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La pellicola, con piglio classico e sommessamente goticheggiante (nonostante la patina orgogliosamente high-tech), esplora i grandi temi della consapevolezza di sé, della scienza che sfida la morale e della potenza delle emozioni al pari, appunto, del romanzo ottocentesco della Shelley. Attraverso una prospettiva lucida e raramente fuori fuoco, Garland s'interroga senza troppi patemi sul ruolo dell’intelligenza artificiale nel prossimo futuro, ma lo fa utilizzando la riflessione sull'argomento come grimaldello per varcare il sottilissimo - e mai troppo approfondito dall'arte - confine tra ciò che separa la verità dalla menzogna.Non siamo pertanto di fronte a un'opera che regala un punto di vista innovativo o sorprendente sull’interazione uomo/tecnologia (per quello, a dirla tutta, ci aveva pensato l'anno scorso il bellissimo Her), quanto piuttosto davanti a un film che sfrutta i temi cari al genere per parlare essenzialmente di violenza personale. Infatti la storia di Caleb (Domhnall Gleeson), scelto per trascorrere una settimana a casa di Nathan (Oscar Isaac) brillante sviluppatore di un motore di ricerca in grado di sapere tutto di chiunque (facile pensare a Google), si trasforma da subito in una lotta prima sopita e poi manifesta tra tre personaggi in cerca di manipolazione. In mezzo allo scontro tra le due figure maschili - come non segnalare la fisicità «alfa» di Nathan e quella più efebica di Caleb? - si posiziona l'eterno femminino costituito (in chiave robotica) da Ava (cui il bel volto etereo dell’attrice Alicia Vikander aggiunge un tocco di efficace freddezza)Eppure, nonostante le dinamiche narrative (e grafiche: si noti il design «svedese» degli ambienti) siano apparentemente votate alla speculazione filosofica, Ex Machina intraprende presto un interessante cambio di rotta trasformando «l’umano inferiore però più furbo della macchina» ne «l’umano inferiore soggiogato dalla macchina». Il film diviene così non tanto un’indagine sulle implicazioni dell'arroganza scientifica e sul valico oltre il quale essa non dovrebbe andare, bensì un’osservazione sulla natura delle pulsioni umane e su quanto la macchina, imitandole, finisca per apparire più vera degli esseri umani veri.
Ex Machina mette in scena una serie di trappole che diventano presto insidiose e punitive soprattutto per coloro che le hanno tese, rendendo labili non solo i ruoli, ma anche i delicati equilibri che regnano tra di essi. Se lo stupore per l'impalcatura modernista offusca l'ovvietà che qualche volta traspare dagli assunti concettuali alla base della storia (in fondo aveva già detto tutto Pinocchio), sul lato dell’azione e della conflittualità psicologica invece il film consegna al pubblico un riuscito thriller di relazioni umane, con qualche sopresa anche per i più appassionati Sci-Fi, che dimostra ancora una volta come Garland sia decisamente in grado di cogliere la violenza estrema e le molteplici sfumature che caratterizzano le relazioni umane odierne.
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