Regia: Alex Garland
Origine: UK
Anno: 2015
Durata: 108'
La trama (con parole mie): Caleb, un giovane programmatore al lavoro per la più grande compagnia del mondo rispetto ai servizi offerti dalla rete e dai motori di ricerca, è il fortunato vincitore di un concorso che prevede una trasferta nella più che protetta tenuta di Nathan, altrettanto giovane fondatore dell'azienda, milionario e genio assoluto.Al suo arrivo nella casa fortezza di Nathan, Caleb viene reso partecipe dell'esperimento al quale si dovrà sottoporre per tutta la durata del suo soggiorno: una valutazione complessiva di Ava, un'intelligenza artificiale sulla quale il suo ospite sta lavorando da tempo, e che promette di essere una vera e propria rivoluzione in termini tecnologici e sociali.La ragazza artificiale, che dal primo momento colpisce l'immaginario del giovane programmatore, inizia così una sorta di relazione "a distanza" con lo stesso, alimentando i dubbi di Caleb nei confronti dell'eccentrico Nathan, scostante ed a tratti tirannico.Cosa accadrà, dunque, quando l'esperimento diverrà un'espressione del legame sempre più forte tra Caleb ed Ava?
A volte è curioso, il destino di alcuni film.Specie quando le aspettative diventano parte integrante della visione.Non troppo tempo fa, e non ricordo in merito a quale post, il mio fratellino Dembo e la commentatrice numero uno del Saloon Lazyfish, parlando di una scena in particolare della pellicola d'esordio dietro la macchina da presa dello sceneggiatore Alex Garland - che firmò, tra gli altri, lo script di 28 giorni dopo -, mi lasciarono intendere che mi sarei trovato di fronte ad un piccolo cult, una di quelle chicche destinate a risollevare una settimana - o un mese, o una stagione - di uscite poco convincenti, un titolo "minore" destinato a ritagliarsi uno spazio non indifferente nelle classifiche di fine anno.Ebbene, nonostante le impressioni positive di Julez, più o meno a tre quarti della visione, con la già citata sequenza alle spalle, ero sul punto di scatenare le bottigliate, prima che su Ex Machina, sul consiglio dei due fidatissimi di questo bancone: perchè il lavoro di Garland, per quanto curatissimo a livello tecnico ed estetico, studiato nei dettagli ed impreziosito da una cornice splendida, mi pareva assumere le sembianze di un ibrido di Her e Foxcatcher decisamente più freddo e noioso di entrambi, dal ritmo troppo dilatato e dalla distanza presa progressivamente da un Nathan decisamente poco sopportabile, dal protagonista Caleb, troppo privo di mordente per ispirarmi empatia, e dall'Intelligenza artificiale Ava, così algida da apparirmi come la regina delle fighe di legno, o quantomeno la loro principessa.Poi, come lo stesso Caleb, dopo oltre un'ora passata a pensare che io sarei stato una "cavia" molto più divertente per Nathan, tra citazioni di Ghostbusters anticipate rispetto alle battute del film, allenamenti con i pesi ed alcool, sono stato proprio dallo stesso Nathan riportato alla realtà: e di colpo, Ex Machina è diventata una delle pellicole più interessanti dell'estate - e forse non solo -, una favola nerissima che incrocia sci-fi e storie d'amore, disagio emotivo e sociale a voglia di riscatto, una riflessione nota a proposito del rapporto tra Uomo e Scienza, mito di Frankenstein e Blade Runner pronta ad assumere una nuova posizione grazie ad un'evoluzione ed un epilogo che piacerebbero molto a Nolan, per quanto, forse, troppo poco mascherati da illusioni, e decisamente reali nella loro cruda escalation.Del resto, il confronto tra Passione e Scienza, Razionalità ed Istinto, Realtà ed Ignoto suscita un'attrazione irresistibile ed a più livelli sull'Uomo fin dall'alba dei tempi, ed il modo di vivere lo stesso, interpretarlo e tentare di affrontarlo continuerà a rappresentare una sfida cui chi eccede - Nathan - e chi trattiene - Caleb - continuerà a non mancare di rinnovare: da parte mia, avendo vissuto entrambi gli aspetti, ho trovato in Ex Machina uno specchio - deformante, in frantumi, perfettamente limpido, e chi più ne ha, più ne metta - nel quale gettare uno sguardo sul desiderio a volte irrefrenabile di compiere quel passo oltre, come quando all'apice di una sbronza si butta giù quello shot di troppo che ci farà scontare ogni cocktail retto nel corso della nottata.E come ben conosce chi ha diverse cicatrici addosso e ricordi annebbiati alle spalle, non è mai una buona cosa: non per questo, però, si finirà per fare un passo indietro.Questo perchè le risposte non bastano mai, a chi, per un motivo o per un altro, tiene aperta la mente, o il cuore: ricordo quando, ai tempi delle superiori, detestavo la matematica con tutte le mie forze, e quanto vorrei, ora, tornare indietro per avere un'altra chance per riscoprire quello che è, di fatto, semplicemente un linguaggio che, probabilmente, non mi è stato insegnato nel modo giusto, ed io non ho voluto imparare.Crescendo, tentando e sanguinando, e scoprendo, proprio grazie alle ferite, di essere presenti, vivi, umani, nel Bene e nel Male: anche quando le cose non andranno affatto secondo i piani, e scopriremo di avere scoperto troppo, o finiremo per non avere capito nulla, e dovremo riconoscere una sconfitta che, d'altra parte, significherà la vittoria per chi non avremmo mai pensato.Come in amore.Come rispetto alla vita.Perchè non c'è un "deus" che controlla la macchina.Ma solo una macchina che non può controllarsi.
MrFord
"There is no political solution
to our troubled evolution
have no faith in constitution
there is no bloody revolution."The Police - "Spirits in the material world" -
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