Un vezzo, un marchio, un simbolo di appartenenza che recitava a grandi lettere (e piccoli disegni) il nome del proprietario del volume in questione: questo erano gli Ex-Libris (nome latino che significa “dai libri”). Di questi buffi contrassegni o timbri se ne trova testimonianza già nel medioevo, con diciture inquietanti come “Questo libro è mio” (seguito dal nome del proprietario) o peggio ancora con mezze maledizioni tipo “Chi ruba il libro morirà malissimo” o “Se non me lo riporti ti vengo a bucare le gomme del Jeeppone” (più o meno)! ;) Sembra che anche a quei tempi per avere indietro un libro prestato le minacce fossero il modo migliore…
Dopo il XV secolo e l’invenzione della stampa a caratteri mobili, gli ex-libris prendono la forma di vere e proprie illustrazioni realizzate su un pezzo di carta (un po’ come un francobollo) e diventano sempre più personali, sia per il volere del committente, che per lo stile di chi li realizzava. Si sono cimentati in questa arte antica discreti nomi come Moser, Escher, Boccioni, Klimt o Dürer …
Potrebbe essere un modo per entrare in contatto, per scambiarsi opinioni su quel libro, per conoscersi o riconoscersi a seconda del disegno trovato sul libro in questione. Penso a come sarebbe buffo lasciar “viaggiare” un libro di mano in mano e, per ogni persona che lo legge, un ex-libris apposto al suo interno: alla fine del percorso questo libro potrebbe avere moltissime storie da raccontare al suo interno…o se non altro porterebbe con sé una collezione variegata di incredibili disegni… ;)
Sono affascinata da questo mondo. Nel frattempo che penso a come realizzare il mio, qui c’è una collezione infinita…