di Rina Brundu. Alcuni giorni fa ero a Stanstead uno degli aeroporti europei più busy e ho acquistato una bottiglietta di acqua minerale italiana. Fissando con maggior attenzione l’etichetta mi sono resa conto che c’era una minuscola scritta multicolore sulla stessa: il marchio in questione ero uno sponsor Expò. A quel punto mi sono guardata intorno e ho notato che tra i tanti cartelloni pubblicitari di prodotti trendy che addobbavano le mura plastificate del terminal (inlcuso quello gigante e un po’ preoccupante della Germanwings), non ce n’era uno che facesse la reclame all’incombente Esposizione Universale.
Domani è il giorno del grand-opening di Expò 2015. Dopo non averne mai sentito parlare oltre confine, mi è infine venuto da chiedermi se almeno oggi il mondo si fosse accorto di noi e delle nostre usate corse contro il tempo. Per arrivare, insomma. Una rapida occhiata alla homepages di qualche testata “in” (vedi screenshots in calce), ha tristemente risolto l’arcano dilemma: nulla, nada, nisba. È un poco come se mentre noi stiamo con le mani e la mente in “pasta”, il resto dell’universo procedesse su linee parallele moventi in direzioni opposte, non ci incontreremo mai!
Francamente non fa piacere scrivere una “critica” contro una manifestazione italica che, nel bene o nel male, dà lavoro ai tanti e sicuramente un qualche respiro a qualche selezionatissima azienda nostrana. Criticare in questo caso è uno sporco lavoro ma è pur vero che qualcuno deve farlo. La speranza naturalmente è che lo straordinario sforzo economico del nostro paese in crisi venga in qualche modo premiato e porti un qualche risultato ma, detto questo, non si può che restare perplessi.
Sicuramente è un fattore di background culturale, laddove essendo cresciuta ad altre latitudini mi riesce molto difficile capire perché una moderna nazione occidentale, per quanto conosciuta per le capacità “culinarie” dei suoi abitanti, non abbia sfruttato questa occasione unica per scrollarsi di dosso, una volta per tutte, l’immagine di “cameriera” dell’UE. Mi chiedo perché non si sia scelto di mettere nella dovuta evidenza anche le capacità straordinarie dei nostri fisici, dei nostri ingegneri, dei nostri architteti, dei nostri dottori, dei nostri sviluppatori di software e tecnici informatici: perché ridurre un’esposizione universale ad un altro talent-culinario pubblicizzato con i “potenti” mezzi di mamma Rai?
Con tutta onestà – e scusandomi per la reduction ad absurdum che seguirà – mi chiedo anche a chi stia parlando questo Expò. E mi chiedo quale sia quel ragazzo straniero che, dovendo fare una vacanza trendy, sceglierebbe di spenderlo tra i fornelli dell’Esposizione italiana, per quanto azionati dagli chef di nome. Potrà sembrare incredibile a chiunque abbia avuto la responsabilità della scelta della tematica da presentare al mondo, ma non di sola “pasta” vive il resto del pianeta.
Più che nutrire il corpo altrove si preferisce nutrire lo spirito e l’intelletto, perché saranno infine le potenzialità di questi due ultimi elementi a salvare la parte bio-meccanica, non viceversa. Speriamo, per l’Italia, che questa esperienza non si risolverà in un altro dei tanti disastri mangia-denaro-pubblico e orfani di padri e di madre a cui siamo purtroppo da sempre abituati, ma se così non fosse non si potrà certo dire che non siano stati cucinati a puntino tutti gli elementi perché il futuro fallimento non fosse.
Featured image, la homepage del Corrire targata Expò e in calce il totale e ostentato disinteresse dei giornali di tutto il mondo.