguardo fisso non su una risposta ma verso una direzione.
Tra queste molteplicità di sguardi se ne possono distinguere due che hanno delle affinità e delle consonanze, pur avendo tra di loro nature molto diverse.
C’è uno sguardo che appartiene a chi cerca di fermare un’immagine, come il suo occhio riesce a catturarla in un istante di tempo, in una visione soggettiva e del tutto singolare. Questa sarà una fotografia, inesplicabile nell’unicità del punto di vista, moltiplicabile in potenza nella sua meccanica riproducibilità per essere resa disponibile e accessibile a tutti.
L’altro sguardo è quello del poeta, di chi, scrivendo poesie, tenta di costruire o ricostruire un’immagine del tempo o un istante di vita, e che spera con questo suo gesto di creare un ciclo vitale di emozioni, di vincolare questa emotività in una nuova unità di misura, libera e soggettiva come lo è la lettura.
Con l’installazione artistica Poesia in forma di Sposa, alcuni di questi tentativi si materializzano in una aggregazione: le forme delle parole e delle immagini s’incontrano nel corso di un’esposizione che accoglie e accosta testi di poesia inediti e fotografie di autori emergenti, sotto lo sguardo di un’importante collezione di gioielli di alto design, che con la loro presenza danno corpo ad una visione di donna che pone il suo sigillo sul cuore del tempo.
Quella che appare non è l’immagine di una sposa, perché la scelta è stata quella di rendere visibili le dimensioni dell’incontro e del dialogo d’amore tra la sponsa, cioè colei che ha già dato la sua risposta, perché si è promessa, e lo sponsus (dal latino spondere, qui vale come chi ha dato la sua parola, in quanto promesso/a), cioè colui che si è a sua volta promesso, in un dono reciproco e vicendevole. Questo dialogo nell’amore è fatto anche di momenti vuoti e silenzi, di set non predisposti e di luoghi comuni della vita.
Proprio seguendo questa prospettiva, che vuole trovare la poesia dell’amore nel quotidiano, nasce l’omaggio della mostra a Pier Paolo Pasolini; il titolo mutua infatti la sua raccolta Poesia in forma di rosa, uscita nel 1964 e che comprende poesie scritte ormai alla distanza di più di cinquant’anni fa.
Pasolini, allora, era deluso dal suo tempo, dall’assenza di risposte che tuttora vengono meno; ma in una poesia ancora precedente, Il pianto della scavatrice (1957), egli stesso, indagando la sfera dell’amare e dell’amore, aveva colto una risposta possibile di sapienza nuova alle nostre antiche domande.
Nonostante tutto, quello che veramente conta è amare e conoscere.

Solo l’amare, solo il conoscere
conta, non l’aver amato,
non l’aver conosciuto. Dà angoscia
il vivere di un consumato
amore. L’anima non cresce più.

(P.P. Pasolini, Le ceneri di Gramsci, Garzanti, Milano 2003, p. 70, I, 1-5).

Il destino di una coppia, che in sé porta e conserva l’immagine di cellula dell’umanità, è vincolato dalla continuità di questo dialogo di amore e conoscenza, tra amore e conoscenza, dove l’altro e l’altra non sono estranei ma testimoni di una scelta che non consuma la vita e non consuma le anime.
Tornando all’amare, tornando all’amore, se queste domande non restassero impossibili, gli sguardi di un uomo e di una donna sarebbero un po’ più poveri d’immagini e di parole.
Di certo queste domande rimangono ancora deluse, ma quando un uomo e una donna si trovano a guardarsi negli occhi, anche se non sapranno cosa è l’amore e cosa sia l’amare, forse sarà proprio per questo che potranno sentirlo e viverlo in un tempo che è come l’infinito presente di una poesia e di una fotografia.

Raffaele Di Pietro


[1]Dal latino spondere, qui al participio passato che vale come chi ha dato la sua parola, in quanto promesso/a.

[2]P.P. Pasolini, Il pianto della scavatrice, “Gli Elefanti”, Garzanti, Milano 2003, p. 70,I, 1-5.


[1]Cantico dei Cantici 8, 6-7.


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