Foto di Giovanna Marino
Lo abbiamo visto in anteprima al Pala Banco di Brescia dare vita ad un geniale Merlino nel musical Excalibur la Spada nella Roccia, che tra poco debutterà a Milano [leggi qui la recensione dello spetacolo]. Adesso, abbiamo avuto il piacere di “scambiare due chiacchiere” con gipeto, cantante, attore, regista (ma anche “maschera teatrale”, come si definisce) del panorama teatrale italiano.
gipeto, tu hai alle spalle una lunga e brillante carriera che vanta partecipazioni a spettacoli di rilevanza nazionale: Pinocchio, il grande musical, MammaMia, Titanic, solo per ricordarne alcuni. Come sei arrivato, in questa stagione, nel cast di Excalibur?
Sì, ho “Un grande avvenire dietro le spalle…”. Questo del resto è stato il secondo libro di teatro che ho letto a diciotto anni, lo scrisse Vittorio Gassman. Il primo fu “Il punto in movimento” di Peter Brook; quindi diciamo che i primi imprinting teatrali mi hanno raccontato che bisogna avere un passato molto solido e vario, da un punto di vista esperienziale, per poter sperare in un teatro fondato quasi esclusivamente sull’attore, cercando un punto di fuoco verso cui tendere e appena lo si è trovato.. cambiarlo. Non credo sia “brillante” quello che ho fatto dal momento che le esperienze che hanno segnato maggiormente il mio personalissimo percorso sono state legate più alla ricerca di un teatro quasi privo di tecnologia sofisticata. Nel senso più nobile del termine sono state esperienze “artigianali”: non ricordo in quei momenti lustrini luccicanti o scenografie imponenti, ma tanta fatica, sudore e “pancia”, tanta “pancia”.
Momenti in cui mi torna in mente quello che ho fatto e visto fare con Roberto De Simone nella “Gatta Cenerentola”, con Theodors Terzopoulos in “Antigone” in giro per il mondo, in “Otello” e “Macbeth” di e con Corrado D’Elia, nel “Masaniello il musical” di Tato Russo. Questo “amore viscerale” per il teatro ha segnato in modo definitivo il mio percorso, ma è stato un mio ex compagno d’Accademia (S. D’Amico), ora regista, Massimiliano Farau, che, portandomi a Londra, mi fece capire che si può fare Prosa e Musical con un approccio recitativo praticamente uguale, anche se so bene che questo non è un pensiero diffuso in Italia… Ma ormai mi è chiaro che oltre alla perseveranza è la pazienza la cosa da coltivare oltre che migliorarsi continuamente perché, “le chiacchiere stanno a zero”, come disse un mio amico un po’ alticcio: “Se valessi ciò che vaglio, quaglierei ciò che voglio”. Quindi ….. “Pinocchio”, “Mamma Mia”, “Titanic”, “Excalibur”… sono state bellissime occasioni avute, ma conseguenze di un passato di tutt’altro genere.
Merlino (Myrrid, in celtico) è il personaggio che interpreti nello spettacolo. Un personaggio difficile, che richiede un’accurata preparazione tecnica, vocale e interpretativa. Oltre al fatto che deve tenere sempre viva l’attenzione dello spettatore. Come ti sei preparato per affrontare al meglio il ruolo?
Merlino credo richieda la stessa “preparazione tecnica, vocale e interpretativa” di tutti, e dico tutti, i ruoli di tutti gli spettacoli teatrali musicali e non. I “ruoli” sono tutti difficili perché per me, e sottolineo per me, non ci sono battute da dire, note da cantare, e ancor meno passi da fare; c’è un “personaggio da interpretare”, che è un essere vivente che ha un passato, vive un presente, ha dei problemi che cerca di risolvere, proiettando desideri nel futuro; questo cerco di fare, a volte riuscendoci a volte meno: restituire un personaggio credibile. Non mi sono mai posto il problema di pensare a me come un attore che ha una “tecnica” di recitazione o di canto, diciamo che mi occupo dell’umanità del personaggio, mettendo a frutto una certa artigianale pratica teatrale. Occupandomi, inoltre, di “tener sempre viva l’attenzione dello spettatore”. Ricordo che Mario Ferrero diceva sempre: “Marcolino … in teatro non annoiare mai … ma soprattutto nella vita, non ti annoiare mai”. Mi commuove il ricordarLo… i maestri, ti accompagnano per tutta la vita.
C’è qualcosa di tuo nel potente Mago e, perché no, qualcosa del Mago in te?
