Nelle ultime ore i giornali italiani hanno riportato una notizia che rivoluzionerà la vita di tante madri. In realtà i risultati di questa strabiliante ricerca condotta negli USA furono pubblicati già nel 2011 sulla testata Nature Medicine. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.
Da molti anni le future madri hanno la possibilità di sottoporsi a esami invasivi per sapere se il proprio figlio soffrirà o meno di determinate sindromi. Attraverso la amniocentesi e il prelievo di villi coriali è possibile accertare con poco margine di errore se il corredo genetico del nascituro è corretto oppure no. Difatti ogni cellula del nostro corpo contiene 23 coppie di cromosomi omologhi, fatta eccezione per la cellula uovo e lo spermatozoo che di ogni cromosoma contengono una sola copia. Durante la fase di combinazione di queste singole copie possono avvenire degli errori che saranno alla base delle diverse sindromi, tra le quali la sindrome di Down e la fibrosi cistica.
Gli scienziati hanno cercato di evolvere questa tecnica diagnostica e hanno scoperto che è possibile ottenere gli stessi risultati con il prelievo del sangue della madre. Difatti un semplice prelievo ematico della mamma permetterà di mappare il genoma del feto con il sette per cento di errore. Questa scoperta è sicuramente rivoluzionaria in quanto l’amniocentesi, andando a prelevare il liquido amniotico nella cavità uterina, a volte potrebbe disturbare il feto e dare vita a seri problemi, come l’aborto spontaneo.
Il secondo pregio del prelievo ematico sta nel fatto che può essere effettuato già dalla decima settimana di gravidanza, mentre l’amniocentesi solo dal quarto mese.
Questi esami sono molto importanti, soprattutto al giorno d’oggi in cui l’età delle neo-mamme si è alzata rispetto al passato. Difatti l’età avanzata delle madri è uno dei primi motivi che stanno alla base della sindrome di Down.
Articolo di Alessandra Coppo.
Ecografia durante un’amniocentesi