Evviva le case al piano terra!

Creato il 06 giugno 2011 da Larvotto

La vacanza parigina è finita, archiviata la Tour Eiffel, il Marais ed i suoi locali, le mie amate boulangerie ed il quartiere latino con le crêpes alla Crêperie Génia, strafavolosamente buone, ho ripreso l’aereo e sono tornato in Italia.
Una vacanza a tratti faticosa, ma tutto sommato assolutamente indimenticabile.
Così come resterà indimenticabile il mio ritorno a Milano.

Una piccola premessa:
Io soffro di vertigini, il mio ragazzo abita al decimo piano, il suo balcone ha la ringhiera molto bassa (appena sopra all’uccello) e la sua donna delle pulizie è completamente pazza.

Allora, ieri, per tutta una serie di motivi ero a casa (del mio ragazzo) da solo e, mentre stavo sistemando la valigia, all’improvviso si è alzato prima un delizioso venticello e, subito dopo, una specie di nubifragio con poderose ventate e acqua a scrosci.
Il problema è iniziato quando, mentre il vento continuava ad infuriare, dal balcone ho iniziato a sentire dei rumori sospetti. La sua donna delle pulizie, che come vi dicevo prima è completamente pazza, ha avuto la brillante idea di montare due tende sul balcone, a suo dire “per dare un poco più di ombra” e, tralasciando la scelta della disgustosa fantasia a fiori che sembrava un vestito di Stella McCartney, non avendo gli anelli della tenda, l’ha legata con delle corde al bastone in ferro attaccato in alto e la parte sotto l’ha fermata al balcone.
Risultato finale associato al forte vento? L’effetto vela!

Ho seriamente temuto che il vento spaccasse il bastone in alto e così, carico di ingenuità, ho pensato (malamente) di tagliare le corde in basso, senza però considerare il fatto che in alto, non essendoci gli anelli, la tenda era bloccata e non riusciva a scorrere.
Raccoglierla su un lato, come pensavo di fare, si è quindi rivelato impossibile.

I 15 minuti successivi sono stati per me carichi di terrore.

Le tende sembravano due lingue verdi impazzite ed io ho realizzato di aver solo peggiorato la cosa.
Il vento intanto continuava ad aumentare ed io, madido di quella sudazza che ti viene quando ti rendi conto di aver fatto una cazzata, ho iniziato a pensare a come risolvere il tutto.

Prendere una sedia per arrivare agevolmente al bastone e quindi tagliare le corde assolutamente fuori discussione, solo a sporgermi mi viene male, figurarsi a salire in piedi su scale o sedie.
E allora come fare?
Non avendo a disposizione una affilata katana, sono corso in cucina, ho preso un cucchiaio di legno ed un coltellazzo da pane, li ho legati insieme con del nastro adesivo e poi, con questa rudimentale prolunga, sono coraggiosamente andato sul balcone pronto a tagliare le corde.

Con una mano tenevo tesa la tenda, e dovevo fare forza perché il vento continuava a strattonare, e nel frattempo con l’altra mano tagliavo faticosamente le corde.
Avevo il cuore a mille, ansimavo come un cocker ed a ogni strattonata mi sembrava di cadere. Cercavo di non guardare in basso e continuavo ad imprecare chiedendomi cosa cazzo mi era venuto in mente di fare.
Mi chiedevo anche con che coraggio la signora era salita su quella scala per legare la tenda, e mi sentivo ancora più stupido.

E se la prima sono riuscito a toglierla abbastanza velocemente, con la seconda sono iniziati i problemi.
La perfida “dUonna di ucraina” (che, nb, è identica alla mia amata Olga), non avendo evidentemente abbastanza corda, ha usato anche dei filoncini, fortunatamente sottili, che però hanno richiesto uno sforzo superiore.
Mentre tagliavo quelle cazzo di corde pensavo al film che avevamo visto la sera prima “Salt” con Angelina Jolie.
Pensavo alla scena di lei inseguita che, spavalda, usciva dalla finestra camminando sul cornicione della casa e realizzavo che, se dovessi trovarmi io in una situazione simile, con qualcuno pronto ad uccidermi e, come unica possibilità, una fuga dalla finestra, beh, mi metterei buono buono nella stanza e chiederei all’assassino di mirare dritto al cuore.

Tagliato l’ultimo pezzo di corda ho avuto il crollo, sono rientrato in casa e l’adrenalina ha iniziato a scendere, mi tremavano le gambe e non sapevo se ridere o piangere.
Le vertigini sono una brutta bestia che non sono mai riuscito a controllare.

Certo che la scena, vista da fuori, dev’essere stata imperdibile.
Uno sfigato in mutande, con in mano un improbabile coltello allungato, che taglia le corde che tengono ferma una orribile tenda e con una espressione sul viso a metà tra “sto per entrare nella porta dell’inferno” e “cazzo, ieri ho mangiato una confezione intera di weetabix ed oggi sto per cagare una rotoballa”.

Sono momenti. Sigh.


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