Utilizza i network peer to peer eDonkey e Kad, quest'ultimo basato su un'implementazione del protocollo di rete Kademlia. Ha tra i suoi punti di forza la semplicità e la pulizia dell'interfaccia grafica, la localizzazione in più di quaranta lingue, una vasta ed attiva comunità di utenti che mantengono vivo il progetto.
Download eMule
Nota: L'installer comprende tutte le lingue, i binari solo 5 (inglese, italiano, tedesco, francese, spagnolo).
Altre lingue possono essere scaricate da eMule su richiesta (seleziona la lingua dalle Opzioni di eMule).
I link eD2K della versione corrente...
Installer v0.50a Download: 4,630,282 | Tutte le versioni: 448,245,578
- Scarica -
(questa applicazione installa eMule tramite una procedura guidata e interattiva, contiene tutte le lingue e il file della guida in inglese)
Binari v0.50a Download: 307,033 | Tutte le versioni: 44,218,801
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(questo archivio contiene soltanto i file di cui hai bisogno per eseguire eMule e deve essere decompresso, comprende solo 5 lingue)
Codice Sorgente v0.50a Download: 191,075 | Tutte le versioni: 21,410,970
- Scarica -
(questo archivio contiene solo i file sorgenti di questa release e deve essere decompresso, leggi il file readme.txt per le istruzioni!)
Per una lista delle versioni precedenti, visita la pagina download di questo progetto su Sourceforge.net!
Modulo di accesso ai file parziali di eMule v0.5.1 per VideoLAN - VLC v1.0.5
Considerato che un file part di eMule generalmente non contiene un media stream completo, VLC deve scansionare l'intero file per trovare tutti i dati attualmente disponibili. Il processo di scansione dell'intero file potrebbe richiedere un tempo piuttosto lungo, a seconda dei dati attualmente disponibili e dalla dimensione del file.
Questo modulo di accesso esaminerà il file part.met di eMule del file .part corrispondente per determinare quali dati nel file sono attualmente disponibili. Con queste informazioni il modulo di accesso ha la capacità di creare un media stream virtuale senza nessuna interruzione e alimenterà questo media stream in VLC, cosicchè VLC non dovrà più scansionare l'intero file, perchè "vedrà" soltanto i dati attualmente disponibili nel file part.
Ulteriori informazioni sono disponibili nel Readme (incluso anche nel download) e nella documentazione.
Scarica Plugin
Scarica sorgenti Plugin
eMule Shell Extension v1.1.0
Tuttavia, dipende dalla configurazione del tuo Esplora risorse se sono in uso gli elementi menzionati dell'interfaccia grafica. Generalmente, le informazioni che possono essere visualizzate da Esplora risorse per i file .part sono:
Info Esplora risorse / Info eMule
Titolo / Titolo del file
Durata / Durata di un file audio/video
Velocità in bit / Velocità in bit media di un file audio/video
Artista / Artista (ricavato dalle informazioni MP3-ID3)
Album / Album (ricavato dalle informazioni MP3-ID3)
Le informazioni sono mostrate per i file .part.met e per i file .part che hanno un corrispondente file .part.met situato nella stessa cartella.
Scarica eMule Shell Extension
Scarica sorgenti eMule Shell Extension
Componente aggiuntivo per la ricerca nel Browser Web Firefox
Download Search Add-On for Firefox
Link Creator
Link Creator è un utile strumento per generare link eD2K in vari formati. E' utile in particolare per creare link con sorgenti HTTP.
Nota per i webmaster: leggere questo articolo per comprendere come i link HTTP possono aiutare enormemente la diffusione di file popolari.
Scarica Link Creator
Scarica sorgenti Link Creator
MuleMRTG
MRTG - Multi Router Traffic Grapher è uno strumento che mostra le informazioni sul traffico della rete mediante grafici in documenti HTML.
La serie Windows NT (NT, 2000, XP, 2003) è capace di registrare e mostrare le informazioni sulle prestazioni tramite la console delle performance integrata. eMule (v.42.1+) è anche capace di registrare i dati delle prestazioni nello stesso formato della console delle performance.
Per favore leggi prima queste informazioni sull'installazione!
Poi scarica l'installer di MRTG per eMule.
Media Info
Media Info è un progetto realizzato per mostrare informazioni extra sui file multimediali e fornisce anche il file MediaInfo.dll che può essere copiato nella cartella di installazione di eMule per mostrare informazioni aggiuntive sui file multimediali nella finestra Informazioni sul File. Verrà sempre verificato se l'estensione del file esaminato corrisponde all'intestazione (header). Dal seguente link è possibile scaricare entrambe le versioni, per sistemi x86 a 32 bit e quella per sistemi x64 a 64 bit.
