Il precedente: Leggete il disciplinare di gara del bando sulle architetture di servizio di Expo 2015. In particolare pagina 8: laddove si parla dei punteggi da assegnare ai concorrenti, viene riconosciuto come elemento distintivo la proposta di soluzioni “che adottino – è scritto nel testo – materiale a basso impatto ambientale (…) e con provenienza geografica entro i 350 chilometri dal sito dell’Expo Milano 2015”. In parole povere vengono tagliate fuori tutte le aziende meridionali. (http://blog.libero.it/ILazzaro/11411094.html)
La confindustria di Napoli e Palermo,i comuni di Napoli e Bari, fecero ricorso. E' lo stesso Marco Esposito, assessore alle attività produttive del Comune di Napoli, dal suo profilo Facebook a dare la buona notizia.
===== LA UE BOCCIA I BANDI “SALVA PADANIA” PER EXPO 2015 ======
ACCOLTO IL RICORSO DI NAPOLI E BARI CONTRO IL LIMITE DI 350 CHILOMETRI
La Commissione europea dice un secco no al limite di 350 chilometri per la fornitura di materiali per la costruzione dei padiglioni di Expo 2015 a Milano. Una bocciatura in piena regola dei bandi con clausole geografiche in favore delle aziende padane, arrivata dopo il ricorso dei Comuni di Napoli e di Bari, presentato il 2 aprile scorso. La denuncia prendeva di mira un concorso di idee per l'acquisizione di una proposta per la realizzazione delle architetture di servizio del sito Expo Milano 2015. Il bando in questione indicava, tra i criteri di aggiudicazione del concorso, la sostenibilità ambientale, tradotta in una provenienza geografica entro i 350 km dal sito di Expo 2015.
La Commissione europea non ha contestato il concorso di idee perché le idee, finché non si traducono in progetti, non sono di per sé fattore di distorsione della concorrenza. Per cui
“l'inserimento della clausola 'geografica' nel bando del concorso di idee, di per sé. non
configura una violazione dei principi del Trattato in materia di appalti pubblici.
Al contrario – si legge nella lettera inviata il 30 novembre 2012 da Klaus Wiedner, capo dell'unità Diritto degli appalti pubblici e delle concessioni, all'assessore alle Attività produttive del Comune di Napoli Marco Esposito, firmatario del ricorso insieme al collega del Comune di Bari, Gianluca Paparesta - l'introduzione di clausole analoghe nella documentazione relativa a eventuali appalti di servizi per la progettazione delle opere da realizzare o ad appalti di lavori per la realizzazione delle architetture di servizio di Expo Milano 2015 potrebbe costituire una violazione della normativa europea sugli appalti pubblici.”
Wiedner informa quindi Esposito che “le autorità italiane, a seguito di contatti con i miei servizi in relazione alla Vostra denuncia, hanno assunto un chiaro impegno a non introdurre nei futuri bandi di gara per la progettazione e l'esecuzione dei lavori in questione alcuna clausola o requisito in grado di alterare la concorrenza o discriminare certi operatori economici in ragione della loro appartenenza geografica. I servizi della Commissione vigileranno sul rispetto di tale impegno assunto dalle autorità italiane”.
Così l'assessore Esposito: "il concorso d'idee era aperto a tutti, senza limiti geografici. Nel punteggio per l'idea vincente si sarebbe tenuto conto di soluzioni per limitare entro 350 chilometri il materiale da costruzione. La Ue si è assicurata che tali idee non saranno mai messe in pratica e vigilerà affinché ciò accade, dopo esser stata messa in allarme dalla nostra denuncia."
E conclude:
“Sono pienamente soddisfatto dell'esito del ricorso ,perché si fa cadere l'assurda barriera di 350 chilometri per la fornitura di materiali. Il ricorso dei Comuni di Napoli e di Bari era dettato esclusivamente dalla volontà di tutelare le imprese del nostro territorio e di tutto il Sud Italia. I rapporti con Expo 2015 restano ottimi, come dimostra l'evento realizzato a Napoli il 17 novembre scorso con i sindaci Giuliano Pisapia e Luigi de Magistris per cui continueremo a collaborare in sinergia per la piena riuscita dell'Expo 2015. Ma di fronte a regole che offendono l'imprenditoria del Mezzogiorno non potevamo che reagire e far valere le nostre ragioni”.