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Expo-Saloon

Creato il 20 settembre 2015 da Misterjamesford
La trama (con parole mie): la scorsa domenica, affidato il Fordino alle mani esperte della mitica suocera Ford, il Saloon si è trasferito per una giornata intensa che ha riportato i suoi occupanti indietro agli anni dei viaggi in coppia all'Expo, evento straordinario che, da milanese, ero quasi in dovere di osservare e vivere da vicino.
Il risultato, per quanto anarchico e decisamente pane e salame - come è giusto che sia per gente come noi -, è stato senza dubbio interessante, pronto ad entrare a far parte del novero di esperienze che è un bene si siano vissute direttamente sulla pelle.
La prima impressione che io e Julez abbiamo avuto, alle spalle un viaggio in treno di chiacchiere senza alcuna interruzione da parte del Fordino - scoperto il piacere della favella, ormai chi lo ferma più!? -, è stata la stessa avuta nel corso di una delle nostre plurime escursioni a Gardaland di qualche anno fa, quando la pioggia mise in fuga molti dei visitatori del parco permettendoci di godere delle attrazioni acquatiche e non più e più volte di seguito senza alcuna attesa: il diluvio universale, infatti, che ha avvolto Milano domenica scorsa ha trasformato le code per l'ingresso ad Expo 2015 che avevo visto - con un filo di sudore pronto a comparire sulla fronte - nelle foto online in una sorta di deserto - o quasi - dei tartari sferzato da un nubifragio che faceva temere acquitrini nelle scarpe e microclima tropicale sotto le cerate.
Eppure, più che scoraggiati eravamo elettrizzati.
Visitare l'esposizione universale con meno della metà della gente che ci saremmo aspettati di trovare era già un ottimo inizio, reso ancora migliore da un'abbondante dose di patatine fritte belga ingurditate a tempo di record prima della visita al padiglione fiammingo con tanto di sperimentazione dell'ottima birra locale Delirium Tremens, con la sua bottiglia decisamente inusuale per una doppio malto - bianca con etichetta blu ed animali in stile indiano capeggiati da un elefante rosa -: peccato - almeno dal punto di vista del "traffico umano" - che l'illusione del tempo poco clemente abbia finito per durare il tempo del giro nelle "Fiandre", e giusto attraversato il Decumano per approcciare il padiglione di Angola, con il sole che tornava a fare capolino tra le nuvole, e di fatto l'assalto delle folle all'Expo era ripreso a pieno regime.
Anche questo, però, non ha frenato gli entusiasmi: a prescindere dalle visite ai padiglioni - poche, considerato che il meglio era quasi sempre costituito dalle strutture esterne e che avendo solo una manciata di ore a disposizione spararsi quattro o cinque ore di coda per visitare le installazioni più gettonate come Giappone e Italia appariva da suicidi -, abbiamo deciso di goderci questo evento in modo assolutamente randomico ed improvvisato, passando dall'aperitivo in zona Vietnam - gamberi fritti ed involtini vietnamiti, sempre ottimi - al pranzo appena fuori un altro dei settori inaccessibili, quello della Thailandia - pollo al curry in due varianti -, scegliendo i settori con meno turisti pronti all'assedio - Sudan, Irlanda, Brunei, Samoa e via discorrendo -, scoprendo chicche come le sarte artigianali nella zona ungherese o Dracula ed i suoi colleghi cavalieri medievali - uno dei quali battagliava selvaggiamente con uno smartphone - nella zona dedicata alla Romania, buttando nel mezzo un'ottima birra scura allo stand Poretti ed un rapido dietro front al cospetto dell'infighettato ed intasato di francesi bar a tema Martini prima di giungere all'area russa - con tanto di assaggio dell'ottima vodka Beluga, delicatissima e consigliatissima, nonostante il prezzo - e concederci una parentesi splatter appena usciti dal padiglione USA - ma di questo terremo segreti i dettagli io, Julez e la mappa di Expo -.
Il tempo di sconvolgersi per le code assolutamente da fantascienza ai padiglioni di Giappone, Brasile, Nepal e Italia, assistere all'esplosione delle fontane di fronte all'Albero della vita - fortunatamente non quello di Malick - e giocare un pò con le particolarissime sedie rotanti fornite dalla Coca Cola, ed ecco una parentesi cinematografica scovata grazie alla signora Ford, che attratta da un piccolo settore coordinato dall'Unione Europea mi ha convinto ad assistere alla breve ma decisamente piacevole visione de La storia di Sylvia e Alex, corto animato che l'UE ha realizzato con l'intento di sensibilizzare al dialogo che dovrebbe intercorrere tra l'agricoltura e la ricerca scientifica.
E mentre la consapevolezza e la percezione di essere giunti al limite per la giornata, con la mancanza del Fordino a bussare ad ogni rimando ai suoi nuovi modi di dire e di porsi, cominciavano a farsi strada prepotentemente, ecco l'ultima chicca di questa esperienza esplodere di fronte ai nostri occhi: all'esterno del padiglione del Kazakistan, prossimo Paese organizzatore dell'Esposizione universale - ed un altro impossibile da visitare previa coda più che consistente -, un cantante carichissimo con una giacca viola visibile probabilmente già da Malpensa.
Non ho assolutamente idea di cosa si trovi all'interno della struttura, ma già da quell'esibizione, per me i kazaki escono vincitori a mani basse da questa manifestazione.
Una deviazione alla zona patatine belga per la seconda volta, ed il viaggio di ritorno ha assunto una connotazione molto più facile di quanto non potesse sembrare al momento di prendere la decisione di tornare a casa.
A prescindere dai significati politici, economici e sociali di un avvenimento di questa portata, per i Ford la visita all'Expo è stata principalmente una giornata in cui dimenticarsi di tutto tranne che della sensazione di viaggiare insieme, di sapere che c'è qualcuno, nel mondo, che a prescindere dal luogo e dal contesto, riesce a trovare un equilibrio tale con te che lo vivi grazie al quale è possibile superare confini e restare saldi ed al sicuro nel proprio mondo ad ogni latitudine.
MrFord

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