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Ex lavoratori ThyssenKrupp Torino – Riqualificazione ex Aree TK

Creato il 14 febbraio 2014 da Yellowflate @yellowflate

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Il Comune paghi i senza lavoro per bonificare le sostanze tossiche

 

In questi giorni il Comune di Torino ha approvato il Programma di Trasformazione Urbana 2013-2016, presentato in prima istanza dall’Assessore all’Urbanistica Stefano Lo Russo e dal Sindaco P. Fassino nel luglio del 2013 e poi modificato, che comprende la riqualificazione delle ex Aree ThyssenKrupp, dove sorge lo stabilimento in cui trovarono la morte 7 nostri compagni di lavoro. Un’area enorme, oltre 300 mila metri quadrati, a ridosso del Parco della Pellerina, dove scorre e trova il suo ingresso in Città la Dora Riparia. Ovviamente su questa area si sono già scatenati, da anni, molti appetiti, sia pubblici (oneri di urbanizzazione) che privati (speculazioni edilizie e aumento delle rendite fondiarie).

 

Il Comune non si pone neppure la questione, almeno morale (visto che quella giuridica finora non ha visto nessuna condanna per i responsabili della strage) di trattare l’area con la logica di penalizzare chi ha causato quelle morti. L’Amministrazione Chiamparino aveva affermato, all’indomani della strage, di non voler concedere alla multinazionale tedesca alcun beneficio, come il cambiamento di destinazione d’uso, ed espresso la volontà che l’area venisse ceduta alla Città a titolo gratuito come risarcimento “morale”. Nulla di tutto questo! La TK, dopo aver causato la morte di 7 operai si è intascata anche decine di milioni di euro dagli appalti per la realizzazione e manutenzione delle scale mobili nelle nuove stazioni ferroviarie di Porta Nuova e Porta Susa, con tanto di marchio in bella mostra! In sostanza il Comune fa affari con i responsabili di una tragedia che rimarrà per sempre una ferita indelebile per la nostra Città.

Chiamparino e Fassino fate affari con degli assassini!?

 

Nel piano di riqualificazione appena approvato, e i cui lavori di realizzazione sono annunciati sin dalla prossima estate, si prevedono in sostanza i soliti interventi, totalmente inadeguati, proposti dagli indirizzi di un Piano Regolatore vecchio ormai di vent’anni, che non tiene minimamente conto di ciò che ha investito nel corso degli ultimi due decenni il capoluogo piemontese: le conseguenze seguite alla pesantissima ristrutturazione industriale seguita da un costante ma inesorabile calo demografico e la crisi, tutt’altro che alla fine. La riqualificazione prevede la realizzazione di una porzione residenziale (a fini abitativi), una di verde (da annettere al parco già esistente di v. Calabria adiacente al Parco della Pellerina) e una zona artigianale di terziario avanzato. Infine un luogo di testimonianza di ciò che accadde quel 6 dicembre 2007, che suona come lacrime di coccodrillo da parte dell’Amministrazione: l’istituzione che interviene solo “dopo” l’accaduto, quando corre ai ripari dimostrando totale e colpevole negligenza per quanto concerne controlli in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, del tutto inesistenti. Per questo si aprirà a breve un altro processo parallelo che riguarda 5 funzionari dell’Asl di Torino, rei di avvertire preventivamente l’azienda dei sopralluoghi ispettivi.

