Quando interessi mafiosi si inseriscono nella filiera produttiva
di Rodrigo Mariani Nella cornice dell’Expo Internazionale di Milano si è svolto ieri, 12 ottobre, il convegno denominato “La filiera della legalità “, ultimo di una serie di mostre ed eventi organizzati da CIR food (Cooperativa Italiana Ristorazione)L’evento aveva l’obiettivo di sensibilizzare sia il pubblico sia le Istituzioni sulla necessità di una filiera rispettosa delle normative legali e ambientali per difendere i diritti dei consumatori, per una alimentazione sana e al tempo stesso che salvaguardi la qualità dei prodotti nazionali. Moderatore dell’evento è stato il giornalista RAI Luca Ponzi, scrittore del libro “Cibo criminale”, che tratta una tematica spinosa ma tristemente attuale, legata agli interessi mafiosi che si intrecciano alla filiera produttiva del cibo in Italia. Diversi gli interventi: Silvio Barbero, (vicepresidente dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, istituzione patrocinante l’evento), il magistrato Gian Carlo Caselli, Alessandro Leo (presidente del Consorzio Libera Terra Mediterraneo), Chiara Nasi (presidente di Cir food). Nel suo intervento, Barbero ha ricordato come l’industrializzazione nella ricerca del profitto velocizza il processo produttivo, perdendo a volte di vista la qualità. Caselli e Nasi si sono occupati invece dei rischi latenti dell’inserimento di interessi mafiosi nella filiera produttiva, mentre Leo ha affrontato il tema delle difficoltà di liberare i lavoratori dalle pressioni e dai vincoli con i gruppi mafiosi nella zona del Meridione L’Italia comunque viene riconosciuta a livello internazionale come uno dei paesi con più varietà e qualità di cibi, sensibile verso la tematica dell’alimentazione e pertanto esigente in fatto di controlli sulla produzione alimentare. Ma l’attenzione deve rimanere alta per proteggere il benessere del consumatore e la filiera della produzione di cibo da “contaminazioni criminali”.