Sono mesi che mi occupo di scrivere una saga ambientata circa 75 anni nel passato. Pur con tutti gli spunti retrofutiristici, dieselpunk e fantastici, devo ammettere che è davvero un piacere, almeno per una volta, evitare tutte le amenità che complicano la stesura di un romanzo ambientato nei giorni nostri.
Parlo dei computer, dei telefonini, dei navigatori GPS, degli aerei supersonici, di Internet etc etc.
Per contro non è stato facile appurare se e quanto una tecnologia era già diffusa nella metà degli anni '30. Linee aeree, radiotelegrafia, diffusione della stampa, medicina di base: tutte cose su cui ho dovuto documentarmi. Poco importa se la mia è una storia ucronica: visto per il “punto di divergenza” è cronologicamente vicino agli eventi narrati (1918), va da sé che lo sviluppo tecnologico non può essere poi tanto diverso da quello reale.
Mi sono preso ampie libertà anticipando alcuni mezzi militari di circa un decennio. I primi caccia a turbogetto tedeschi sarebbero nati solo sul finire del 1945, mentre nel mio mondo ucronico se ne vedono alcuni già nel 1935. Idem per i carri armati giganti, i Laundkreizer P.1000 Ratte, progetto della Krupp datato 1942 (ma cancellato un anno dopo), esistono già, in numero limitato, a disposizione dell'Impero Tedesco di Prometeo e la guerra.
Maggiori libertà me le sono presa inventando gli esoscheletri Poller-Krupp, che però sono più simili a bipedi meccanici dotati di pilota che non a mecha da combattimento come li intende un certo tipo di fantascienza. Altre bizzarie le vedrete in 1936 e il 1937. Del resto non c'è niente di meglio (si fa per dire) di una guerra per spingere al limite estremo la scienza e l'inventiva umana. Basta pensare a cosa è uscito dalla WWII: fucili d'assalto, bombardieri a lungo raggio, carri armati pesanti, la bomba atomica.
Finito questo lungo prologo autoreferenziale, passo a un altro punto della questione. A quanto pare, e lo si nota studiando appunto le evoluzioni tecnologiche in circa 70 anni di tempo trascorso, le innovazioni scientifiche comportano però un caro prezzo da pagare per l'uomo. Non parlo di guerre etc etc, bensì di involuzioni biopsichiche vere e proprie. Proverò a spiegarmi con dei semplici esempi.
I computer sempre più potenti ci hanno tolto la capacità immediata di calcolo ed elaborazione.
I telefoni cellulari hanno diminuito il rapporto diretto tra le persone.
La messaggistica ha danneggiato il corretto uso del linguaggio.
I navigatori satellitari tolgono il naturale senso dell'orientamento di cui la natura ci ha dotati.
La televisione sta ammazzando la parola scritta.
Automezzi sempre più veloci e diffusi riducono le capacità motorie del nostro corpo.
Carte di credito e soldi virtuali distorcono il nostro senso del denaro.
L'elenco potrebbe continuare.
Va da sé che non sto dicendo che la tecnologia è il male. Tutti gli oggetti sopra citati hanno, per contro, migliorato la nostra vita (anche se sulla televisione e sui cellulari non ne sarei così convinto). Tuttavia, come accennavo, abbiamo pagato un prezzo di cui però facciamo fatica ad accorgerci.
È perfino difficile immaginare come la tecnologia ci trasformerà da qui a 50 anni. Forse saremo essere viventi dalla mobilità sempre più limitata, con una forma di linguaggio spurio ed essenziale, in grado di governare macchine multifunzione con un solo impulso neurale. Saremo consumatori seriali (ancor più di adesso), capaci di comprare un pallone da rugby in Nuova Zelanda e di farcelo consegnare nel giro di un paio d'ore, ma magari non saremo più in grado di muoverci nel quartiere dove viviamo senza avere un'adeguata copertura satellitare.
Chissà, chissà.
Voi da quale tecnologia vi siete già fatti condizionare/cambiare? (in meglio o in peggio)
Per quel che mi riguarda, senz'altro ho qualche forma di dipendenza dalla Rete. Inutile negarlo. Così come non posso fare a meno dei navigatori satellitari. Senza di essi - e non esagero - avrei molte remore a spostarmi in auto. Per contro, fosse per me, cellulari e telefonia in generale potrebbero fallire completamente.