Il 27 Gennaio su La Stampa è uscito un interessante articolo sull’ex collegio salesiano a Madonna dei Boschi di Peveragno. Un ecomostro come viene definito. In effetti la struttura è parecchio brutta (uso un eufemismo), costruita con il gusto orrendo e squadrato tipico degli anni sessanta e soprattutto è in rovina da ormai oltre trent’anni. Data la mia folle voglia di Urbex non ho resistito alla tentazione di un giro di perlustrazione. Arrivarci è stato abbastanza semplice: si parcheggia la macchina in località Madonna dei Boschi, si segue il sentiero e ci si trova davanti al gigante di cemento. E’ enorme. Da fuori è davvero impressionante. Il primo impatto è da paura: si arriva in quello che era una sorta di campo da basket, una specie di playground americano. Di intero non c’è più niente, i graffiti sui muri (anche volgari) sono ovunque. Il bagno esterno (uno dei tanti disseminati lungo la struttura) è devastato, i sanitari sono tutti spaccati, per terra si trova un po’ tutto: probabilmente per le razzie degli anni successivi alla chiusura (sulla stampa di parla di 1981 ma negli uffici ho trovato fatture e calendari del 1987).
Vicino al campo da Basket si trova il teatro: è davvero grande e forse un po’ eccessivo per il tipo di struttura. Non ho idea di quante persone potesse contenere ma credo diverse centinaia. Si entra da una delle porte spalancate e si arriva nell’atrio: una gigantografia di Don Bosco disegnata sulla parete ci accoglie nell’ingresso. Bottiglie di vino vuote dappertutto: qui qualcuno deve fatto parecchia festa nel corso degli anni. Vicino all’entrata quella che probabilmente era una palestra: rimangono solo il cavallo con le maniglie, anche in versione senza maniglie, e un vecchio ferro da stiro. Sedie rovinate qua e là, la luce entra dai vetri rotti.
Sempre al primo piano c’è la cucina, è ancora intatta nonostante i raid vandalici. Si trovano ancora i piatti sporchi (nessuno negli anni ha trovato la voglia di lavarli), le posate, il contenitore dell’olio e una serie di misteriosi barattoli. Immagino che nei primi tempi dopo la chiusura sia stata una razzia continua. I termosifoni sono spariti e per terra sono rimasti i nippli di unione: qualcuno deve averli smontati sul posto per agevolare il trasporto. Sempre al primo piano si entra nella chiesa e si rimane davvero sorpresi: è bellissima e praticamente intatta. Anche i vandali hanno avuto timore di Dio. Le vetrate sono meravigliose, la luce entra radente e colorata attraverso i mosaici lasciando un’atmosfera di tranquillità e pace.
Le aule della scuola (raggruppate nei primi due piani) hanno ancora i banchi allineati, quei banchi con il contenitore che mi hanno ricordato alcuni film degli anni ’70, ci sono libri (quasi tutti di chiesa) buttati per terra, in grandi mucchi. Le scritte, che in alcuni casi danno impressione di voler spaventare come fossimo in un film dell’orrore, sono disegnate con lo spray nero sulle pareti. Salendo ai piani superiori si trovano le camerate degli studenti. La prima impressione è quella degli ospedali da campo di guerra: tanti letti in fila, niente che possa rendere confortevole il sonno, soffitto basso. Un po’ triste. Siamo riusciti a trovare anche l’infermeria e forse sono le stanze maggiormente devastate. Si trovano confezioni di medicine sparse un po’ ovunque come se qualcuno avesse cercato a lungo qualcosa che potesse ancora servire. L’odore è tremendo. All’ultimo piano si arriva in soffitta e qui ho visto gli addobbi di Natale: una stella cometa in polistirolo, il presepe, le ghirlande.
Mentro scendevo per uscire ho riflettuto un po’ su come dovesse essere questa collegio durante gli anni ’70. Centinaia di bambini di tutte le età, tutti vestiti uguali, con il grembiule. Un rumore di fondo pazzesco ma probabilmente felice. Ho trovato foto e appunti di quegli anni e mi sono immedesimato, ho immaginato la vita lì dentro. E nonostante intorno avessi la devastazione e il degrado questo pensiero mi ha strappato un sorriso. Nonostante i proclami e le buone intenzioni questo gigante di cemento armato rimarrà in piedi ancora per molto. E forse non è poi così una brutta cosa.
L’ex collegio salesiano a Madonna dei Boschi di Peveragno cade a pezzi. La struttura è ben visibile dal paese: 8 piani di cemento armato con palestra, teatro, camerate per 200 studenti, cucine, lavanderia, aule, uffici e alloggi per gli educatori. Costruita a metà degli Anni ’60, accanto al Santuario, è stata chiusa nel 1981. Nel ’97 venduta dai Salesiani a un’immobiliare di Rimini, che fallisce dopo la morte del titolare. Passa a una società di Ravenna, che fallisce a sua volta. Sarà messa all’asta dal tribunale di Rimini. Il complesso è chiuso con catene a lucchetti, ma sul retro porte sfondate attraverso le quali chiunque può entrare (nel tempo gli abitanti della zona hanno più volte chiamato i carabinieri per raid e intrusioni). (Fonte La Stampa)