EXIT di Stefania Macrì

Creato il 29 marzo 2013 da Bagaidecomm @BagaideComm

La notizia della riapertura del processo sul caso Meredith è stata contornata da molti telegiornali con intercalari del tipo: “come voi tutti ricorderete”. E  come poter dimenticare l’uccisione di Meredith , o di Sara Scazzi o di Yara..?  Potrei andare avanti ancora per molto con la lista di nomi tristemente famosi, ma probabilmente li ricorderete anche senza che lo faccia io.Proviamo con dell’altro: “la guerra in Mali, come voi ricorderete,.. (?)” o “il golpe bianco in Ungheria, come voi ricorderete,.. (?)”  Ma dal momento che nutro alcuni dubbi, il punto di domanda è d’obbligo.I telegiornali del nostro Bel Paese, infatti, difficilmente si lasciano sfuggire notizie delittuose dalla trama oscura che ricordano quelli dei telefilm polizieschi. E con risvolti del tutto simili alla fiction, anche nella realtà i colpevoli agiscono per odio o amore, invidia, delusione, rabbia.  Insomma, queste news di nuovo non hanno proprio nulla.Eppure, perseveranti nel loro errare di notizia in notizia, telegiornali e quotidiani non perdono occasione di dedicare ampi  e (fin troppo) dettagliati spazi alla cronaca nera, consapevoli di come questa colpisca, in un modo o nell’altro, l’attenzione dei più, con buona pace dei Tuareg. Come se non bastasse, talk show pomeridiani e interi programmi di approfondimenti serali, nutrendo pretese investigative, allietano le ore di coloro che sperano che la soluzione al caso possa arrivare “in esclusiva” e “in diretta” sotto i loro occhi, così da sentirsi parte attiva della trama.Recentemente, il canale La7 ha inaugurato il “TG cronache”, una mezzora piena di approfondimento riguardanti la cronaca quotidiana: se da un lato ciò potrebbe alleggerire la normale edizione del Tg, dall’altro conferma l’incapacità della nostra informazione di andare oltre quelli che appaiono essere i gusti dell’audience.Tuttavia, il compito dell’informatore non dovrebbe essere quello di ricercare il favore del pubblico, ma, appunto, quello di informare, indipendentemente dal pubblico : informare non vuol dire vendere, l’informazione non è in vendita.Fatico , purtroppo, a trovare nei nostri telegiornali, così come pure nell’ampia scelta di canali televisivi,  un’apertura verso l’esterno, che consenta di uscire  da questa “safe zone” in cui da troppo stagniamo:  Perché non spendere dello spazio di approfondimento  che ci consenta di aumentare la nostra consapevolezza su ciò che accade nel  resto del mondo , quali cause, quali conseguenze e quali cambiamenti?  “Eccessivamente impegnativo e lontano”, mi si potrebbe obiettare. In parte è vero, ma come poter considerare “lontani” quei conflitti che costano soldi pubblici?  O svolte autoritarie che riguardano Paesi a noi così vicini? O scoperte scientifiche che possono cambiare velocemente i nostri stili di vita?Dove, allora, il confine tra esterno e interno?Dovremmo forse riconsiderare questo labile concetto: in una realtà così interattiva come la nostra, non è più concepibile  escludere dall’informazione  ciò che accade fuori dai nostri confini, per il semplice fatto che fuori  vuol dire intorno, e intorno un giorno potrebbe diventare dentro.
Stefania Macrì

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