Titolo: Expo 58
Autore: Jonathan Coe
Editore: Feltrinelli
Anno: 2013
Thomas Foley, un impiegato del COI (Central Office of Information) viene mandato a Bruxelles, durante l'Expo del 1958, per sovrintendere alla gestione del Britannia, il pub riprodotto nel padiglione inglese della mostra.
Sono anni particolari e lo spirito fiducioso della manifestazione, che aspira a una comunione dei popoli, è purtroppo minato dagli intrighi internazionali. Thomas, infatti, viene affiancato da due spie che, dietro un atteggiamento sbadato e gentile, hanno in mente un piano ben preciso.
Ben presto ci rendiamo conto che all'Expo 58, con lo sfondo del meraviglioso Atomium, non tutto appare per quello che è. Giornalisti russi, attricette americane, lo stesso Britannia… il tutto fa parte di un meccanismo in cui Thomas si ritrova a vivere senza averne pienamente coscienza.
Thomas è fondamentalmente un ingenuo, frustrato da un matrimonio infarcito di buone maniere e di pochissimo amore, incastrato in un lavoretto da impiegato, che torna tutte le sere nella sua casina fuori città, vive i suoi mesi a Bruxelles come se fosse un'altra persona, come tutto l'Expo. Conosce una donna bellissima, ma non ha il coraggio di mollare tutto per lei, anzi, la sacrifica appena gli viene chiesto. Pur essendo il protagonista del libro, Thomas è uno strumento dell'autore per mostrarci quanto sia difficile capire la propria identità e muoversi in essa. Ed è anche puro strumento per l'intera spystory che fa da vero e proprio sottofondo, con episodi anche esilaranti, senza mai appesantire. Anzi, quasi senza mai colpire veramente. Forse questo è il fatto che lascia un po' più perplessi.
Un romanzo un po' in sordina, a volte troppo lento, a volte fin troppo veloce, in cui l'intera storia ci accompagna e si alterna tra il privato e il pubblico, lasciandoci a riflettere.
Tutta la faccenda dell'intrigo internazionale è trattata con la giusta dose di humor e ironia e i confini tra serio e faceto sono molto labili. Leggiamo un Coe un po' più tranquillo, che comunque non delude perché l'ironia è palese e il senso del libro è chiaro: noi siamo ciò che siamo anche grazie al mondo che si muove e vive intorno a noi. Quello non si può proprio ignorare.
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