Scarica MediaInfo.dll
Toolbar
Dalla versione di eMule 0.42 è possibile personalizzare la toolbar (la barra dei pulsanti in cima a eMule). I pulsanti possono essere rimossi, riordinati e anche scambiati!
Una vasta raccolta di queste nuove toolbar è disponibile al seguente sito web: http://www.kademliaskins.net/
- I dati sono rappresentati in formato specifico, per cui si è vincolati all’applicazione stessa per recuperarli; incrementale:
- Backup completo - Consente il salvataggio indistinto di qualsiasi file indicato, senza alcuna relazione con backup precedenti; paga: per recuperare un file all’interno di un set incrementale bisognerà recuperare prima il file conservato nell’ultimo backup completo e poi, via via, tutti le copie incrementali, fino ad arrivare al set che contiene la versione richiesta. Il che, ancora intuitivamente, porta l’evidente svantaggio di richiedere tempi di restore lunghi e uno swapping di supporti che in alcuni casi si può rivelare notevole. Diventa quindi necessario implementare una policy di backup che alterni registrazioni complete e incrementali basandosi su fattori contingenti, quali l’importanza data a un restore veloce, per esempio in sistemi pubblici con livelli di servizio cogenti, oppure le limitazioni dovute alla scarsa capacità dei supporti o al loro numero carente, oppure alla frequenza di rilascio dei dati e il conseguente riutilizzo dei supporti stessi o, ancora, alla frequenza con la quale vengono modificati i file da salvare. E’ un’alchimia, più che un’equazione, e il backup è un’arte minore, più che una scienza. Oltretutto, sistemi sofisticati richiedono un database in cui possa venire registrata la corrispondenza fra set di backup, file registrati e supporti sui quali viene salvato il tutto. Il che espone il rischi di trovarsi con un insieme di dati non coerenti nel momento in cui quest’unico database risulti corrotto. Certo, programmi come Afbackup provvedono a spedire un’email dopo ogni backup, allegando un set minimo di informazioni da utilizzare per il recupero dei dati, proprio nel caso in cui venisse a mancare il database di collegamento, ma il rischio permane in soluzioni meno evolute. Che fare, allora? Se non si hanno grandi quantità di dati da backuppare e questi possono essere tenuti giusto per poco tempo, due settimane o un mese, giusto per avere qualche set di emergenza per un pronto ripristino di un server, quindi non per un’archiviazione di lungo termine ma per un disaster recovery, è possibile affidarsi a qualche vecchia conoscenza del mondo Unix, ovvero all’accoppiata TAR/FTP, il tutto condito da poche righe di shell scripting.
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- I dati sono rappresentati in formato specifico, per cui si è vincolati all’applicazione stessa per recuperarli; incrementale:
- Backup completo - Consente il salvataggio indistinto di qualsiasi file indicato, senza alcuna relazione con backup precedenti; paga: per recuperare un file all’interno di un set incrementale bisognerà recuperare prima il file conservato nell’ultimo backup completo e poi, via via, tutti le copie incrementali, fino ad arrivare al set che contiene la versione richiesta. Il che, ancora intuitivamente, porta l’evidente svantaggio di richiedere tempi di restore lunghi e uno swapping di supporti che in alcuni casi si può rivelare notevole. Diventa quindi necessario implementare una policy di backup che alterni registrazioni complete e incrementali basandosi su fattori contingenti, quali l’importanza data a un restore veloce, per esempio in sistemi pubblici con livelli di servizio cogenti, oppure le limitazioni dovute alla scarsa capacità dei supporti o al loro numero carente, oppure alla frequenza di rilascio dei dati e il conseguente riutilizzo dei supporti stessi o, ancora, alla frequenza con la quale vengono modificati i file da salvare. E’ un’alchimia, più che un’equazione, e il backup è un’arte minore, più che una scienza. Oltretutto, sistemi sofisticati richiedono un database in cui possa venire registrata la corrispondenza fra set di backup, file registrati e supporti sui quali viene salvato il tutto. Il che espone il rischi di trovarsi con un insieme di dati non coerenti nel momento in cui quest’unico database risulti corrotto. Certo, programmi come Afbackup provvedono a spedire un’email dopo ogni backup, allegando un set minimo di informazioni da utilizzare per il recupero dei dati, proprio nel caso in cui venisse a mancare il database di collegamento, ma il rischio permane in soluzioni meno evolute. Che fare, allora? Se non si hanno grandi quantità di dati da backuppare e questi possono essere tenuti giusto per poco tempo, due settimane o un mese, giusto per avere qualche set di emergenza per un pronto ripristino di un server, quindi non per un’archiviazione di lungo termine ma per un disaster recovery, è possibile affidarsi a qualche vecchia conoscenza del mondo Unix, ovvero all’accoppiata TAR/FTP, il tutto condito da poche righe di shell scripting.