Anche se pare scongiurato, come sembrava nelle intenzioni iniziali, il trasferimento del deposito GTT di Venaria nell’area a ridosso del parco più grande di Torino, resta il fatto che l’area rimane pericolosamente disseminata di sostanze nocive dovute alle lavorazioni siderurgiche e la cui bonifica deve essere a completo carico dell’acquirente, che risulta essere la Bonafous S.p.A. (società ad hoc composta da Gefim, società privata operante nei settori edile e immobiliare e Fintecna, società pubblica interamente gestita dalla Cassa Depositi e Prestiti e specializzata nella riqualificazione di grandi aree dismesse). Di questa riqualificazione lasciano fortemente perplessi e destano forti preoccupazioni molti punti: il Comune ha “snellito” i passaggi necessari per l’approvazione della riqualificazione passando da Variante Strutturale (n. 211 del 2011), come previsto dalla Legge, a semplice Variante Urbanistica Semplificata, accelerando notevolmente l’iter e mancando completamente di momenti di discussione e confronto con i cittadini, fermo restando che buona parte dell’area è pubblica; si è incluso nella metratura complessiva dell’Area anche una porzione del quartiere Lucento (comprese parrocchia Santi Bernardo e Brigida e scuole materna, elementare e media di v. Pianezza) e chiunque capirebbe che ciò ha il solo scopo di aumentare la Superficie Lorda di Pavimento, da cui deriva la possibile quantità di edificabile, aumentando così la possibilità di speculare!; inoltre si continua con la logica criminale e anti ecologica di costruire altre soluzioni abitative assolutamente inutili se non a fini speculativi a fronte della decrescita demografica, lenta ma costante della Città, oltretutto in presenza di decine di migliaia di alloggi tenuti sfitti solo per mantenere alti i prezzi di vendita e locazione; il Comune, se ha intenzione di costruire case nell’area, non ha tenuto in debito conto il rischio, tutt’altro che remoto, di esondabilità (ultima alluvione nel 2000, stabilimento TK e aree limitrofe completamente sommerse dall’acqua). Ma ciò che desta maggiore preoccupazione, visti i recenti casi di cronaca (Terra dei Fiochi in Campania e Ilva di Taranto, solo per citarne due) riguarda la bonifica dell’area, trattandosi di un argomento che riveste grande importanza e dagli enormi risvolti morali, sociali ed ambientali. Preoccupazioni più che fondate visti i risultati di altri esperimenti analoghi: ci riferiamo in particolare alla Spina 3 e all’ex area delle Ferriere su cui sono stati costruiti parchi, centri commerciali ed edifici, questi ultimi utilizzati dagli atleti per le Olimpiadi invernali di Torino 2006 e poi riconvertiti ad uso abitativo, zona Corso Mortara-IperCoop-Nuovo Passante Ferroviario, sotto i quali vi sono ancora tonnellate e tonnellate di scorie industriali nocive mai bonificate. Su questo argomento nessun cenno da parte del Sindaco e del Consiglio Comunale! Sindaco Fassino, la soluzione non è far costruire palazzi e giardini sopra le scorie di un’acciaieria ma dare lavoro a chi è senza per bonificarle (previa adeguata formazione). Dall’indirizzo del provvedimento urbanistico se ne deduce che in ultimo piano vengono, come sempre, i diritti dei cittadini, mai interpellati quando si tratta di scelte che li riguardano in prima persona, come in questo caso.

