Exhibitions || "La camicia bianca secondo me. Gianfranco Ferré" secondo me

Creato il 17 febbraio 2014 da Gretamiliani
Buon lunedì e buon inizio di settimana a tutti, ragazzi. Con estremo ritardo oggi finalmente vi racconto di una mostra che ho avuto il piacere e il privilegio di poter gustare in anteprima.La mostra in questione è "La camicia bianca secondo me. Gianfranco Ferré", che resterà aperta al pubblico fino al 15 giugno e che è organizzata dalla Fondazione Museo del Tessuto di Prato in collaborazione con la Fondazione Gianfranco Ferré.
La mostra è stata voluta fortemente da entrambe le fondazioni per celebrare ancora una volta l'eccellenza del made in Italy, il bello e la tradizione del saper fare che ci contraddistingue in molti campi, la moda in primis, anche se spesso e volentieri sembriamo dimenticarcene.
Concepita con l'intento di mettere in luce la maestria sartoriale e l'aspetto progettuale del lavoro di Ferré, la mostra ci porta alla scoperta della camicia bianca attraverso diverse chiavi di lettura e infinite vie interpretative. Gli aspetti su cui si è voluto porre l'accento sono due: la progettualità e la camicia bianca stessa."Progetto" è infatti la parola chiave della mostra, quella a cui si può far ricondurre l'intero lavoro di Gianfranco Ferré. E' infatti con una visione progettuale e rigorosa che il compianto stilista costruiva, plasmava e realizzava le sue creazioni.La camicia bianca, invece, è un capo iconico, il fil rouge che lega tutte le creazioni di Ferré, onnipresente in tutte le sfilate, imitata e celebrata negli anni e in molteplici maniere.La camicia bianca è vista come un atlante dalle pagine bianche che si possono piegare in differenti modi e stili per ottenere sempre qualcosa di nuovo; nella moda la camicia è un indumento con dei canoni fissi, nato e concepito come capo da sotto; il talento e il genio creativo di Ferré si notano quindi nella sua capacità di saper rinnovare di volta in volta un capo semplice e a prima vista quasi scontato, dando vita a opere d'arte, progetti tridimensionali, capaci di combinare in modo ineccepibile misura e rigore con l'estro creativo e la fantasia.

Sono 27 le camicie scelte dalla Fondazione Museo del Tessuto di Prato e dalla Fondazione Gianfranco Ferré per veicolare all'esterno l'anima progettuale dello stilista, un numero che è del tutto casuale e a cui si è approdati semplicemente scartando le camicie preziose, realizzate con cristalli, pizzi e ricami lussuosi, in favore di quelle a prima vista più rigorose, semplici e lineari, ma da cui emerge lo studio dei volumi compiuto da Ferré. Tutto è preciso, voluto. Nulla è lasciato al caso, così come non lo è la scelta di aver destinato al Museo del Tessuto di Prato il compito di trasformarsi nella dimora che accoglie questa mostra.Il tessuto della camicia come ricordo, memoria di ciò che è stato e punto di partenza per creare il futuro.
La mostra si apre con un sistema sospeso di teli su cui scorrono macro-installazioni fotografiche, realizzate con simulazioni x-ray, che offrono una lettura tecnica e al contempo poetica di ogni camicia, mettendo in evidenza le texture e le stratificazioni dei tessuti.Questo tipo di resa fotografica, presentata per la prima volta come chiave di interpretazione dei contenuti di una mostra di moda, è realizzata dal fotografo fiorentino Leonardo Salvini in collaborazione con l'Opificio delle Pietre Dure di Firenze.Nella sala attigua, delicatamente illuminata, si trova il cuore della mostra: le ventisette camicie, posizionate sui manichini come un esercito bianco, saldo e compatto, ma al cui interno si distinguono facilmente le singole individualità, ognuna con la propria anima e la propria storia da raccontare.Lungo i lati della stanza, a corollario dei capi indossati su manichino, è possibile ammirare disegni, dettagli tecnici, bozzetti, fotografie, immagini pubblicitarie e redazionali, video e installazioni.Un sistema di macro proiezioni chiude infine la mostra, presentando un montaggio di sequenze delle sfilate più importanti di Gianfranco Ferré, dal 1978 al 2007. In questo modo le camicie fisse sui manichini riprendono vita indosso alle modelle, che le esaltano e celebrano sulla passerella.
La mostra "La camicia bianca secondo me. Gianfranco Ferré" è accompagnata da un libro-catalogo, edito da Skira e curato da Luca Stoppini, tra le altre cose anche direttore creativo de L'Uomo Vogue, che ha reinterpretato le camicie con nuove immagini fotografiche dando loro un'accezione contemporanea e attuale di forte impatto. Il mito di Gianfranco Ferré così rivive.
Vi invito caldamente ad andare a vederla perché dire che merita è un eufemismo. Trovate il programma dettagliato della mostra e tutte le informazioni e materiali utili sul sito del Museo del Tessuto.
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