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- I dati sono rappresentati in formato specifico, per cui si è vincolati all’applicazione stessa per recuperarli; incrementale:
- Backup completo - Consente il salvataggio indistinto di qualsiasi file indicato, senza alcuna relazione con backup precedenti; paga: per recuperare un file all’interno di un set incrementale bisognerà recuperare prima il file conservato nell’ultimo backup completo e poi, via via, tutti le copie incrementali, fino ad arrivare al set che contiene la versione richiesta. Il che, ancora intuitivamente, porta l’evidente svantaggio di richiedere tempi di restore lunghi e uno swapping di supporti che in alcuni casi si può rivelare notevole. Diventa quindi necessario implementare una policy di backup che alterni registrazioni complete e incrementali basandosi su fattori contingenti, quali l’importanza data a un restore veloce, per esempio in sistemi pubblici con livelli di servizio cogenti, oppure le limitazioni dovute alla scarsa capacità dei supporti o al loro numero carente, oppure alla frequenza di rilascio dei dati e il conseguente riutilizzo dei supporti stessi o, ancora, alla frequenza con la quale vengono modificati i file da salvare. E’ un’alchimia, più che un’equazione, e il backup è un’arte minore, più che una scienza. Oltretutto, sistemi sofisticati richiedono un database in cui possa venire registrata la corrispondenza fra set di backup, file registrati e supporti sui quali viene salvato il tutto. Il che espone il rischi di trovarsi con un insieme di dati non coerenti nel momento in cui quest’unico database risulti corrotto. Certo, programmi come Afbackup provvedono a spedire un’email dopo ogni backup, allegando un set minimo di informazioni da utilizzare per il recupero dei dati, proprio nel caso in cui venisse a mancare il database di collegamento, ma il rischio permane in soluzioni meno evolute. Che fare, allora? Se non si hanno grandi quantità di dati da backuppare e questi possono essere tenuti giusto per poco tempo, due settimane o un mese, giusto per avere qualche set di emergenza per un pronto ripristino di un server, quindi non per un’archiviazione di lungo termine ma per un disaster recovery, è possibile affidarsi a qualche vecchia conoscenza del mondo Unix, ovvero all’accoppiata TAR/FTP, il tutto condito da poche righe di shell scripting.
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- Backup completo - Consente il salvataggio indistinto di qualsiasi file indicato, senza alcuna relazione con backup precedenti; paga: per recuperare un file all’interno di un set incrementale bisognerà recuperare prima il file conservato nell’ultimo backup completo e poi, via via, tutti le copie incrementali, fino ad arrivare al set che contiene la versione richiesta. Il che, ancora intuitivamente, porta l’evidente svantaggio di richiedere tempi di restore lunghi e uno swapping di supporti che in alcuni casi si può rivelare notevole. Diventa quindi necessario implementare una policy di backup che alterni registrazioni complete e incrementali basandosi su fattori contingenti, quali l’importanza data a un restore veloce, per esempio in sistemi pubblici con livelli di servizio cogenti, oppure le limitazioni dovute alla scarsa capacità dei supporti o al loro numero carente, oppure alla frequenza di rilascio dei dati e il conseguente riutilizzo dei supporti stessi o, ancora, alla frequenza con la quale vengono modificati i file da salvare. E’ un’alchimia, più che un’equazione, e il backup è un’arte minore, più che una scienza. Oltretutto, sistemi sofisticati richiedono un database in cui possa venire registrata la corrispondenza fra set di backup, file registrati e supporti sui quali viene salvato il tutto. Il che espone il rischi di trovarsi con un insieme di dati non coerenti nel momento in cui quest’unico database risulti corrotto. Certo, programmi come Afbackup provvedono a spedire un’email dopo ogni backup, allegando un set minimo di informazioni da utilizzare per il recupero dei dati, proprio nel caso in cui venisse a mancare il database di collegamento, ma il rischio permane in soluzioni meno evolute. Che fare, allora? Se non si hanno grandi quantità di dati da backuppare e questi possono essere tenuti giusto per poco tempo, due settimane o un mese, giusto per avere qualche set di emergenza per un pronto ripristino di un server, quindi non per un’archiviazione di lungo termine ma per un disaster recovery, è possibile affidarsi a qualche vecchia conoscenza del mondo Unix, ovvero all’accoppiata TAR/FTP, il tutto condito da poche righe di shell scripting.