Ci rendiamo conto anche noi che l’area così non può rimanere ma è oggettivo che la riqualificazione dell’area sia assolutamente imprescindibile dalla bonifica, a spese di chi ha inquinato. La cosiddetta “Porta Ovest” della Città, oltre a rappresentare un naturale biglietto da visita di ingresso alla Città può diventare un’occasione per creare nuovi posti di lavoro, misura che attenuerebbe, almeno in parte, gli effetti più devastante della crisi. Noi ex lavoratori TK siamo sempre stati disponibili a metterci in gioco, anche in percorsi di riqualificazione professionale, entro quel progetto della Gran Torino Capitale del Lavoro del Sindaco Fassino che per ora rimane solo sulla carta. Visto che il Comune da questo orecchio sembra non sentirci e che i buoni propositi sinora non sembrano essere serviti a nulla facciamo appello a lavoratori, disoccupati, cassintegrati, giovani, donne, studenti, immigrati e tutti quelli che lottano per difendere i propri diritti, primo fra tutti quello ad un lavoro utile e dignitoso, a creare un coordinamento tra associazioni e organismi (sindacali, ambientali, ecc.), esponenti politici e sindacali, singoli cittadini che lottano per non pagare gli effetti più nefasti della crisi a vigilare e mettere in campo tutte quelle azioni necessarie per impedire al Comune di speculare sull’area e costringere il Comune ad effettuare le dovute bonifiche. La scusa di Fassino che non ci sono soldi è una balla trita e ritrita: i soldi ci sono, basterebbe non sprecarli in un’opera assurda e criminale come la Tav, in cui si continuano a sperperare, tra lavori e gestione dell’ordine pubblico, risorse preziosissime con le quali si dovrebbero creare invece posti di lavoro, fare manutenzioni urgenti alle scuole che cadono a pezzi, potenziare sanità, istruzione e trasporti. Misure concrete per contrastare la crisi più dell’effimero “museo” sulla sicurezza nei luoghi di lavoro che si vorrebbe intitolare alla memoria dei nostri compagni di lavoro. La questione non è sensibilizzare maggiormente i lavoratori ma chi ha in mano la direzione della società, oggi nelle mani di chi lucra sulla vita dei lavoratori. Per questo tipo di reati vi è in pratica la totale impunità! Dimostrazione ne è che anche gli imputati coinvolti nel caso TK non hanno fatto né un giorno di galera né saranno mai condannati da tribunali che adottano i sistemi della giustizia borghese, quello dei due pesi e delle due misure: chi combatte per salvaguardare il lavoro e i propri diritti (per es. chi taglia le reti, del tutto illegittime, dei cantieri della Tav in Val Susa) viene messo in carcere e chi quei diritti li calpesta (come per es. gli imputati del processo TK) è libero di agire indisturbato.

Ciò che muove gli imprenditori (la stragrande maggioranza se non altro) è unicamente il proprio tornaconto personale, non il benessere dei lavoratori. Va da sé che questi due interessi non potranno mai coincidere, perché la sicurezza per il datore di lavoro rappresenta solo un costo, nulla più. I morti per profitto non sono altro che il frutto di questo sistema produttivo ormai distruttivo di uomini e risorse e di questo ordinamento sociale, ingiusto e superato, al quale dobbiamo opporci con ogni mezzo iniziando fin da subito appoggiando e promuovendo il coordinamento tra organismi, esponenti di partiti, sindacati, comitati e singoli che già oggi lottano, ognuno con proprie specificità e caratteristiche, non solo in difesa dei diritti ma mossi da un obiettivo più alto: creare una nuova società, l’unica alternativa possibile (ma soprattutto necessaria) a questo sistema produttivo ormai giunto al termine. Una società in cui saranno i lavoratori in prima persona a gestire il proprio luogo di lavoro e quindi anche la propria sicurezza, finora delegata a chi non ha alcun interesse a garantirla.

La salvaguardia dei diritti va conquistata con la lotta e la mobilitazione, come quella che ci attende il 24 aprile, giorno in cui la Corte di Cassazione depositerà la sentenza di terzo grado del processo ThyssenKrupp. Per questo invitiamo tutti a presenziare a Roma davanti al Tribunale in solidarietà ai familiari di tutte le vittime del profitto. Solo in presenza della mobilitazione popolare la Corte condannerà, anche se a pene (per noi) simboliche, i responsabili della strage.

Far rinascere l’area senza speculazioni, priva di sostanze tossiche e con finalità collettive, impiegando nella bonifica quelle migliaia di lavoratori rimasti senza lavoro, appare di gran lunga il miglior modo per ricordare Antonio, Bruno, Angelo, Roberto, Rocco, Rosario e Giuseppe, restituendo dignità a quel lavoro che è costato loro la vita e mantenendo fede al prestigio della nostra Città, Medaglia d’Oro della Resistenza partigiana e culla della tradizione operaia del nostro Paese.

Vorremmo costruire, con chi condivide queste idee, un momento di scambio e confronto per dare seguito all’appello che abbiamo lanciato.


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