Credo che ci sia qualcosa di “magico” in tutti coloro che scelgono di fare del proprio percorso di vita il proprio sogno e il lavoro fa parte della vita. Quando vivi lavorando duro per realizzare i tuoi desideri e tendi verso una stella (irraggiungibile), accadono cose che sembrano magiche. Raccontandole a qualcuno puoi sembrare un po’ mago pure tu, ma in realtà sei “solo” un essere umano, terribilmente umano, con un punto di vista in continuo movimento, cosciente della propria vulnerabilità e finitezza che ha capito che non c’è tempo da sprecare e ancor meno “vento da perdere”.
Excalibur ha molti momenti impegnativi e di grande forza drammaturgica, ma ha anche molte scene comiche (per esempio la scena degli Spiriti Bollenti, ndr). C’è un aneddoto o una situazione buffa capitata durante le prove che ci vuoi raccontare?
Credo che i momenti comici, in una storia, scaturiscano da attimi di imbarazzo da cui tentiamo di sgusciare fuori, tutti, anche i maghi. Quindi per me le “scene comiche” sono un “controtempo” del drammatico, un “contrattempo” della quotidianità, l’altra faccia, per così dire, e non le penso mai separate, sono comunicanti e cerco di re-citare di nuovo tutte le sere la stessa moneta.
Oltre a stare sul palco, sei molto attivo anche come docente di corsi di teatro. Quanto è importante per te lo stare accanto a ragazzi giovani, se non giovanissimi? Come del resto sono quasi tutti quelli del cast di Excalibur.
Dal ’94 vivo giornalmente con “i ragazzi giovani” e da un po’ di tempo, con orgoglio, anche le mie serate sul palcoscenico. Negli anni più esperienza accumuli più ti senti “bravo”, “capace”… “qualcuno”, “un Nome”. Ecco, io grazie ai “ragazzi giovani” ogni giorno mi sento “nessuno” un “Non – nome” (infatti gipeto è scritto minuscolo). Loro, 18–25enni, sono, nella loro vulnerabilità, nella loro ignoranza, nella loro presunzione ma soprattutto nel loro enorme talento vitale, il mio maggiore insegnamento. Insomma, io “recito il ruolo dell’insegnante” quando voglio mettermi in discussione e imparare da qualcuno, quindi, non posso che farlo tutti i giorni. In fondo, citando Elio Petri, mi sento sempre “minorenne”… che non significa infantile, come tutti gli esseri umani più interessanti che ho conosciuto, su tutti chi mi generò, a cui devo tutto. Leggo in un’intervista sul giornale di oggi “…gli esseri umani sono disabili alla vita e siamo tutti un po’ storti se ci confrontiamo alla grandezza della natura”.
Nella tua carriera hai ricoperto un po’ tutti i ruoli: cantante, attore, regista. Ti piacerebbe scrivere uno spettacolo tutto tuo, se non l’hai già fatto?
Mi piace realizzare spettacoli come regista e mi piacerebbe realizzarne come autore. Solo che mi sono prefisso una cosa: che le persone che mi aiuteranno a realizzare questo mio sogno dovranno essere pagate per farlo. Vorrei non cogliermi mai a pensare che le persone che lavorano con me lo debbano fare “per il piacere di farlo” o, nel caso dei più giovani, “per fare esperienza”, credo sia troppo comodo e discretamente paraculo, creando peraltro la possibilità di far pensare a qualcuno che questa non sia una professione, ma un hobby, qualcosa cioè che si fa, seppur in modo professionale, per “diletto”. Quindi realizzo un mio spettacolo solo quando me lo proporrà un produttore, dove per “produttore” si intende una persona che “mette i soldi” (… è sempre meglio specificare!).
Il musical o lo spettacolo che non hai ancora interpretato e che vorresti interpretare è…
Mi piacerebbe interpretare tutti i ruoli “Donchisciotteschi” sai, tipo Cyrano de Bergerac, Casanova, Don Giovanni… sognatori indefessi, lavoratori instancabili, capaci di rialzarsi sempre. Ma nel “teatro musicale” difficilmente vengono scritti primi ruoli per voci “scure”. Ma insomma, ci sarà da qualche parte un nuovo Mozart del Musical, no?
Quali sono i tuoi progetti futuri? Ci puoi anticipare qualcosa?
Il “futuro” per me è fare bene quello che farò fra due ore. Ma proprio volendomi allungare, il 13 aprile finisco, per questa stagione, “Excalibur” a Bergamo e già il 2, 3 e 4 maggio sarò al Teatro del popolo di Gallarate in “Arsenico e vecchi merletti” diretto da Fabrizio Angelini e un bellissimo gruppo di colleghi! Quindi ancora una volta una “necessaria alternanza” musical/prosa: il sogno continua e finché dura sarà bellissimo, tanto, l’importante è non annoiarsi, no!?
Sito web dell’artista: www.gipeto.it
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