- I dati sono rappresentati in formato specifico, per cui si è vincolati all’applicazione stessa per recuperarli; incrementale:
- Backup completo - Consente il salvataggio indistinto di qualsiasi file indicato, senza alcuna relazione con backup precedenti; paga: per recuperare un file all’interno di un set incrementale bisognerà recuperare prima il file conservato nell’ultimo backup completo e poi, via via, tutti le copie incrementali, fino ad arrivare al set che contiene la versione richiesta. Il che, ancora intuitivamente, porta l’evidente svantaggio di richiedere tempi di restore lunghi e uno swapping di supporti che in alcuni casi si può rivelare notevole. Diventa quindi necessario implementare una policy di backup che alterni registrazioni complete e incrementali basandosi su fattori contingenti, quali l’importanza data a un restore veloce, per esempio in sistemi pubblici con livelli di servizio cogenti, oppure le limitazioni dovute alla scarsa capacità dei supporti o al loro numero carente, oppure alla frequenza di rilascio dei dati e il conseguente riutilizzo dei supporti stessi o, ancora, alla frequenza con la quale vengono modificati i file da salvare. E’ un’alchimia, più che un’equazione, e il backup è un’arte minore, più che una scienza. Oltretutto, sistemi sofisticati richiedono un database in cui possa venire registrata la corrispondenza fra set di backup, file registrati e supporti sui quali viene salvato il tutto. Il che espone il rischi di trovarsi con un insieme di dati non coerenti nel momento in cui quest’unico database risulti corrotto. Certo, programmi come Afbackup provvedono a spedire un’email dopo ogni backup, allegando un set minimo di informazioni da utilizzare per il recupero dei dati, proprio nel caso in cui venisse a mancare il database di collegamento, ma il rischio permane in soluzioni meno evolute. Che fare, allora? Se non si hanno grandi quantità di dati da backuppare e questi possono essere tenuti giusto per poco tempo, due settimane o un mese, giusto per avere qualche set di emergenza per un pronto ripristino di un server, quindi non per un’archiviazione di lungo termine ma per un disaster recovery, è possibile affidarsi a qualche vecchia conoscenza del mondo Unix, ovvero all’accoppiata TAR/FTP, il tutto condito da poche righe di shell scripting.
- I dati sono rappresentati in formato specifico, per cui si è vincolati all’applicazione stessa per recuperarli; incrementale:
- Backup completo - Consente il salvataggio indistinto di qualsiasi file indicato, senza alcuna relazione con backup precedenti; paga: per recuperare un file all’interno di un set incrementale bisognerà recuperare prima il file conservato nell’ultimo backup completo e poi, via via, tutti le copie incrementali, fino ad arrivare al set che contiene la versione richiesta. Il che, ancora intuitivamente, porta l’evidente svantaggio di richiedere tempi di restore lunghi e uno swapping di supporti che in alcuni casi si può rivelare notevole. Diventa quindi necessario implementare una policy di backup che alterni registrazioni complete e incrementali basandosi su fattori contingenti, quali l’importanza data a un restore veloce, per esempio in sistemi pubblici con livelli di servizio cogenti, oppure le limitazioni dovute alla scarsa capacità dei supporti o al loro numero carente, oppure alla frequenza di rilascio dei dati e il conseguente riutilizzo dei supporti stessi o, ancora, alla frequenza con la quale vengono modificati i file da salvare. E’ un’alchimia, più che un’equazione, e il backup è un’arte minore, più che una scienza. Oltretutto, sistemi sofisticati richiedono un database in cui possa venire registrata la corrispondenza fra set di backup, file registrati e supporti sui quali viene salvato il tutto. Il che espone il rischi di trovarsi con un insieme di dati non coerenti nel momento in cui quest’unico database risulti corrotto. Certo, programmi come Afbackup provvedono a spedire un’email dopo ogni backup, allegando un set minimo di informazioni da utilizzare per il recupero dei dati, proprio nel caso in cui venisse a mancare il database di collegamento, ma il rischio permane in soluzioni meno evolute. Che fare, allora? Se non si hanno grandi quantità di dati da backuppare e questi possono essere tenuti giusto per poco tempo, due settimane o un mese, giusto per avere qualche set di emergenza per un pronto ripristino di un server, quindi non per un’archiviazione di lungo termine ma per un disaster recovery, è possibile affidarsi a qualche vecchia conoscenza del mondo Unix, ovvero all’accoppiata TAR/FTP, il tutto condito da poche righe di shell scripting.